FINEO (Φινεύς, Phineus)
2°. - Mitico re di Salmidesso in Tracia.
Avrebbe sposato dapprima, secondo una tradizione, una Cleopatra, figlia di Borea ed Orizia; però nella kỳlix di Würzburg una donna raffigurata accanto a F. è detta ΕΡΙΧΘΩ e poiché è nota una Χϑονία figlia di Borea e Orizia (Schol. Apoll. Rhod., i, 211 b), è probabile che una versione conoscesse una Erichthonia come sua sposa. Le tradizioni riguardo al mito di F. sono molto varie e complesse, come si può vedere anche dalle diverse raffigurazioni. È un'antica figura di indovino cieco, e la sua cecità è attribuita a cause diverse; le principali versioni sono che gli dèi lo avevano accecato per avere egli rivelato il futuro agli uomini, oppure che fu punito con la cecità dai Boreadi per aver permesso che la sua seconda moglie Idaia o Eidothea accecasse i figli di primo letto. Ricollegato inoltre al mito degli Argonauti F. è rappresentato perseguitato dalle Arpie che andavano a disturbano durante i pasti asportandogli tutto dalla tavola e sporcandola. Gli Argonauti al loro passaggio in Tracia furono ospitati da F. e sono proprio invece i Boreadi che inseguirono e vinsero le Arpie. Questa scena era raffigurata già sul Trono di Amicle e nell'Arca di Cipselo (Paus., iii, 18, 15; V, 17, 11); una simile rappresentazione figurata Eschilo immagina nelle Eumenidi (50 s.). Un epigramma dell'Anth. Pal. (iii, 4) ricorda una raffigurazione in rilievo connessa con F. su uno dei pilastri del tempio di Apollo in Cizico.
Il mito di F. con diverse versioni è rappresentato, anche se non frequentemente, nella pittura vascolare. Il vaso più famoso è la kỳlix calcidese a Würzburg dove F. è rappresentato banchettante. Su un'anfora da Nola a figure rosse al British Museum (E 291) F., solo, invoca gli dèi; su un'altra anfora da Camiro, British Museum E 302, le due Arpie corrono portando gli avanzi del cibo, mentre F. è ancora seduto dinanzi alla tavola. Altre raffigurazioni si trovano su un'anfora nolana a Copenaghen; su un cratere a colonnette da Altamura, ora al Louvre (G. 364) e su un'hydria attica a figure rosse di una collezione privata ad Atene.
Monumenti considerati. - Kỳlix calcidese: E. Langlotz, Griechische Vasen (Martin v. Wagner, Museum d. Universität Würzburg), Monaco 1932, p. 23 ss., n. 164. Anfora al British Museum: C. V. A., Brit. Mus., tav. 48 e 54 = J. D. Beazley, Red-fig., pp. 441 e 443. Anfora a Copenaghen: id., op. cit., p. 329. Cratere da Altamura: id., op. cit., p. 374. Hydrìa: J. D. Beazley, op. cit., p. 400.
Bibl.: V. Berard, in Dict. Ant., s. v. Harpyies; Jessen, in Roscher, III, 2, cc. 2354-75, s. v. Phineus; K. Ziegler, in Pauly-Wissowa, XX, 1950, cc. 215 ss., s. v. Phineus.