FILOTTETE (Φιλοκτήτης, Philoctetes)
Eroe greco che ispiro piu volte gli artisti antichi.
Secondo il mito accennato già nell'Iliade ed elaborato poi specialmente nelle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide, F. venne abbandonato dagli Achei nell'isola di Lemno durante la spedizione ellenica contro Troia, a causa di una piaga nauseabonda prodotta dal morso di un serpente; dopo aver vissuto per dieci anni nell'abbandono senza guarire e procacciandosi cibi e vestimenta con l'arco ereditato da Eracle, fu infine persuaso o costretto dagli Achei, cui un oracolo aveva predetto non potersi conquistare Troia senza quell'arco, a passar sopra all'offesa ed a recarsi a Troia ove, guarito da Macaone, uccise Paride e provocò la caduta della città.
Pausania narra (i, 22, 6) che nella Pinacoteca dei Propilei dell'Acropoli ateniese vi era, fra l'altro, un quadro di Polignoto rappresentante Ulisse nell'atto di rapire l'arco di F. per costringerlo a recarsi a Troia. Secondo Plutarco (De aud. poet., 3; Quaest. conviv., v, 2) Aristophon, fratello di Polignoto, dipinse un quadro raffigurante F. sofferente, ammirato per il suo verismo nonostante la ripugnanza del soggetto. Un epigramma (Anthol. Pal., xvi, 111) dice della rappresentazione di F. dovuta al pittore Parrasio, che l'eroe esprimeva il lancinante dolore nei suoi occhi aridi di pianto. Se questo si accorda con quanto sappiamo sull'interesse di Parrasio e dei suoi contemporanei per le interpretazioni psicologiche, non è possibile, per contro, riconoscere lo stesso quadro - dipinto nell'epoca di Fidia - nelle rappresentazioni naturalistiche della decadenza fisica dell'eroe, descritte - forse però con esagerazione retorica - in un altro epigramma (Anthol. Pal., xvi, 113) e da Filostrato Minore. Neppure dobbiamo immaginare come opera veramente realistica la statua del claudicante di Pythagoras, che probabilmente rappresentava F., benché essa, secondo Plinio (Nat. hist., xxxiv, 59) trasmettesse agli spettatori la sensazione dolorosa della sua ulcerazione.
Le raffigurazioni di F. pervenute sino a noi possono essere suddivise in sei gruppi ad illustrazione di distinti aspetti del mito. 1) F. quale compagno di Eracle lo troviamo raffigurato su un frammento di vaso da Taranto rappresentante un sacrificio, nonché su un vaso attico a figure rosse del IV sec. a. C., rappresentante Eracle condotto su una quadriga dal rogo all'Olimpo. 2) La scena di F. morso dal serpente presso l'ara della dea Crise, è rappresentata su due vasi a figure rosse, uno del IV-III sec. a. C., su alcune gemme e sulla tazza argentea romana da Hoby. 3) Nella sua solitudine a Lemno è rappresentato in gran copia di raffigurazioni; numerose gemme, una pittura parietale pompeiana, una statuetta bronzea a Parigi e uno specchio a Lecce mostrano F. stante oppure che cammina zoppicando, appoggiato ad un'asta o ad un paio di bastoni, ricoperto da una clamide o da una pelle di animale, talvolta zazzeruto e barbuto, normalmente con un piede avvolto in bende. Un arỳballos attico a figure rosse del IV sec. a. C., un rilievo a stucco di una tomba romana sulla via Latina (II sec. d. C.) ed una moneta di Lamia, rappresentano F. seduto su un masso con al fianco o sul ginocchio l'arco e la faretra. Un'altra moneta di Lamia e numerose gemme, tra le quali una firmata da Boethos, raffigurano F. giacente, spesso nell'atto di far vento con un'ala di uccello al piede fasciato. 4) Parimenti si hanno numerose rappresentazioni le quali, più o meno influenzate dalle tragedie, mostrano l'incontro di F. con l'ambasciata achea. Un rilievo a Smirne raffigura F. seduto, in atto di mostrare la ferita ad Ulisse. Lo stesso motivo ritorna su due urne cinerarie etrusche a rilievo, sulle quali F. è rappresentato seduto davanti alla sua grotta mentre Ulisse gli esamina il piede ferito e Diomede sta per rapirgli l'arco. Altre tre urne della stessa specie mostrano F. - ritto o seduto - davanti alla grotta, con frecce nelle mani e circondato dagli ambasciatori degli Achei. Su altre due urne simili, F. si presenta seduto davanti alla grotta, appoggiato ad un lungo bastone che tiene con ambo le mani, ed intento alla conversazione con Ulisse, mentre Diomede sta per sottrargli l'arco. Il tipo del F. seduto appoggiato al bastone ritorna in una gemma disegnata da Tischbein ed in una tazza argentea scoperta a Hoby in Danimarca, di epoca augustea, firmata da Cheirisophos. Da un lato la tazza rappresenta F. giovane giacente al suolo per la ferita infertagli dal serpente; dall'altro lato è raffigurata la scena avvenuta dieci anni più tardi, dell'eroe seduto ed appoggiato al suo bastone, mentre Ulisse, che gli siede di fronte e lo intrattiene, passa furtivamente l'arco a Diomede. Varianti di questo tipo di F., verosimilmente derivato dalla citata pittura di Parrasio, si è voluto altresì vedere in due statuette bronzee: una a Catania, l'altra trovata a Colonia; nonché nel celebre Torso del Belvedere al Vaticano. Una lucerna romana mostra F. giacente nella grotta intento a farsi vento al piede con un'ala d'uccello (come sulle sopracitate gemme), mentre Ulisse e Diomede si apprestano a sottrargli l'arma. Un sarcofago romano a rilievo dà una variante di questa scena insieme alla rappresentazione di F. trainato su un carro. 5) La guarigione di F. è rappresentata su uno specchio etrusco a Bologna, la cui scena ci dà Macaone intento a fasciare il piede dell'eroe; entrambi i protagonisti sono contraddistinti da iscrizioni. Il motivo è ripetuto su uno scarabeo etrusco, ancora su uno specchio etrusco dove i personaggi sono tuttavia indicati come Tinia (Giove) e Aplu (Apollo), e su una riproduzione fittile di una collana etrusca, motivo adoperato, però, per rappresentare la guarigione di Telefo. 6) Anche dell'ultimo aspetto del mito di F., la lotta dell'eroe contro Paride, esiste una rappresentazione, scolpita su un'urna cineraria etrusca.
Bibl.: L. A. Milani, Il mito di F., Firenze 1879; Türk, in Roscher, III, 2, cc. 1902-1909; K. Friis Johansen, Nordiske Fortidsminder, II, 3, Copenaghen 1923; Fiehn, in Pauly-Wissowa, XIX, 2, 1938, cc. 2500-9, s. v. Philoktetes; A. Andrén, Oreficeria e plastica etrusche, in Opuscula Archaeologica, V, Skrifter utg. av Svenska Institutet i Rom, XIII, Lund 1948, p. 91 ss.; A. Andrén, il Torso del Belvedere, in Opuscula Archaeologica, VII, 1952, p. 1 ss.