FINALE Ligure (A. T., 24-25-26)
Comune della provincia di Savona, con sede nella borgata Marina, il cui territorio (34,42 kmq.) è costituito da quelli dei soppressi comuni di Finalborgo, Finale Marina e Finale Pia, che avevano rispettivamente come capoluogo le tre borgate omonime. La prima di esse, Borgo (1903 abitanti nel 1901, 2186 nel 1921), situata in pittoresca posizione, a 10 m. s. m., a circa 1 km. e ½ dal mare, alla confluenza dei torrenti Pora e Aquila, cinta di mura e con vie strette, conserva l'aspetto medievale; Marina (2469 ab. nel 1901, 3294 nel 1921) è una ridente stazione climatica e balneare: si adagia lungo la spiaggia nell'insenatura chiusa a SO. dal pittoresco Capo di Caprazoppa, ed è animata anche da alcune industrie (costruzione di veicoli ferroviarî); il paesetto di Pia (671 abitanti nel 1901, 504 nel 1921) è posto circa 1 km. a NE. di Marina ed è anch'esso stazione balneare e climatica. Nel comune di Finale Ligure, che conta complessivamente (1931) una popolazione di 10.238 ab. (9037 nel 1921), sono notevoli anche il paesetto di Varigotti (266 ab. nel 1921), che allinea le sue case lungo una marina dominata dal pittoresco Capo omonimo, e nell'interno i centri di Gorra (406 ab.), a 201 m. s. m., e di Perti (383 ab.), a 150 m. s. m.
Il territorio comunale, montuoso e collinoso, dove l'altezza non lo impedisce, è coltivato a vite, olivo, agrumi, alberi da frutta (sono rinomate le mele carle di Finale). Gli addetti alle industrie sono (cens. 1927) 1330 (640 a quelle meccaniche). Presso il Capo di Caprazoppa l'azione del vento e del mare ha accumulato caratteristiche dune silicee (arene candide), la cui arena è utilizzata nelle vetrerie; e nelle vicinanze del medesimo promontorio alcune cave forniscono una speciale pietra da costruzione (pietra di Finale), largamente usata nell'architettura ligure e prediletta da Galeazzo Alessi. Il territorio di Finale è ancora noto per l'esistenza, nei dintorni di Marina, di una serie di grotte, studiate principalmente da A. Issel e che fornirono preziosi elementi alla conoscenza della preistoria ligure. A Finale Marina si distacca dalla strada che corre lungo la riviera una strada che passando per Finalborgo mette in comunicazione il Finalese con l'alta valle del Tanaro (Piemonte), attraverso il Colle di Melogno.
La regione che fa centro intorno al comune di Finale Ligure, detta Finale o Finalese, corrisponde alla zona detta in epoca romana ad fines, perché confinante con i territorî dei Sabazî e degli Ingauni. Nel Medioevo il Finalese costituì una marca indipendente, che ebbe importanza notevole nella storia della Liguria (v. sotto) e anche ora che di questo passato storico non vi è più traccia, il nome, rimasto sempre vivo nell'uso, ne perpetua il ricordo, conservando a questa regione una sua individualità.
Monumenti. - A Finalborgo, la chiesa di S. Biagio, già esistente nel 1261, e di cui sussiste l'antico campanile romanico, manomessa nel sec. XV e ricostruita nel XVII, fu riccamente adornata dai Del Carretto, con altari, con un pulpito dello Schiaffino, con fastosi sepolcri. Vi si raccolsero anche le spoglie del convento dei domenicani (Trittico della Madonna delle Grazie e Martirio di S. Caterina, donati circa il 1520 dal card. Domenico Del Carretto, ecc.) trasformato in reclusorio. A Final Pia, è notevole la chiesa di S. Maria (già esistente nel 1302), ceduta nel 1477 agli olivetani, che parzialmente la rinnovarono costruendovi il monastero e il chiostro (fu consacrata nel 1533); poi rifatta (1725-28) su disegno dell'architetto Fontanetta. Sussiste ancora il primitivo campanile romanico; nella chiesa si conservano alcune terrecotte robbiane e gli stalli del coro (sec. XVI). I bellissimi corali, scritti da fra Adeodato da Monza e miniati da B. Neroni detto il Riccio, senese (sec. XVI), sono depositati nella Biblioteca civica di Genova. Nei dintorni, Castel Gavone, fortilizio dei Del Carretto, e N. S. di Loreto, unico esempio in Liguria di architettura bramantesca.
Il marchesato di Finale.
Per le cessioni fatte al comune di Savona negli anni 1190-1193, i feudi della famiglia Del Carretto si restrinsero al territorio compreso tra le Alpi e il mare, tra Capo Noli e la borgata di Pietra Ligure: per oltre due secoli, tuttavia, i Del Carretto continuarono a intitolarsi marchesi di Savona e di Finale, finché nel 1451 Giovanni I prese il titolo di marchese di Finale.
Capitale del marchesato era considerato il Burgum Finarii (l'attuale Finalborgo) fondato da Enrico II Del Carretto e ricordato la prima volta in un documento del 1213. La residenza marchionale era, però, a Castel Gavone che sorgeva sul dorso del monte Bechignolo a un miglio a nord-ovest. Quasi contemporaneamente al Burgum Finarii dovettero sorgere abitazioni in riva al mare, tanto che si trova menzionata una località Ripa maris, Ripa Finarii in documenti del 1258, 1268, 1348, ecc. Nel 1286 i Genovesi edificarono alla Marina di Finale due magazzini per il sale, e verso la metà del sec. XIV innalzarono Castelfranco per tenere a freno i Del Carretto. I marchesi Giacomo (1239-1265) e Antonio (1265-1311) Del Carretto proibirono l'erezione di case in riva al mare, ma Lazzarino I nel 1290, allo scopo di attirare abitanti nel suo feudo, abrogò tali disposizioni e concesse immunità per 10 anni.
Il marchesato era una spina piantata nel cuore della Repubblica genovese, di cui divideva il territorio e interrompeva le comunicazioni terrestri. Mentre Genova si sforzava, mediante le convenzioni del 1292 e del 1340 e la sentenza arbitrale di Antoniotto I Adorno (v.) del 21 marzo 1385, di costringere i Del Carretto a riconoscere il suo alto dominio, i marchesi, fondandosi sulle investiture di Federico Barbarossa (1162), di Federico II (1226), di Carlo IV (1355) protestavano di riconoscere unico sovrano l'imperatore. In virtù della sentenza arbitrale di Antoniotto I Adorno, la repubblica di Genova, con atto 20 aprile 1385, investiva Lazzarino I e Carlo Del Carretto della metà del Finale, eccetto Castelfranco. Nel 1447-48, tra Galeotto Del Carretto e la Repubblica scoppiò una guerra, durante la quale Finalborgo fu incendiata dai Genovesi, e che terminò con la vittoria di Genova. Giovanni I, succeduto al fratello Galeotto, riconobbe nel 1451 la sovranità della Repubblica sulla terza parte del marchesato, e le giurò fedeltà. Il successore Alfonso I rifiutò invece di riconoscere la sovranità di Genova e nel 1496 ottenne l'investitura di tutto il marchesato da Massimiliano I. Anche i successori riconobbero l'imperatore come supremo ed unico signore.
Il 6 agosto 1529, Carlo V rinnovò l'investitura del marchesato a Giovanni II, il quale morì nel 1535 all'impresa di Tripoli, lasciando erede il figlio minorenne Alfonso II. Questi, investito da Carlo V il 5 novembre 1536, assunse il governo del marchesato nel 1546 e per i suoi atti arbitrarî e tirannici provocò, nel 1558, la ribellione dei sudditi. Genova giudicò opportuno intervenire in sostegno dei ribelli con la speranza di ottenere il riconoscimento dei suoi presunti diritti, e costrinse Alfonso II a uscire dal marchesato e ad acconsentire che questo restasse in deposito nelle mani di Andrea D'Oria. Alfonso II protestò e si appellò all'imperatore. Ferdinando I sentenziò in favore del marchese, ordinandone la reintegrazione e condannando la Repubblica al risarcimento dei danni. Alfonso II, impegnato nella guerra contro i Turchi, mandò a Finale come suo delegato il cugino Giovanni Alberto Del Carretto. A causa del malgoverno i Finalesi gli si ribellarono e invocarono l'intervento imperiale. D'altra parte Alfonso II implorò la protezione di Massimiliano II ed ottenne sentenza favorevole. Per le complicazioni sopravvenute, il Del Carretto, vedendo che si procrastinava l'esecuzione della sentenza, minacciò di rivolgersi alla Francia. A questo punto il duca di Albuquerque, governatore di Milano, fece occupare militarmente il marchesato (maggio 1571), senza curarsi dei diritti che vantavano su di esso la repubblica di Genova e il duca di Savoia. La lite per il possesso del marchesato durò trent'anni. Nel frattempo Alfonso II morì e gli successe il fratello Sforza Andrea, il quale nell'anno 1598 vendette il marchesato alla Spagna.
Col passaggio del marchesato sotto il dominio spagnolo, Finale Marina acquistò notevole importanza (vi sorsero stabilimenti industriali), a tutto danno di Finalborgo che declinò invece assai sensibilmente.
L'imperatore Carlo VI, venuto in possesso dei dominî spagnoli in Italia, nel 1713 vendette il marchesato di Finale alla repubblica di Genova per la somma di un milione e 20.000 scudi.
Senza curarsi della vendita paterna, Maria Teresa, col trattato di Worms del 13 settembre 1743 cedette a Carlo Emanuele III di Savoia i diritti che potevano competerle sul marchesato di Finale. Il fatto provocò, per reazione, l'adesione di Genova al partito gallo-ispano con le conseguenze a tutti note (v. successione, Guerre di). Nel trattato di Aquisgrana, il 18 ottobre 1748, il marchesato di Finale fu riconosciuto a Genova, alla quale rimase fino all'unione della Liguria col regno di Sardegna (1814-15).
Bibl.: G. B. Spotorno, in G. Casalis, Dizionario geografico ecc. degli stati sardi, VI, Torino 1840; E. Celesia, Del Finale ligustico, Genova 1876; A. Issel, Liguria preistorica, Genova 1908; D. G. Salvi, Il santuario di Nostra Signora a Finalpia, Subiaco 1910; N. Cirio e D. Bolla, Guida del Finale, Finalborgo 1923; Ministero della Pubblica Istruzione, Elenco degli edifici monumentali, VI, parte 2ª, Roma 1924. Per il marchesato di Finale v.: C. Desimoni, Sulle Marche d'Italia e sulle loro diramazioni in Marchesati, in Atti della Soc. Lig. di storia patria, XXVIII, pp. 1-336; A. Tallone, Diritti e pretese sul Marchesato di Finale al principio del sec. XVIII; id., La vendita del Marchesato di Finale nel 1713 e la diplomazia piemontese, in Bollettino Storico Bibl. Subalpino, I (1896), pp. 173, 265,395; II (1897), p. 73; E. Marengo, Alfonso II Del Carretto marchese di Finale e la Repubblica di Genova, in Atti della Soc. Lig. di Storia patria, XLVI, fasc. 2°, pp. 1-141; A. Giustiniani, Annali della Repubblica di Genova, I, Genova 1854,p. 41; G. A. Silla, Finale dalle sue origini all'inizio della Dominazione spagnuola, Finalborgo 1922; I Scovazzi-F. Noberasco, Storia di Savona, I, Savona 1926.