CLEOPATRA VII, Filopatore (v. vol. II, p. 716)
Come ha giustamente visto L. Curtius, la testa nei Musei Vaticani, recentemente restaurata, raffigura C. VII Philopator, l'ultima regina d'Egitto. Emissioni monetali sia in Egitto che nei territori asiatici occupati dai Tolemei, o donati nel 38-37 a.C. da Antonio durante una fastosa cerimonia pubblica, sono alla base dello studio iconografico di Cleopatra. Sono stati in tal modo riconosciuti tre ritratti della regina: oltre quello del Vaticano, uno a Berlino e un altro a Cherchel.
Il ritratto del Vaticano e quello di Berlino, tipologicamente simili, sono collegabili con le prime emissioni, databili a un periodo posteriore al 51 a.C., quando C. fu nominata regina in associazione con il fratello Tolemeo XIII; ma quasi certamente posteriori anche al 47 a.C., anno in cui, con il favore di Giulio Cesare, C. divenne regina assoluta, con la coreggenza solo nominale di un altro fratello, Tolemeo XIV. Da questo momento, infatti, si creano le condizioni giuridiche necessarie per la riproduzione delle fattezze della regina ancora viva sulle monete senza la presenza del partner maschile; sui monumenti pubblici, in esatta sincronia, risultano indicati esclusivamente i suoi anni di regno. Un possibile ritratto della regina a Roma dopo la morte di Giulio Cesare non è pensabile.
C. scelse per sé, all'avvento sul trono egiziano, il titolo Philopator. Le titolature dei sovrani tolemaici, come del resto di quelli seleucidi, non sono casuali; a livello iconografico comportano l'adattamento o l'uso degli attributi specifici di quei sovrani che in precedenza avevano fruito della medesima titolatura. C. volle stabilire in tal modo un rapporto ideologico con la sua antenata Berenice II. Avrà giocato a favore della scelta forse il fatto che Berenice regnò effettivamente da sola, a Cirene, per un breve periodo di tempo. In emissioni cirenaiche precedenti al matrimonio con Tolemeo III, ma posteriori alla morte del padre Magas, quando Berenice ebbe la reggenza effettiva dello Stato cirenaico, fu perciò raffigurata nelle emissioni monetali, caso unico prima di C., con il diadema e senza velo sul capo, che sottintendeva una sovranità assoluta, non soggetta alla potestas di un partner maschile.
Comunque stiano le cose, e qualunque fosse la motivazione, il ritratto di C. si adegua iconograficamente al ritratto dell'antenata di cui riprende la titolatura. La severità dell'acconciatura, che contrasta con la più capricciosa moda alessandrina dell'epoca, ha il compito di evidenziare il segno del potere regale, il diadema.
Curtius attribuiva il ritratto a epoca giulio-claudia, ai primi decenni del I sec. d.C. In realtà non sembra verosimile che C. sia stata raffigurata a Roma nei decenni immediatamente seguenti alla sua morte. L'unica scultura che riproducesse a Roma le sue fattezze era una statua d'oro che Cesare dedicò nel Tempio di Venere Genitrice; quindi, prima del 44 a.C. Inoltre, la struttura facciale a piani larghi, la delineazione pesante delle palpebre, il taglio delle labbra, avvicinano la testa del Vaticano piuttosto ai ritratti femminili di produzione romana intorno al decennio 40-30 a.C.
È probabile che nel ritratto del Vaticano la larga e spessa fascia sul capo della regina fosse rivestita con una lamina di metallo, forse bronzo dorato, secondo il costume degli ultimi sovrani tolemaici che, in luogo del diadema di stoffa, pare adoperassero una larga fascia in lamina di metallo prezioso. Il taglio della crocchia serviva, perciò, per l'aggancio e la caduta dei lembi del diadema anch'essi in bronzo (più o meno come è visibile nelle emissioni monetali). La bozza frontale, oltre a evitare che la lamina di metallo scivolasse fuori del binario, fungeva da base per un attributo metallico, forse un ureo, simbolo della regalità.
La testa berlinese, per quanto iconograficamente affine, a livello stilistico pare invece muoversi meglio nell'ambito della produzione greco-ellenistica, con i suoi piani facciali più morbidi e pittorici.
Le teste del Vaticano e di Berlino sono quindi buone repliche del ritratto ufficiale di C. VII Philopator, eseguite in un periodo compreso tra il 47 e il 44 a.C. L'esatta iconografia della statua aurea collocata nel Tempio di Venere Genitrice non è nota; è impossibile, perciò, stabilire se la testa del Vaticano dipendesse da questa scultura. In tal caso, anche la statua-ritratto d'oro doveva replicare un ritratto canonico della regina realizzato ad Alessandria forse intorno al 47 a.C.Il ritratto di Cherchel, invece, pur dipendendo dallo stesso modello iconografico, nella più vivace plasticità della capigliatura sulla fronte e sulle tempie e nella trattazione più metallica delle superfici, è stato probabilmente eseguito in età giulio-claudia su commissione della famiglia reale di Mauretania; è noto, infatti, che Cleopatra Selene, figlia di C. e di Marco Antonio, aveva sposato Giuba II, re di Mauretania (25 a.C.-23 d.C.).
La possibilità, recentemente avanzata, di riconoscere un'immagine simbolica di C. nell'Iside sdraiata sulla Tazza Farnese, malgrado l'importanza che l'argomento assume a livello storico-culturale, non aiuta a risolvere i problemi ancora oscuri dell'iconografia della regina; potrebbe solo documentare l'uso dell'acconciatura a boccoli calamistrati secondo la tradizione egiziana adattata a favore dei membri femminili della famiglia tolemaica (v. tazza farnese).
Bibl.: Testa dei Musei Vaticani: G. Lippold, Die Skulpturen des Watikani- schen Museums, III 1, Berlino 1936, p. 169 ss., tavv. LIV, LXII; H. von Heintze, in Helbig4 I, n. 22; H. Kyrieleis, Bildnisse der Ptolemäer, Berlino 1975, pp. 124 s., 185 Ν 1, tav. CVII, 8-9; K. Vierneisel, Die Berliner Kleopatra, in JbBerl- Mus, XXII, 1980, p. 12 ss., figg. 6, 10, 14, 16, 18, 20; E. La Rocca, in Kaiser Augustus und die verlorene Republik (cat.), Magonza 1988, p. 306 ss.; R. S. Bianchi, in Cleopatra's Egypt. Age of Ptolemies (cat.), Brooklyn-Detroit-Monaco 1988, p. 184 ss.
Testa nell'Antikenmuseum di Berlino: D. Wildung, G. Grimm, GötterPharaonen (cat.), Monaco 1978, n. 131; K. Vierneisel, art. cit., p. 5 ss., figg. 1-3, 7, 11, 15, 17, 19, 21; E. La Rocca, L'età d'oro dì Cleopatra. Indagine sulla Tazza Farnese, Roma 1984, p. 51, figg. 46-47; R. S. Bianchi, in Cleopatra's Egypt, cit., p. 187 s.; E. La Rocca, in Kaiser Augustus ..., cit., p. 308; F. Johansen (Antike portraetter af Kleopatra VII og Marcus Antonius, in Meddelels- GlyptKob, XXXV, 1978, p. 61), ha ingiustamente supposto che la testa sia un falso moderno.
Testa nel Museo di Cherchel: K. Fittschen, Die Bildnisse der mauretanischen Könige und ihre stadtrömischen Vorbilder, in MM, XV, 1974, p. 167 s., tav. XXXI c-d; id., Bildnisse numidischer Könige, in H. G. Horn, Ch. Β. Rüger (ed.), Die Numider (cat.), Bonn 1979, p. 222, tav. LXXIV; K. Vierneisel, art. cit., p. 29 ss., figg. 27-31; Κ. Fittschen, Zwei Ptolemäerbildnisse in Cherchel, in Alessandria e il mondo ellenistico-romano. Studi in onore di A. Adriani, I, Roma 1983, p. 168 ss., tav. XXIX, 1-4.
Sulla monetazione di Berenice II: E. La Rocca, op. cit., p. 31 ss. (con bibl. prec.). - Sulla monetazione di C. VII: E. La Rocca, op. cit., p. 40 ss. (con bibl. prec.).
Sui ritratti femminili avvicinabili al ritratto vaticano di C. VII. - Ritratto della c.d. Ottavia nel Museo delle Terme, inv. 121221: Β. M. Felletti Maj, Museo Nazionale Romano. I ritratti, Roma 1953, p. 51 s., n. 80; V. Picciotti Giornetti, in Museo Nazionale Romano. Le Sculture, I, 1, Roma 1979, p. 340 ss., n. 203. - Ritratto dei Musei Capitolini, inv. 2375: K. Fittschen, P. Zänker, Katalog der römischen Porträts in den Capitolinischen Museen, III, Magonza 1983, p. 40 s., n. 45, tavv. LVII-LVIII. - Ritratto dei Musei Capitolini, inv. 372: iid., op. cit., p. 41, η. 46, tavv. LIX-LX.
Sul diadema largo: Α. Krug, Binden in der griechischen Kunst, Magonza 1968, p. 118 ss.; H. Kyrieleis, op. cit., p. 62 ss., 125; E. La Rocca, op. cit., p. 23.