finto-poetico
agg. (iron.) Che pretende di esibire le caratteristiche tipiche della poesia.
• Paolo Hendel, si cambia. Il comico toscano si prefigge di farla finita con l’attualità politica, e nel nuovo show «Il tempo delle susine verdi» si mette in testa di parlare nientemeno che d’amore. Lo fa accompagnato per la prima volta da una band, in una disamina finto-poetica che va da Neruda a Platone, tra parodie di Carmelo Bene, stornelli popolarie battute grevi alla toscana. (Simona Spaventa, Repubblica, 20 marzo 2009, Milano, p. XV) • Nella scrittura, la cosa più importante è il suono. Ma bisogna fare attenzione a non anticiparlo. Voglio dire: lo scrittore non deve essere lui a stabilirlo (per esempio: il tono finto-poetico, troppo cantato e in realtà kitsch, di alcuni pennivendoli di successo). Il suono della pagina deve venire da quello stesso buio nel quale lo scrittore avanza. E rivelarsi discretamente, con sicurezza e progressiva gioia. (Giorgio Montefoschi, Corriere della sera, 28 marzo 2011, p. 37, Cultura) • Così, dopo due pagine su [Michele] Emiliano, le cozze e le ostriche, trovi un Gianrico [Carofiglio] pensoso che racconta la sua «città controcorrente verso il futuro», una sequenza di banalità finto-poetiche come la crescita culturale di Bari dimostrata dal fatto che «per strada tanti proprietari di cani raccolgono le cacche con la paletta». (Antonio Cantoro, Libero, 18 marzo 2012, p. 6, Primo Piano).
- Composto dagli agg. finto e poetico.
- Già attestato nella Repubblica del 31 marzo 1988, p. 34, Spettacoli (Tullio Kezich), nella variante grafica finto poetico.