FILISCO (Φιλίσκος, Philiscus)
Scultore, e forse anche pittore, da Rodi. Plinio (Nat. Hist., XXXIV, 36) ricorda opere di lui esistenti allora in Roma: nel tempio di Apollo, al portico d'Ottavia, il simulacro del nume, probabilmente vestito da citaredo, e quelli di Latona, d'Artemide e delle nove Muse; nel tempio di Giunone, vicino al primo, un Apollo nudo e un'Afrodite. Nel 1909 fu scavata a Taso, nel santuario d'Artemide vergine, la base firmata, con la parte inferiore di una statua femminile drappeggiata, ritratto di Are dedicato dal figlio Antifonte: l'artista si dice rodiese, indicando come padre Policarmo, e la paleografia non è più antica del sec. I a. C. La tradizione dell'arte e dei nomi nelle stesse famiglie può farci dubitare, quanto all'identità della persona, anche per l'autore di un quadro menzionato da Plinio (Nat. Hist., XXXV, 143): Bottega di pittore col ragazzo che soffia nel fuoco. Qualche archeologo moderno credette F. un vero innovatore nella scuola di Rodi del primo periodo ellenistico, attribuendogli l'invenzione di tipi statuarî femminili con manto sottile, che fa trasparire le pieghe del peplo modellato sul corpo. Ma, se dobbiamo identificare l'artista con quello dell'iscrizione di Taso, egli risulterebbe piuttosto il continuatore d'una tendenza già stabilita. Attribuzioni di singole opere sono troppo problematiche.
Bibl.: Th. Macridy, in Jahrbuch d. deutschen archaeol. Inst., Berlino 1912, p. 9 seg.; G. Dickins, Hellenistic sculpture, Oxford 1920; W. Klein, Vom ant. Rokoko, Vienna 1921.