SCOLARI, Filippo
(Pippo Spano, Ozorai Pipo). – Nacque nel 1369 a Tizzano, nei dintorni di Firenze, da Stefano e da una Antonia di cui si conosce solo il nome.
Sin dall’infanzia venne chiamato Pippo; crebbe assieme al fratello Matteo, che in seguito lo avrebbe raggiunto in Ungheria e sarebbe assurto al rango di cavaliere.
Gli Scolari discendevano da una casata signorile radicata nel contado, i da Montebuoni, ma compaiono come famiglia autonoma, agli inizi del Duecento (1215), dopo la morte di Buondelmonte Buondelmonti, esponente dell’altro ramo dei da Montibuoni. Fecero parte del nucleo di «gruppi familiari storicamente ghibellini» (Canaccini, 2009, p. 134) e molti di loro furono banditi dopo il 1268; i contrasti con gli stessi Buondelmonti, guelfi, li indebolirono anche numericamente, oltre che economicamente.
Secondo una delle biografie che gli furono dedicate, Scolari, manifestando attitudine alla mercatura, fu assunto al servizio di alcuni mercanti attivi nelle Fiandre, i quali, durante il viaggio verso il Nord Europa, lo affidarono temporaneamente all’arcivescovo di Treviri. Il giovane apprendista mise a posto i conti del prelato, che fu indotto a trattenerlo presso di sé anche al ritorno dei mercanti fiorentini dalle Fiandre; e fu a Treviri che gli ambasciatori del re d’Ungheria e futuro imperatore Sigismondo di Lussemburgo ne notarono l’eleganza e la rettitudine, sì da condurlo in Ungheria. Più attendibile risulta però un’altra ricostruzione biografica. Scolari fu affidato all’età di 13 anni al mercante fiorentino Luca del Pecchia, che – esercitando la professione in Ungheria – lo condusse con sé a Buda, ove il giovane si fece subito benvolere e stimare dagli altri mercanti fiorentini. Qui Scolari attirò l’attenzione del funzionario regio Miklós Kanizsai, il quale, positivamente colpito dalla sua intelligenza e dalla sua bravura, lo destinò al servizio del fratello János, allora arcivescovo di Esztergom e gran cancelliere del regno. Dopo l’esperienza presso l’arcivescovo ungherese, Scolari passò al servizio diretto dello stesso re Sigismondo.
Sembra che Scolari sia entrato al servizio di János Kanizsai attorno al 1390, ma non è escluso che egli abbia collaborato già con il predecessore dell’arcivescovo di Esztergom, Demeter (scomparso nel 1387), che verosimilmente poté utilizzarlo nel suo esercito personale; forse fu lo stesso Sigismondo a notare per primo le eccellenti qualità militari di Scolari, decidendo di servirsene nell’impresa che lo avrebbe portato alla liberazione della moglie Maria d’Angiò, prigioniera in Dalmazia dei sostenitori di Carlo III d’Angiò-Durazzo. A ogni modo, nel novembre 1399 Scolari, in qualità di comes urburarum, già dirigeva le miniere d’oro di Körmöcbánya (oggi Bánska Kremnica, in Slovacchia), le più importanti del regno.
Nel 1397, Scolari aveva ottenuto dai Kanizsai il privilegio di amministrare il castello di Simontornya. Con l’acquisizione di questa residenza divenne nobile di fatto, entrando così nella ristretta cerchia della classe dirigente magiara; ma formalmente la sua nobilitazione si concretizzò con l’accordo matrimoniale con Borbála Ozorai, figlia di un ricco proprietario terriero.
Nella circostanza, Borbála ottenne dal re (2 giugno 1398) il diritto di primogenitura, ovverosia il privilegio (che si sarebbe concretizzato solo con il matrimonio) di ereditare i beni paterni come fosse il figlio maschio maggiore. Il diploma di primogenitura di Borbála, oggi scomparso, è il primo documento ungherese che riporta il nome di Scolari: «Pipo Gallicus filius Stephani de Scolari de Florencia» (Okmánytár Ozorai Pipo történetéhez, a cura di G. Wenzel, 1884, p. 5).
Il 5 novembre 1399, Scolari ottenne anche due privilegi: il diritto di tenere mercato settimanale a Ozora e quello di esercitare lo ius gladii «pro extirpandis furibus et latronibus» (p. 7). L’ex apprendista mercante aveva in tal modo ottenuto il pieno possesso del villaggio di Ozora (da cui derivò il nome di Ozorai Pipo con cui è ancor oggi conosciuto in Ungheria). Qui, attorno al 1416, avrebbe fatto costruire uno splendido castello, oggi completamente ristrutturato e trasformato, destinato a diventare la sua residenza principale. Filippo avrebbe avuto dalla moglie Borbála quattro figli, tutti però morti in giovane età.
La carriera politica e amministrativa di Scolari fu rapidissima: il 21 gennaio 1401 era governatore della Camera del sale della Transilvania, incarico che avrebbe conservato per ben ventisei anni, fino alla morte. In genere Scolari affidava la gestione della Camera ai suoi subalterni, dato che soleva frequentare, e anche abbastanza assiduamente, la corte regia, che spesso seguiva nei suoi spostamenti. Si trovava infatti a Buda il 28 aprile 1401 allorché l’arcivescovo di Esztergom (János Kanizsai) e il conte palatino Detre Bebek organizzarono una congiura, poi fallita, contro il re. Lo ritroviamo assieme al sovrano a Pozsony, l’odierna Bratislava, il 21 settembe 1402, in occasione della stipula del contratto che designava l’arciduca d’Austria, Alberto IV, erede di Sigismondo al trono magiaro.
Nonostante il suo modesto incarico di conte camerario, Scolari figurava già allora tra i grandi del regno: era il quarantottesimo tra i centodieci praelati, barones, nobiles, proceres che avevano accompagnato il re a Pozsony.
Egli trasse ulteriore giovamento per la sua carriera dalla seconda congiura ordita contro il sovrano all’inizio del 1403. Anche questo nuovo complotto, pianificato per portare sul trono d’Ungheria il re di Napoli Ladislao d’Angiò-Durazzo, ebbe un esito sfavorevole per i congiurati. Scolari esercitò una notevole influenza nell’indirizzare gli atti di clemenza nei confronti di alcuni ribelli, senza però partecipare alla spartizione dei possessi loro confiscati. Tuttavia, come ricompensa, nel 1404 ricevette dal re il castello di Temesvár (oggi Timişoara) e la contea di Temes con l’ambito titolo di ispán, cioè governatore, da cui derivò il suo soprannome di ‘Spano’, entrando così nella cerchia dei maggiori signori territoriali forniti di banderium del Regno d’Ungheria. La carica di governatore di Temes era una delle maggiori del regno, data anche la crescente importanza assunta da questa contea dopo che gli Ottomani si erano fatti sempre più minacciosi ai confini meridionali dello Stato magiaro.
Scolari esercitò la giurisdizione anche sulle contee di Csanád (Cenad), Arad, Krassó (Caraş), Keve (Kovin), Csongrád e Zaránd (Zarand). Inoltre, tra il 1409 e il 1413, fu anche governatore della contea di Fejér. Non possedeva la facoltà di legiferare nei propri domini, ma aveva la delega del sovrano a presiedere le assemblee locali e poteva elargire donazioni; come governatore di contea era investito anche di funzioni giudiziarie; infine, in qualità di giudice partecipava alle sessioni del tribunale presieduto dal conte palatino, il quale rappresentava il sovrano nella gestione degli affari giudiziari. Rivestì inoltre la carica di sommo tesoriere dal 21 aprile 1407 al 10 luglio 1408.
Se si tiene conto che esercitava la giurisdizione su una quindicina di castelli su un totale di settanta allora esistenti nel Regno d’Ungheria e che aveva la capacità di influire sull’amministrazione dei due importanti vescovadi di Kalocsa e di Várad (Oradea), delle cui rendite usufruiva nei periodi di vacanza della sede, si comprende l’enorme potere da lui posseduto e l’immenso prestigio che ne ricavò: Scolari era allora uno dei maggiori dignitari del regno sebbene non fosse un barone e non possedesse un titolo altisonante, a parte quelli di egregius e di magnificus, di cui poté fregiarsi a partire dal 1406. Tuttavia, già in alcuni diplomi del 1405 il re Sigismondo lo menzionava tra i baroni del regno.
Allorché nel dicembre del 1408, dopo la vittoriosa campagna di Bosnia, Sigismondo creò appositamente per i suoi sostenitori più fidati l’ordine del Drago, anche Scolari vi poté accedere grazie al nuovo titolo di bano di Szörény (Turnu Severin). A questo punto era a pieno titolo uno dei quattro-cinque signori più importanti del Regno d’Ungheria.
Scolari fu soprattutto un eccellente condottiero militare: le sue numerose e vittoriose campagne militari contro gli Ottomani, pur se oggettivamente non memorabili, lo resero famoso anche in Italia, tant’è che divenne uno dei principali modelli di capitano, particolarmente nella sua città di origine.
Ne è prova il suo celebre ritratto, opera di Andrea del Castagno, oggi conservato alla Galleria degli Uffizi, che fa parte del ciclo degli affreschi sugli uomini e sulle donne illustri.
Scolari partecipò alle campagne promosse da Sigismondo di Lussemburgo per sottomettere i ribelli bosniaci, pronti a passare dalla parte del re di Napoli, Ladislao, o da quella degli Ottomani. Non fu invece fortunato nelle due campagne condotte contro gli ussiti nel 1420 e 1422, mentre le sue campagne militari in Italia, anche se nei fatti vittoriose, diedero adito a qualche sospetto di tradimento e corruzione. A proposito della difesa contro l’aggressività ottomana, un suo grosso merito è però quello di aver fatto costruire la fortezza di Orsova (Orşova) sul Danubio e di aver rafforzato la linea di difesa tra Szörény e Belgrado, che a lungo avrebbe frenato le scorrerie ottomane verso la Transilvania e il Banato.
In dettaglio, Scolari partecipò alle campagne di Bosnia negli anni 1406-10; tra il novembre del 1411 e il febbraio del 1412 combatté contro la Repubblica di Venezia in Italia, dopo esser stato nominato dal re Sigismondo procuratore imperiale plenipotenziario per Aquileia e il Friuli (8 novembre 1411): sconfisse a più riprese i veneziani e occupò complessivamente 72 città e fortezze del Friuli e del Veneto orientale. A metà febbraio del 1412 lasciò improvvisamente il fronte e tornò in Ungheria: si parlò, come detto, di tradimento (consta in realtà che si sia ammalato). Nel gennaio-aprile 1413 prese parte alla seconda campagna contro la Serenissima, spingendosi fino a Verona, che però non gli aprì le porte. La guerra contro Venezia si concluse con la tregua quinquennale di Castellutto del 17 aprile 1413.
Lo scenario in cui guerreggiò Scolari tornarono a essere i Balcani nel settembre-ottobre 1414. Nel novembre del 1416 ritornò a combattere in Bosnia. Nel settembre-novembre del 1419 partecipò insieme con il re a una campagna antiottomana in Valacchia; nel maggio-luglio 1420 accompagnò Sigismondo nella prima campagna militare in Cechia contro gli ussiti. Quindi, dopo una nuova campagna antiottomana (ottobre 1420), nell’autunno del 1421 era di nuovo al fianco di Sigismondo in qualità di comandante supremo del suo esercito nella seconda e sfortunata campagna nella Cechia; tra il 6 e l’8 gennaio 1422 venne però sconfitto dall’esercito ussita di Jan Žižka a Kuttenberg (Kutna Hora) e a Deutschbrod (Havlíčkův Brod). Nel luglio-ottobre del 1423 la guerra si spostò in Valacchia: qui combatté nuovamente contro gli Ottomani lungo il Danubio e aiutò il filomagiaro voivoda Dan II nella riconquista del trono.
Nel settembre-novembre del 1424 si scontrò con gli Ottomani nel territorio di Szörény, e nello stesso periodo dell’anno seguente tornò a guerreggiare in Serbia contro gli stessi sconfiggendoli a Vidin. Nel luglio-agosto del 1426 fu di nuovo in Valacchia a difendere il voivoda Dan II da un nuovo attacco osmanico: a Galambóc (oggi Golubac, in Serbia) assistette al combattimento da una portantina, essendo gravemente ammalato di gotta. Questa fu la sua ultima battaglia; aggravatosi a Várad, fu portato a Lippa (Lipova), dove si spense il 27 dicembre 1426. Fu seppellito in una cappella a Székesfehérvár, da lui fatta costruire nel 1425, accanto a quella dei re d’Ungheria.
Scolari fu ovviamente un ricco proprietario fondiario: ebbe possessi in diversi comitati ungheresi, molti dei quali però condivideva con la moglie Borbála e con il fratello Matteo. Fu altresì mecenate, prodigo elemosiniere e finanziatore di opere civili e religiose. Fece costruire a Ozora, oltre al castello, un monastero di osservanti francescani, abitato dal 1423. A Lippa, finanziò la costruzione dell’ospedale di S. Elisabetta, che nel 1426 era completamente edificato e abbellito con gli affreschi di Masolino da Panicale (che lavorò forse anche nel castello di Ozora). Invitò alla sua corte lo scultore, intagliatore e architetto fiorentino Manetto Ammannatini, che molto probabilmente progettò la sua residenza di Ozora. Fu inoltre in contatto e collaborò con insigni uomini di cultura e umanisti come il cardinale Branda Castiglione e Poggio Bracciolini, il padre del suo biografo Jacopo, con il quale s’incontrò a Costanza nel 1415 durante i lavori del concilio, cui partecipò insieme con una folta delegazione magiara. Sponsorizzò altresì opere di utilità pubblica: tra queste un acquedotto che avrebbe dovuto portare l’acqua dal lago Balaton a Ozora. Infine, con l’eredità ricevuta dal fratello Matteo e dal cugino Andrea Scolari, vescovo di Várad, finanziò la costruzione a Firenze dell’oratorio degli Scolari agli Angeli, destinato a diventare il capolavoro di Filippo Brunelleschi, progetto che non fu mai completamente realizzato.
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