FINI, Fino (Fino Adriano Fini, Fino Adriani)
Nacque quasi sicuramente ad Ariano, terra del Polesine di Rovigo (allora facente parte dello Stato estense) il 4 ott. 1431, da Domenico e da Nea, di cui non si conosce il casato. Fu battezzato nella chiesa di S. Maria del Vado, a Ferrara, città dove visse quasi sempre.
Ebbe per precettore Filippo Tifernate e in seguito apprese il greco e il latino presso Guarino Veronese.
Sicuramente il F. frequentò lo Studio ferrarese, che proprio in quegli anni aveva ricevuto nuovo vigore dalla presenza, oltre che del Guarino, di T. Gaza. Egli vi studiò filosofia, teologia e dogmatica, ma non è possibile sapere se abbia conseguito anche il relativo diploma.
Le uniche opere rimaste di questi anni sono contenute nel ms. cl. I, n. 240 della Biblioteca comunale Ariostea di Ferrara. Si tratta di quattordici epistole, tre orazioni nuziali, quattro orazioni di carattere civile e due pronunciate nello Studio ferrarese come prolusione alle lezioni di due insegnanti suoi amici. I testi, non tutti datati, coprono gli anni 1450-1456.
Intorno al 1450 il F. entrò a far parte dell'amministrazione marchionale in qualità di notaio. Passò poi, nel 1458, all'ufficio della Computisteria ducale, dove svolse ininterrottamente per sessant'anni la mansione di maestro dei conti. Di questa sua attività è rimasto un documento di comparazione fra i diversi valori monetari in uso allora nello Stato estense, le Dichiarationi delle monede vechie fatte da s. Fin d'Ariano, così intitolate dal Copista, lo storico ferrarese A. Sardi (Collez. Antonelli, ms. 232, cc. 95 ss.).
Il 23 nov. 1457 sposò Ludovica di Gaspare Tossici, dalla quale ebbe otto figli.
Orientalista e conoscitore della lingua ebraica, il F. cominciò a concepire e a scrivere nel 1503 un ponderoso trattato di apologetica cristiana, la sola che diede alle stampe e per cui è noto: In Iudaeos flagellum ex Sacris Scripturis excerptum.
La consolidata posizione degli ebrei a Ferrara e la lettura di due testi di carattere antigiudaico (la Victoria contra Iudaeos di P. Bruto, pubblicata a Vicenza nel 1489, e il Volumen quaestionum quinque contra Iudacos de Christo reparatore generis humani di Giacomo Perez da Valenza, operetta posta in fine alla sua esposizione dei Salmi) convinsero il F. ad approfondire la posizione teologica degli ebrei, mettendola a confronto con le Sacre Scritture.
Il trattato del F. è naturalmente incentrato sulla figura del messia, non venturo come credono gli ebrei ma già incarnatosi in Gesù Cristo. Così, nel primo dei nove libri in cui si articola il trattato egli si impegna a dimostrare, con molte citazioni tratte dall'Antico Testamento, come Dio abbia indicato più volte, mediante profezie e figure, le modalità dell'incarnazione del messia. Nei libri II-VI tratta delle cinque principali problematiche teologiche che dividono cristianesimo ed ebraismo (concepimento verginale di Gesù; sua natura umana e divina; necessità di un compimento della legge mosaica e sua realizzazione in Cristo; effettiva venuta del messia promesso; reale messianicità della persona di Gesù Cristo), adducendo numerosi passi biblici e qualche attestazione patristica a sostegno delle sue tesi. Nel VII libro dimostra che tutte le cose predette dagli antichi profeti potevano adempiersi solo in Gesù e non in altri pretesi messia. L'VIII libro è dedicato al problema trinitario e al culto delle immagini e si chiude con una difesa del sacramento dell'eucarestia. Infine il IX libro, il più violento e accusatorio, tratta delle insidie e delle frodi tramate contro i cristiani dai giudei, accusati di trasgredire la stessa legge di Mosè e di praticare l'usura.
Concluso il trattato, il F. non poté procedere alla revisione del testo: la morte lo colse a Ferrara il 4 genn. 1519 e il suo corpo fu sepolto nella chiesa di S. Maria del Vado.
In seguito il figlio Daniele si preoccupò di far rivedere il manoscritto da alcuni valenti studiosi, fra i quali lo storico G. Sardi, affinché riscontrassero l'esattezza delle citazioni con i testi da cui il F. aveva attinto. L'opera fu quindi pubblicata a Venezia "P. de Sabio, sumptibus F. Turresani") nel 1538, con una dedica di Daniele al duca di Ferrara Ercole II e con premessi alcuni elogi del libro, fra cui quelli di C. Calcagnini e del vescovo G. Gillini. Ulteriori edizioni furono stampate a Venezia nel 1569 e a Ferrara nel 1573 e il testo continuò ad essere letto, se il monaco celestino Gerolamo Spirito (morto a Firenze nel 1662) poté pubblicare nel sec. XVII delle Osservazioni sul libro di A. Fini in volgare.
Il figlio Daniele, nato a Ferrara il 18 nov. 1460 e morto verosimilmente entro il quinto decennio del Cinquecento, fu computista primario e cancelliere dell'università di Ferrara. Attinse una certa notorietà dalla geometria, dalla filosofia (come autore dei Problemata, sessantasei quesiti di fisica posti al filosofo mantovano Girolamo Cantalupi e pubblicati nel 1536 in un'opera di quest'ultimo) e soprattutto dalla poesia (Ferrara, Bibl. comunale Ariostea, Mss. cl. I, 137).
Fonti e Bibl.: Ferrara, Bibl. comunale Ariostea, Mss. cl. I, 148 (contiene l'autografo del Flagellum contra Iudaeos); ibid. cl. I, 240 (con le altre opere ined. del F.); ibid. cl. I, 52, pp. 5, 403 s.; ibid. cl. I, 182, ad vocem; Coll. Antonelli, 232, pp. 95 ss.; 357, cc. 10v, 45v; A. Superbi, Apparato de gli huomini illustri della città di Ferrara, Ferrara 1620, p. 10; M.A. Guarini, Compendio historico ... delle chiese, e luoghi pii della città, e diocesi di Ferrara, Ferrara 1621, p. 312; R. Bellarmino, De scriptoribus ecclesiasticis, Coloniae Agrippinae 1657, p. 301; A. Libanori, Ferrara d'oro imbrunito, Ferrara 1674, pp. 1 s., 94 s.; P. Mandosio, Bibliotheca Romana seu Romanorum scriptorum centuriae, II, Romae 1692, p. 244; H. Wharton, Appendix ad historiam literariam clarissimi viri Guilielmi Cave..., Genevae 1693, p. 133; J.C. Wolf, Bibliotheca Hebraea, II, Hamburgi 1721, pp. 1025, 1128-31; IV, ibid. 1733, p. 546; P. Colomiés, Italia et Hispania orientalis, Hamburgi 1730, p. 8; F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, pp. 354 ss.; G. Barotti, Memorie istor. di letterati ferraresi, I, Ferrara 1792, pp. 133-141, A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, IV, Ferrara 1796, pp. 262 ss.; L. Ughi, Diz. stor. degli uomini illustri ferraresi, I, Ferrara 1804, pp. 221 s.; C. De' Rosmini, Vita e disciplina di Guarino e de' suoi discepoli, III, Brescia 1806, p. 139; J.A. Fabricius, Bibliotheca Latina mediae et infimae aetatis, III, Florentiae 1858, p. 573; G. Cavallini, Monumenti storici... di S. Maria del Vado in Ferrara, Ferrara 1878, pp. 296, 327 s.; G. Antonelli, Indice dei manoscritti della Civica Biblioteca di Ferrara, Ferrara 1884, pp. 85, 137-42; F. Pasini-Frassoni, Diz. storico-araldico dell'antico Ducato di Ferrara, Roma 194, pp. 199 s.; M. Marzola, Per la storia della Chiesa ferrarese nel secolo XVI, Torino 1976, pp. 460, 471 s.; S. Pasquazi, La poesia in latino, in Storia di Ferrara, a cura di W. Moretti, VII, Ferrara 1994, pp. 112 s. (per Daniele: pp. 113-121).