FILIPPOPOLI (bulg. Plovdiv, da Pulpudava, nome tracico corrispondente al gr. ϕιλιππόπολις; lat. Philippopolis, Trimontium, A. T., 75-76-81)
È la seconda città della Bulgaria, per importanza e numero di abitanti (83 mila nel 1926). Sorge sulla riva destra della Marizza, nel mezzo dell'ampio bacino che il fiume s'apre fra i Balcani e i Rodopi, dove la grande via di comunicazione Belgrado-Costantinopoli s'incrocia con quella che dal Danubio scende all'Egeo e la Marizza cessa di essere navigabile. Filippopoli è il cuore della Bulgaria meridionale, che risente sotto più aspetti dell'influenza mediterranea, in opposizione al resto del paese. Il clima ricorda per i suoi caratteri quello di Milano (altezza 160 m. s. m., media annua 12°,4; gennaio 0°,9, luglio 22°,5; escursione 23°,4), sebbene la città sia oltre 3° più a mezzodì (42° 9′ N.).
Le modificazioni, d'altronde non radicali, subite in tempi moderni, non hanno cancellato le tracce della vecchia topografia. La separazione fra i diversi quartieri abitati da Turchi, Ebrei, Armeni, Zingari (i primi due gruppi si equivalgono numericamente, e assommano a 1/5 circa della popolazione totale) è ancora netta, l'andamento delle vie irregolare e tortuoso, numerose le case di legno, ma tipica soprattutto la mancanza di un vero centro urbano, come è del resto di altre città bulgare a popolazione mista.
Filippopoli è uno dei mercati più attivi della Balcania; la provincia (9906 kmq.; 562 mila ab. nel 1926) produce ed esporta largamente cereali, riso, frutta, legumi, tabacco, pelli e legnami; discreto è anche il movimento industriale (tabacchi, farine, profumeria, cappelli, ecc.) che vi ha preso vigore negli ultimi anni. La popolazione della città è pressoché raddoppiata dopo il 1880; era di 33 mila ab. nel 1887, e ha segnato un notevole aumento dopo le guerre balcaniche (48.000 nel 1910 e 63 mila dieci anni appresso), in seguito all'annessione delle provincie meridionali cedute dalla Turchia. L'abbandono della Tracia alla Grecia sancito dal trattato di Neuilly ha arrestato questo sviluppo, spingendo le correnti commerciali verso il Mar Nero (Filippopoli è legata a Burgas da ferrovia), anziché verso l'Egeo.
Monumenti. - Si vedono ancora i resti di una cinta poligonale e copiosi frammenti architettonici romani, soprattutto nella parte orientale della città moderna, dove sembra fossero gli edifici principali della città antica. Nel piano, lungo la via che portava ad Adrianopoli, erano le necropoli. Frammenti antichi, medievali e alcuni dipinti moderni sono raccolti nel piccolo museo annesso alla Biblioteca nazionale. Alcune vecchie case hanno un'architettura originale, ma vanno sparendo col modernizzarsi della città.
Storia. - La città fu fondata da Filippo di Macedonia. Essa portava talvolta i nomi di Eumolpia, che è forse quello del villaggio esistente anteriormente nella località, e di Trimontium, derivato dalla triplice punta della collina su cui è situata. Riconquistata dai Traci, dopo la caduta dei Macedoni, rimase in loro potere fino a che venne in dominio dei Romani. Nell'Impero fu il capoluogo della provincia della Tracia; ebbe pertanto il titolo di metropoli, e accolse l'assemblea (κοινόν) della provincia; nel suo territorio erano diciassette vici. M. Aurelio la cinse di mura; da Filippo, nel 248, ebbe il rango di colonia. Nel 251 fu presa e saccheggiata dai Goti. In età cristiana fu sede episcopale.
Nel 447 gli Unni presero la città e massacrarono la popolazione. La fortezza fu restaurata sotto Giustiniano. Gl'imperatori di Oriente Costantino V (741-775), Leone IV (775-780) e Niceforo (802-811) vi stanziarono coloni siriaci e armeni, pauliciani o monofisiti, per contrapporli all'invasione bulgara. Nel sec. X la città cadde sotto il potere dei Bulgari; nel 970 sotto i Russi, comandati dal principe Sviatislav, nel 971 nuovamente sotto i Bizantini che la riannetterono all'impero d'Oriente. Nel 1096 i crociati la traversarono senza alcun incidente nella prima crociata; i Tedeschi della seconda crociata vi incendiarono invece nel 1147 il sobborgo latino. Durante la terza crociata vi penetrò Federico I (1189) che, dopo aver distrutta la città, proseguì il suo cammino (1190). La citta fu ricostruita dai Bizantini. Nel 1204 Renier de Trit l'innalzò al rango di ducato, sotto la sovranità dell'imperatore latino di Costantinopoli; l'anno appresso i Bulgari distrussero Filippopoli, ma nel 1208 Renier de Trit riprese la città, che rimase latina fino al 1235, per poi ricadere sotto il dominio dei Bulgari, quindi verso il 1261 sotto il potere degl'imperatori di Nicea; di nuovo sotto i Bulgari nel 1344 e infine sotto i Turchi nel 1370. Nel 1393 morì nella prigione di Filippopoli l'ultimo re dei Bulgari Ivan Šišman III. Verso il principio del sec. XVII Filippopoli divenne il centro di un' attiva propaganda cattolica, che riuscì a cattivarsi i pauliciani. Nel 1873 fu inaugurata la linea ferroviaria verso Costantinopoli, e Filippopoli raggiunse di nuovo la prosperità. Presa dai Russi il 16 gennaio 1878, fu da essi consegnata nel 1879 al principe Alessandro Bogorodi, governatore, in nome del sultano, della provincia autonoma della Rumelia Orientale, istituita dal Congresso di Berlino (1878). Passò poi alla Bulgaria, quando il 18 settembre 1885 un colpo di stato unì la Rumelia orientale alla Bulgaria stessa.
Bibl.: Th. Mommsen e J. Marquardt, Organisation de l'empire rom., II, Parigi 1892, p. 201 segg.; A. Dumont, Rapport sur un voyage archéologique en Thrace, Parigi 1871.