TOLLI, Filippo
– Nacque il 1° settembre 1843 a Roma da Felice e da Petronilla Canonici.
Si laureò in lettere nel 1867. Cattolico fervente, fu terziario francescano, l’Ordine che consentiva ai secolari di seguire la regola. Attivo nel Circolo S. Pietro, assunse poi diversi incarichi nel mondo giornalistico, associativo e politico del mondo cattolico. I molteplici campi di attività di Tolli ebbero un unico filo conduttore: l’organizzazione della presenza della Chiesa e delle sue associazioni nel Regno d’Italia.
Tolli seguì così, a seconda dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa, un indirizzo dapprima intransigente, che si attenuò nei momenti di possibile schiarita nella polemica tra lo Stato e la Chiesa, e poi una tendenza alla partecipazione elettorale e politica dei cattolici, non rinunciando però alla critica ai governi del Regno nei momenti in cui la tensione diveniva più alta.
La sua attività giornalistica ebbe inizio con la direzione del foglio cattolico La Stella, uscito dal 1870 al 1872, e con la collaborazione alla Frusta, periodico diretto da Carlo Marini, tra il 1870 e il 1875.
I due giornali avevano forti toni intransigenti: la polemica con lo Stato unitario si espresse con accenti canzonatori, in taluni casi violenti, che provocarono sequestri da parte delle autorità e talvolta reazioni feroci da parte anticlericale.
Tra i trentaquattro consiglieri e membro tra i più attivi della Società primaria romana per gli interessi cattolici, Tolli portò avanti principalmente i temi della salvaguardia del patrimonio ecclesiastico e dell’insegnamento religioso. Nel 1871 la Società decise di non partecipare alle elezioni in Campidoglio, ma al suo interno Tolli, il marchese Augusto Baviera e Pietro Pacelli (Baviera era direttore dell’Osservatore romano e Pacelli della Voce della verità) ritenevano che la completa assenza dall’amministrazione capitolina non giovasse alla causa. Così, nell’anno successivo, su loro iniziativa, si costituì un Comitato elettorale cattolico per la difesa degli interessi morali e dei sentimenti religiosi che presentava una propria lista alle elezioni per il Consiglio comunale. Il programma denunciava la minaccia alla ‘romanità’ e presentava, tra i suoi candidati, esponenti dell’aristocrazia e del mondo finanziario romano.
Quella tornata elettorale non andò a buon fine: nessun candidato venne eletto. Di fronte alla ‘minaccia clericale’, i liberali avevano ‘fatto muro’, senza dividersi. Fallito il tentativo, una buona parte del mondo cattolico sembrò rinunciare alla partecipazione alla competizione amministrativa. Tolli e Pacelli firmarono allora, nel 1873, un appello per l’intervento dei cattolici al fine di mantenere in vita quella prospettiva. Non a caso, quindi, quando fu costituita l’Unione romana per le elezioni amministrative, Tolli ne divenne presidente. Dal 1877 fu consigliere provinciale e poi consigliere comunale di Roma. Con Ugo Boncompagni Ludovisi fu esponente di spicco del cattolicesimo militante romano. Nel 1881 diffuse, insieme a Scipione Salviati, allora presidente dell’Opera dei congressi, una petizione contro la legge sul divorzio tra i trentamila comitati parrocchiali. Rimase alla testa dell’Unione romana fino alla fine degli anni Ottanta.
Furono anni in cui l’organizzazione, per effetto della pressione governativa di Francesco Crispi e delle polemiche interne, visse un periodo di crisi. La decisione di non partecipare alle elezioni del 1889 e le dimissioni di Tolli, ufficialmente per motivi di salute, portarono alla presidenza provvisoria di Francesco Vespignani e poi, nel 1892, a quella definitiva di Filippo Crispolti.
Dal 1874 Tolli aveva assunto la presidenza del Circolo S. Pietro, mantenendola fino al 1878 e riprendendola quasi senza soluzione di continuità fino al 1888.
Il Circolo era nato nel 1869, dopo una raccolta di firme come atto di omaggio a papa Pio IX per l’anniversario della sua ordinazione sacerdotale, ed era composto soprattutto da giovani; fu così naturale l’affiliazione con la Società della gioventù cattolica italiana. L’associazione mostrò più di altre un’attenzione alla presenza sociale della Chiesa con l’organizzazione di cucine economiche e dormitori. All’attività assistenziale si aggiungeva quella religiosa, con scuole serali catechistiche, prime comunioni per adulti e riunioni festive nei giardini.
Gli anni Ottanta furono impegnativi per Tolli, chiamato nel 1880 ad assumere la presidenza della Società della gioventù cattolica italiana, dopo il ritiro di Giovanni Acquaderni. La Società, per volere del papa Leone XIII, mutava la sede, passando da Bologna a Roma. Quel trasferimento ebbe la conseguenza di ricomporre le cariche interne e le iniziative sociali attorno al nucleo romano.
La Società entrò spesso in competizione con l’Opera dei congressi, soprattutto negli anni in cui la mancanza di chiarezza del pontefice sulle linee guida e l’incertezza circa il concreto indirizzo delle due organizzazioni si aggiunsero a una non sopita polemica tra transigenti e intransigenti. Tolli diede le dimissioni già nel 1881 per motivi di salute, sostituito da Augusto Persichetti, e tornò al vertice della Gioventù cattolica nel 1886 rimanendo in carica fino al 1888, un periodo in cui tornò su posizioni intransigenti, esito della fine dei sondaggi circa una possibile conciliazione tra Chiesa e Stato.
Personalità eminente del Comitato regionale laziale dell’Opera dei congressi fondato nel 1880, Tolli assunse la presidenza nel 1892 su pressioni di Giovanni Battista Paganuzzi e di Giacomo Radini Tedeschi, che rappresentavano il vertice dell’Opera dei Congressi. La sua presidenza non rispose alle aspettative dei fautori: la salute malcerta e l’impegno per le elezioni amministrative dell’anno furono i motivi di un rinvio delle riunioni del Comitato e le iniziative furono davvero limitate. Ciononostante, di fronte alla sua offerta di dimissioni, nel 1893, Radini Tedeschi insistette perché rimanesse nella sua carica e Tolli si acconciò a continuare la sua presidenza fino al 1900.
Le polemiche con lo Stato liberale tornarono in occasione della crisi di fine secolo per le limitazioni poste dal governo presieduto da Antonio Starabba marchese di Rudinì e per la repressione condotta dalle autorità pubbliche. Perquisizioni e scioglimenti, minacciati o eseguiti, di comitati diocesani e parrocchiali, scuotevano le organizzazioni ecclesiastiche. L’Opera dei congressi, attraverso il suo presidente Paganuzzi, levò proteste e la stessa cosa fece Tolli, nel giugno del 1898, in qualità di presidente del Comitato regionale di Roma e del Lazio, in una lunga lettera aperta al presidente del Consiglio Rudinì, in cui negava che i cattolici intendessero sovvertire le istituzioni: altre erano le responsabilità in quel senso, secondo il presidente del Comitato regionale e rivendicava, piuttosto, le attività assistenziali svolte a Roma. Le proteste precedettero quella del 5 agosto di Leone XIII.
Tra le varie collaborazioni ai giornali che Tolli continuò a svolgere, spicca la sua viva curiosità per gli studi relativi alle scienze sociali. In tal senso può essere letta la sua partecipazione al periodico diretto da Giuseppe Toniolo, la Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie, edita dal 1893. Ebbe anche contatti con Romolo Murri e il suo giornale, La vita nova, rapporti che si interruppero quando Murri entrò in pesante polemica con molta parte delle associazioni cattoliche già organizzate.
Particolarmente alacre fu il suo impegno antischiavista. Tolli fu infatti promotore dell’unica società antischiavista nazionale, nel 1888, razionalizzando quanto avevano prodotto alcuni comitati locali: ne fu dapprima vicepresidente e poi, dal 1892, presidente, carica che mantenne fino alla sua morte.
Una volta sciolta l’Opera dei congressi da Pio X, nella nuova organizzazione concepita dal pontefice con la costituzione delle tre ‘Unioni’, Tolli ricoprì la carica di presidente dell’Unione elettorale dal 1906 al 1910. L’Unione elettorale non doveva già essere il nucleo iniziale di un partito cattolico, ma poteva essere l’occasione, nelle intenzioni di Tolli, di superare la limitata partecipazione elettorale dettata dalla enciclica Il fermo proposito del 1905 e avviare la possibilità di una partecipazione dei cattolici almeno come elettori se non come candidati. La circolare inviata nel settembre del 1907 alle associazioni e ai delegati regionali in tal senso fu però smentita ufficialmente dall’Osservatore romano il successivo 2 ottobre. Venivano così superati i tentativi che Tolli da un lato e Carlo Santucci dall’altro, stavano avanzando per la partecipazione diretta dei cattolici alla vita politica. Tolli tentò una forzatura in tal senso anche nell’anno successivo, con una nuova circolare che poteva essere letta come incitamento verso le associazioni cattoliche a prepararsi alle prossime elezioni. Il caso generò una certa attenzione: la circolare venne ripresa dalla Tribuna, giornale vicino a Giovanni Giolitti, e di nuovo venne smentita dalla S. Sede attraverso il proprio organo ufficiale. A tal punto Tolli, dichiaratosi malato, qualche mese dopo venne sostituito temporaneamente da Paolo Pericoli e poi, con nomina ufficiale, da Ottorino Gentiloni, nel 1910. Era evidente in Tolli la volontà di far fruttare l’esperienza amministrativa compiuta dalle associazioni dentro le istituzioni locali, come dimostrano i convegni dei consiglieri comunali e provinciali cattolici tenuti nel 1907 a Firenze e nel 1908 a Genova.
Accanto alla sua attività politica, organizzativa e giornalistica, Tolli fu anche promotore di manifestazioni religiose, parte di una strategia, insieme alle attività sociali e alla pratica amministrativa capitolina, tesa a recare maggiore compattezza del mondo cattolico attorno ai pontefici. Così come, soprattutto negli anni Settanta, aggiunse alle sue molteplici iniziative e cariche anche una vena di letterato in lingua romanesca sulla scia di Giuseppe Gioachino Belli, tentando di rinnovarne il linguaggio e adattandolo al contesto, presentando i suoi versi anche in occasioni di riunioni di associazioni operaie.
Dopo l’esperienza della presidenza dell’Unione elettorale, Tolli mantenne cariche onorifiche e continuò a essere molto attivo nella Società antischiavista.
Morì il 17 maggio 1924 a Roma.
Opere. Della produzione letteraria in romanesco si ricordano: Poesie romanesche lette alla Società artistica e operaia, Roma 1874; Versi romaneschi letti in adunanze di operai, Roma 1875; Monumenti e giuochi. Sonetti romaneschi, Roma 1883.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Biblioteca apostolitica Vaticana, Carte Tolli.
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