finanziarizzazione
Ruolo dinamico della finanza e sua incidenza sull’economia reale.
La crescita del ruolo della f. è strettamente collegata al processo di innovazione finanziaria avvenuto a partire dagli anni 1980. Tale processo, sospinto dalla deregolamentazione (➔) e tradottosi nella creazione e nella diffusione in un mondo sempre più globalizzato di strumenti finanziari oltremodo strutturati e complessi, se in un primo momento può avere favorito lo sviluppo dell’economia, ha poi incoraggiato anche comportamenti incauti, gestioni prive di sani criteri prudenziali e speculazioni spregiudicate; ciò a danno della stabilità dell’intero settore finanziario e, per effetto contagio, di tutto il sistema economico. Nello specifico, l’eccessiva f. del sistema, determinata dal ruolo preminente assunto nel sistema economico dagli intermediari e dagli strumenti finanziari, è ritenuta da molti studiosi una della concause (o addirittura il fattore scatenante) della crisi economica globale del 2007-08 (➔ subprime, crisi dei mutui).
Il livello di f. dell’economia viene misurato con indici che rapportano il volume della ricchezza finanziaria − insieme di attività finanziarie (metalli preziosi, obbligazioni, azioni, depositi e prestiti, fondi comuni di investimento, riserve tecniche di assicurazione, derivati ecc.) negoziate sul mercato − a grandezze economiche (flussi o stock) in grado di sintetizzare l’andamento dell’intero sistema economico (come, per es., il PIL o la ricchezza nazionale). In tutti i Paesi maggiormente sviluppati, tali indici hanno registrato negli ultimi 15 anni una crescita notevole, riflettendo la fortissima espansione del volume delle attività finanziarie. Per es., in Italia il rapporto tra lo stock complessivo delle attività finanziare esistenti sul mercato e il PIL è cresciuto da una base inferiore al 5% nel 1995, al 7% nel 2000, a oltre l’8% nel 2007 (dati Banca d’Italia). Sempre nel 2007, i livelli di tale rapporto per Germania, Francia e Gran Bretagna erano rispettivamente di quasi il 10%, oltre il 13%, oltre il 18%; Gran Bretagna e Paesi Bassi (quota pari a oltre il 20%) risultavano essere i Paesi europei più finanziarizzati in base a questo indicatore. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, è significativo considerare l’evoluzione nel tempo della quota del PIL imputabile al settore finanziario (grafico 1). Essa rivela una crescita vertiginosa a partire dal secondo dopoguerra. Ovviamente, il grado di f. ha subito una flessione, meno marcata di quanto ci si poteva attendere, in seguito alla crisi economica del 2007-08.