FILOTTETE (Φιλοκτήτης, Philoctētes e Philoctēta)
Figlio di Peante e di Demonassa o di Metone, mosse alla volta d'Ilio guidando le forze di Metone, Taumacia, Melibea e Olizone: trecentocinquanta arcieri su sette navi. Ma gli Achei lo abbandonarono in Lemno a causa di una ferita infertagli da un serpente. Prese allora il comando delle sue truppe Medonte figlio di Oileo e di Rene; gli Achei però desidereranno ben presto la sua presenza. Altro non dice di F. l'Iliade (II, 718 segg.). L' Odissea (XIII, 219-20) ricorda solo come F. fosse l'unico arciere che Ulisse stimasse superiore a sé e come dopo la distruzione d'Ilio egli raggiungesse felicemente la patria. Nelle Ciprie si narrava il ferimento di F. a opera del serpente in Tenedo e l'abbandono in Lemno: nella Piccola Iliade la spedizione di Diomede a Lemno per riprendervi F., che secondo una profezia di Eleno era necessario alla conquista di Troia. Presso lo pseudo-Apollodoro si parla di una profezia di Calcante invece che di Eleno. La presenza di F. era necessaria a Ilio perché solo le frecce a lui donate da Eracle potevano abbattere Paride. E infatti, giunto a Ilio, viene sanato da Macaone, e poi, combattendo con Paride, l'uccide.
La leggenda di F. fu trattata da tutti e tre i grandi tragici, che le diedero svolgimento più drammatico. Nel Filottete di Eschilo il dramma scaturiva da ciò, che a prendere il disgraziato in Lemno andava proprio Ulisse, colui che era stato coi suoi consigli la causa dell'abbandono dell'infelice. Nel Filottete d'Euripide, anteriore a quello di Sofocle, perché rappresentato nel 432, mentre il sofocleo è del 409, dava movimento assai drammatico all'azione il fatto che contemporaneamente a Ulisse e Diomede giungeva a Lemno per prendere seco F. un'ambasceria di Troiani. Sofocle rese più pietoso lo stato di F. supponendo deserta l'isola di Lemno: il suo dramma è fondato in particolar modo sul contrasto fra il carattere subdolo e falso di Ulisse e quello generoso e leale del suo compagno Neottolemo. Il ferimento di F. presso Euripide avveniva, pare, in Lemno stessa; presso Sofocle avviene nell'isoletta di Crise, vicina. Oltre i tre grandi tragici sappiamo che la leggenda di F. trattarono ancora Filocle, nipote di Eschilo, Acheo d'Eretria e Teodette, e tra i comici, Epicarmo. Nell'età alessandrina vi dedicò un poema Euforione. Fra gli autori tardi che si occupano delle vicende di F. è da ricordare Quinto Smirneo nel suo poema Le Postomeriche (sec. IV d. C.).
Dopo la presa d'Ilio Filottete ritorna felicemente in patria; qualche leggenda lo fa tuttavia migrare nell'Italia meridionale dove fonda Petilia in Calabria. Secondo un'ulteriore leggenda (Valerio Flacco), F. prende anche parte alla spedizione degli Argonauti.
Molte sono le rappresentazioni figurate che si riferiscono al mito di Filottete; in generale figurazioni vascolari o incisioni su gemme; e preferiscono presentarci F. dolorante per la ferita, o la sua partenza da Lemno.
Bibl.: Türk, in Roscher, Lexikon der griech. und röm. Mythologie, III, coll. 2311 segg.; J. Preller, Griechische Mythologie, 4ª ed. di C. Robert, II, iii, ii (1923), p. 1207 segg. Vedi anche L. A. Milani, Il mito di Filottete nella letteratura classica e nell'arte figurata, Firenze 1879, e le introduzioni alle numerose edizioni del Filottete sofocleo, come quella del Jebb, del Campbell, di Schneidewin-Nauck-Bruhn, Festa, ecc.; G. Giannelli, Culti e miti della Magna Grecia, Firenze 1924, p. 188 seg.