SACRAMORO, Filippo
– Nacque a Rimini da Galeotto di Antonio Menchiozzi e da una Gennari, forse nel quinto decennio del Quattrocento; ebbe diversi fratelli, tra i quali Antonio e Malatesta, variamente coinvolti nella sua carriera ecclesiastica.
Il padre era fratello di Sacramoro Menchiozzi (Sacramoro da Rimini), che stava conducendo una brillante carriera, dapprima al servizio dei Malatesta, poi degli Sforza. Un altro fratello del padre, Cristoforo, seguendo le orme del fratello Sacramoro ricoprì incarichi dapprima nel dominio sforzesco e poi nei territori pontifici. La famiglia costituiva il ramo riminese, staccatosi nel XIV secolo, dei Menchiozzi di Milano; assunse il nuovo cognome, Sacramoro, dalla generazione precedente a quella di Filippo.
Le prime date certe della biografia di Sacramoro sono il 10 novembre 1460, quando il vescovo di Rimini gli conferì un canonicato nella cattedrale cittadina, che gli sarebbe stato confermato il 7 dicembre 1465 e che Filippo avrebbe poi assegnato al fratello Antonio, e l’8 agosto 1472, quando si laureò in diritto canonico all’Università di Pavia, l’ateneo degli Sforza. Già nell’estate del 1470, mentre era studente a Pavia, l’oratore fiorentino residente a Milano, Angelo della Stufa, lo raccomandava a Galeazzo Maria per un canonicato nella cattedrale di Milano.
Alla raccomandazione non dovevano essere estranei i buoni uffici dello zio Sacramoro, attivo a Firenze come oratore sforzesco fin dal 1468. Va anzi precisato che, soprattutto in questi primi anni, la storiografia ha spesso sovrapposto le vicende biografiche di Filippo Sacramoro e dello zio Sacramoro da Rimini.
Le prime attestazioni di una presenza di Sacramoro a Firenze datano all’autunno del 1472; sicuramente dalla primavera del 1473 sostituì lo zio, trasferito a Roma, in qualità di oratore sforzesco nella città toscana, dove sarebbe rimasto ininterrottamente fino all’estate del 1482, un periodo insolitamente lungo per un oratore.
Filippo si inserì profondamente nella realtà ecclesiastica, culturale e politica della città. Nel 1473 l’arcivescovo di Firenze, Pietro Riario, lo nominò suo vicario generale. Marsilio Ficino gli dedicò una copia del suo De christiana religione; l’amicizia con Jacopo Bracciolini è documentata da una preziosa lettera, inviata da Filippo alla corte sforzesca, sulla riscoperta dei classici operata dal padre Poggio. Le centinaia e centinaia di dispacci che in quegli anni Filippo inviò da Firenze a Milano mostrano una conoscenza profondissima della situazione politica della città e del contesto nazionale e internazionale, non meno di un’assoluta dimestichezza con l’ambiente mediceo. Il 22 maggio 1478 il Consiglio segreto sforzesco deliberò un aumento mensile pari a dieci ducati del suo stipendio «ut melius vivere possit» (Acta in Consilio secreto..., a cura di A.R. Natale, 1963-1969, p. 96); nel dicembre del 1479 accompagnò Lorenzo il Magnifico nel suo viaggio a Napoli. Contemporaneamente, Filippo Sacramoro faceva incetta di benefici ecclesiastici.
Il 20 ottobre 1473 gli venne conferito il canonicato cattedrale fiorentino reso vacante dalla promozione di Gentile Becchi al vescovato di Arezzo (canonicato che più tardi avrebbe consegnato al fratello Malatesta); il 31 agosto 1475 gli furono assegnate la pieve di S. Giovanni in Val di Pesa e l’arcipretura di S. Michele a Santarcangelo di Romagna; lo zio Sacramoro gli conferì le commende di S. Fabiano di Prato e di S. Maria di Grignano, rispettivamente il 23 dicembre 1473 e il 27 maggio 1478 (che Sacramoro avrebbe a sua volta riassegnato al fratello Antonio); da uno scambio con un familiare suo e dello zio, Giuntino da Pistoia, ne ottenne la commenda di S. Benedetto a Savignano sul Rubicone. Il 5 giugno 1478 Sacramoro, che nel frattempo aveva conseguito il protonotariato apostolico, si obbligò per un’ordinaria e per l’arcidiaconato nel duomo di Milano vacanti per la morte di Antonio Paravicino; il 6 marzo 1479 si obbligò per numerosi benefici minori, eretti nelle diocesi di Milano e di Como, vacanti per la morte del medesimo Antonio Paravicino.
Alla fine di giugno del 1482 Filippo chiese licenza al duca per trasferirsi ai bagni, cedendo il posto di oratore al fratello Malatesta, che già collaborava con lui e con lo zio Sacramoro. Da allora non si hanno più sue notizie fino al 29 gennaio 1490, quando Lorenzo de’ Medici ricevette da Malatesta Sacramoro una lettera da Venezia secondo la quale Filippo, ammalatosi durante il ritorno da un viaggio al Santo Sepolcro effettuato dai due fratelli, era «infermo ad mortem» (Lorenzo de’ Medici, Lettere, a cura di L. Böninger, XVI, 2011, p. 353): Malatesta chiedeva per sé il canonicato nella cattedrale di Firenze, il priorato di S. Fabiano di Prato e l’abbazia benedettina di Savignano. Filippo morì prima del 6 marzo 1490, quando Aloisio Capra si obbligava per l’arcidiaconato della cattedrale milanese, vacante per la sua morte.
Fu allora il fratello Malatesta a diventare l’esponente più in vista della famiglia. Fino a quel momento egli aveva giocato un ruolo analogo a quello del fratello e dello zio, diviso fra ‘offici’ civili e cumulo di benefici ecclesiastici: dottore di decreti; luogotenente per Sacramoro da Rimini nella diocesi parmense dal 1477 al 1480; al servizio di Lorenzo il Magnifico tra il 1481 e il 1482; oratore sforzesco a Firenze nel 1484-85; «chanonico de’ principali [della cattedrale di Firenze] ch’aveva ben 3 mila ducati d’entrata» (Epistolario di fra Santi Rucellai, a cura di A.F. Verde - E. Giaconi, 2003, p. 190). Ma, infiammato dalla predicazione savonaroliana, l’11 maggio 1496 vestì l’abito domenicano in S. Marco, il 1° maggio 1497 fece la professione e assunse le più alte dignità del convento, giungendo a proporsi per la prova del fuoco sulla santità di fra Girolamo nell’aprile del 1498. Tuttavia, mutate le fortune di Savonarola, lo persuase ad arrendersi e ne prese le distanze nel processo (guadagnandosi l’appellativo di ‘Giuda di San Marco’ dalla libellistica piagnona); sicché, pur condannato a un confino decennale, seppe presto riemergere. Fu così priore di S. Spirito a Siena (1499), vicario generale della Congregazione tosco-romana (fino al 1502), priore di S. Romano a Lucca (1506), di S. Cataldo a Rimini (1508) e di S. Pietro Martire a Parma. Di nuovo chiamato ad alti incarichi da Tommaso de Vio, maestro dell’Ordine, Malatesta morì nel 1511 alla Mirandola, dove risiedeva la Corte pontificia, dopo aver testato il 10 maggio 1509.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Archivio ducale visconteo-sforzesco; Delle divine lettere del gran Marsilio Ficino, tradotte per m. Felice Figliucci senese..., appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, Venezia 1563, cc. 203v-204r; N. Rubinstein, An unknown letter by Jacopo di Poggio Bracciolini on discoveries of classical texts, in Italia medioevale e umanistica, I (1958), pp. 383-400; Acta in Consilio secreto in castello portae Jovis Mediolani, a cura di A.R. Natale, I-III, Milano 1963-1969, p. 96; Lorenzo de’ Medici, Lettere, I (1460-1474), a cura di R. Fubini, Firenze 1977, ad ind.; Id., Lettere, II (1474-1478), a cura di R. Fubini, Firenze 1977, ad ind.; Id., Lettere, III (1478-1479), a cura di N. Rubinstein, Firenze 1977, ad ind.; Id., Lettere, IV (1479-1480), a cura di N. Rubinstein, Firenze 1981, ad ind.; Id., Lettere, V (1480-1481), a cura di M. Mallett, Firenze 1989, ad ind.; Id., Lettere, VI (1481-1482), a cura di M. Mallett, Firenze 1990, ad ind.; Lauree pavesi nella seconda metà del ’400, I (1450-1475), a cura di A. Sottili, Bologna 1995, pp. 201 s; J. Ammannati Piccolomini, Lettere (1444-1479), a cura di P. Cherubini, I-III, Roma 1997, ad ind.; Bartolomeo Scala: Humanistic and political writings, a cura di A. Brown, Tempe (AZ) 1997, pp. 35, 102, 104, 211; Camera apostolica. Documenti relativi alle diocesi del ducato di Milano, II, I “libri annatarum” di Sisto IV (1471-1484), a cura di G. Battioni, Milano 1997, pp. 231 s., 260; Lorenzo de’ Medici, Lettere, VII (1482-1484), a cura di M. Mallett, Firenze 1998, ad ind.; Camera apostolica. Documenti relativi alle diocesi del ducato di Milano, III, I “libri annatarum” di Innocenzo VIII (1484-1492), a cura di P. Merati, Milano 2000, pp. 225 s.; Carteggio degli oratori mantovani alla corte sforzesca (1450-1500), XI (1478-1479), a cura di M. Simonetta, Roma 2001, ad ind.; Carteggio degli oratori mantovani alla corte sforzesca (1450-1500), XII (1480-1482), a cura di G. Battioni, Roma 2002, ad ind.; Corrispondenza degli ambasciatori fiorentini a Napoli. Giovanni Lanfredini (maggio 1485 - ottobre 1486), a cura di E. Scarton, Napoli 2002, ad ind.; Epistolario di fra Santi Rucellai, a cura di A.F. Verde - E. Giaconi, in Memorie domenicane, n.s. XXXIV (2003), ad ind.; Corrispondenza degli ambasciatori fiorentini a Napoli. Giovanni Lanfredini (13 aprile 1484 - 9 maggio 1485), a cura di E. Scarton, Napoli 2005, ad ind.; Il carteggio di Gerardo Cerruti, oratore sforzesco a Bologna (1470-1474), a cura di T. Duranti, Bologna 2007, ad ind.; Carteggio degli oratori mantovani alla corte sforzesca (1450-1500), X (1475-1477), a cura di G. Battioni, Roma 2008, ad ind.; Lorenzo de’ Medici, Lettere, XVI (1489-1490), a cura di L. Böninger, Firenze 2011, ad indicem.
L. Tonini, Rimini nella signoria de’ Malatesti, Rimini 1880, pp. 713-716; Archivio di Stato di Firenze, Archivio mediceo avanti il principato. Inventario, I-IV, Roma 1951-1957, ad ind.; L. Cerioni, La diplomazia sforzesca nella seconda metà del Quattrocento e i suoi cifrari segreti, I, Roma 1970, pp. 219 s.; G. Battioni, Indagini su una famiglia di “officiali” fra tardo medioevo e prima età moderna: i Sacramoro da Rimini (fine secolo XIV - inizio secolo XVII), in Società e storia, LII (1991), pp. 271-295.