RUFINI (de Rufinis), Filippo
RUFINI (de Rufinis), Filippo. – Nacque a Roma nel rione Monti (o Parione) dalla nobile famiglia romana dei Rufini, da Giacomo Pierangelo Rufini e da Lucrezia di Luca de Magistris.
L’iscrizione tombale di quest’ultima, con la data di morte 2 maggio 1348 (probabilmente errata), fu vista nella chiesa di S. Giovanni della Pigna (Ciacconius - Oldoinus, 1677, col. 644; Forcella, 1877, IX, p. 484 n. 971). A quanto pare risale ad Alfonso Ciacconio l’attribuzione di Filippo Rufini a una altrimenti non meglio nota famiglia ‘Gezza di Roma’, in seguito associata a Rufini in varie opere erudite. Lo stesso vale per un suo presunto stemma (d’azzurro, al palo d’argento [o d’oro], accompagnato da sei stelle dello stesso, poste tre per lato nel verso della pezza), ripetuto in diversi stemmari di famiglie romane. Se non si tratta di una mera invenzione di Ciacconio, come ipotesi si potrebbe pensare che lo storiografo domenicano spagnolo per questo stemma avesse avuto ancora sotto gli occhi qualche frammento della tomba del cardinale della quale oggi non si hanno più altre tracce.
Intorno al 1330 vestì l’abito domenicano nel convento di S. Maria sopra Minerva (Masetti, 1864, II, p. 303) e, dato che usualmente nella prima metà del XIV secolo i frati domenicani intraprendevano l’anno di noviziato intorno ai 14 anni (Masetti, 1864, I, pp. 55 s., 123), si può ipotizzare che Filippo Rufini sia nato attorno al 1315.
Non è certa l’identificazione con Rufini del domenicano ‘Philippus de Roma’ assegnato nel 1344 come studente al convento di S. Caterina di Pisa dal Capitolo della Provincia romana celebrato in quell’anno a Orvieto (Acta capitulorum provincialium Provinciae Romanae, a cura di Th. Kaeppeli - A. Dondaine, 1941, p. 355, r. 19), unica possibile notizia di lui negli anni Quaranta.
Il 26 marzo 1354, poiché a Roma «nullus penitentiarius noster natione Romano existit», fu nominato dal papa a tale carica Rufini, che prestò giuramento dinanzi al vicario di Roma in spiritualibus, il vescovo Ponzio da Orvieto; Rufini presentò la supplica per l’ufficio di penitenziere papale anche come scindicus et ambasciator Romanorum (Archivio segreto Vaticano, Reg. Suppl., 27, c. 70v).
Intorno al 1357 uno scandalo coinvolse il domenicano a causa di dissensi violenti con i propri confratelli del convento di S. Maria sopra Minerva. Il penitenziere maggiore, il cardinale Albornoz, e il suo successore, il cardinale Francesco degli Atti, avviarono allora un’inchiesta; e probabilmente anche al fine di prevenire ulteriori casi spiacevoli, due anni dopo il papa conferì a degli Atti la facoltà «quod possit removere penitentiarios de Urbe et loco ipsorum alios ponere, prout sibi videbitur» (Glenisson - Mollat, 1964, p. 114, n. 313). Degli Atti affidò a Ponzio da Orvieto il compito di indagare nella suddetta causa (Tamburini, 1990, p. 261).
Filippo Rufini fu eletto vescovo di Isernia da papa Urbano V nel dicembre del 1362, dopo la morte, presso la Curia romana, del suo predecessore Cristoforo. Quando nel 1365 Urbano V pianificò il ritorno della Curia a Roma, si mobilitarono anche i romani, che mandarono ad Avignone quattro ambasciatori, due laici e due prelati, ai quali il pontefice ordinò di esporre i suoi piani ai romani: i due ecclesiastici erano Rufini e Giacomo Muti, vescovo di Marsico (Archivio segreto Vaticano, Reg. Vat., 248, c. 10v, 1365, novembre 23). L’8 novembre 1367 fu nominato vescovo di Tivoli, succedendo al vescovo Daniele. Nel 1374 fece nuovamente parte di un’ambasceria di romani ad Avignone (Rehberg, 1999, p. 386).
Il 7 e 8 aprile 1378, quando i cardinali elessero – sotto la pressione di un generale tumulto dei romani – l’arcivescovo di Bari, Bartolomeo Prignano, papa Urbano VI, il Popolo romano designò Rufini quale uno dei tre guardiani del conclave. Il 18 settembre 1378 fu creato cardinale del titolo di S. Susanna da papa Urbano VI nel suo primo concistoro, tenutosi in S. Maria in Trastevere. Dal 1381 al 1382 fu legato papale nel Regno di Sicilia e, insieme al legato a latere per l’Italia Poncello Orsini, vescovo di Aversa e cardinale di S. Clemente, si recò in varie città italiane, fra cui Pisa e Lucca, per perorare la causa di Urbano VI contro l’antipapa Clemente VII (Roberto di Ginevra).
Morì il 22 maggio 1386 e fu inumato nella basilica di S. Sabina all’Aventino.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Registra Vaticana 226, cc. 181v-182r, ep. 98 (1354, febbraio 27); Registra Supplicationum 27, c. 70v (1354, marzo 26); 37, c. 80 (1363, gennaio 20); 38, c. 132 (1363, aprile 15); Roma, Curia generalizia dei Frati Minori, Archivio Storico: Archivio di S. Isidoro degli Irlandesi, ms. 2/49, c. 48r (appunti di Alonso Chacòn). Urban V (1362-1370), Lettres communes, dir. da P. Gasnault, II, Paris 1964, n. 8023 (nomina di Filippo Rufini a vescovo di Isernia); Id., Lettres communes, VII, a cura di A.-M. Hayez con la collab. di J. Mathieu, M.-F. Yvan, Paris 1981, nn. 22778 (nomina di Filippo a vescovo di Tivoli) e 22790; Gregoire XI (1370-1378), Lettres communes, I (1371), Rometta 1992, nn. 4109, 4584, 4680, 4684, 4692, 4704, 4792, 5587, 5948, 6416, 7248, 7250, 7335, 7357, 7387, 7473, 7504, 7526, 7528, 7530, 7532, 7533; II, 1992, nn. 7682, 7711, 7248, 7250, 7335, 7469, 7473, 7504, 7526, 7528, 7530, 7532, 7533, 8248, 8249, 8282, 8288, 8298, 8300, 8301, 8302, 8306, 8308, 8310, 8312, 8385, 8460, 8475, 8484, 8485, 8486, 8523, 8682, 8982, 9077; III, 1993, nn. 12997, 13263, 13562, 13573, 13996, 13997, 13998, 14001, 14007, 14008, 14009, 14018, 14151, 14152, 14153, 14160, 14173, 14174, 14175, 14177, 14183, 14187, 14215, 14219, 14221, 14315, 14344, 14400; Antoninus de Florentia (s.), Chronica, Lugduni 1586, tit. 23, c. 11, par. 1, n. 19; V.M. Fontana, Sacrum Theatrum Dominicanum, Romae 1666, p. 623; A. Ciacconius - A. Oldoinus, Vitae, et res gestae pontificum Romanorum et S.R.E. cardinalium..., II, Romae 1677, col. 644; G.M. Cavalieri, Galleria de’ Sommi Pontefici, Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi dell’Ordine de’ Predicatori divisata in cinque cronologie, Benevento 1696, I, p. 172, II, pp. 202 s.; G.I. Eggs, Purpura docta, Monachii 1714, pp. 463-465; J. Quétif - J. Échard, Scriptores Ordinis Praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, p. 682; F. Ughelli, Italia Sacra, II, Venetiis 1717, p. 1309; VI, Venetiis 1720, p. 399; Bullarium Ordinis FF. Praedicatorum, a cura di Th. Ripoll - A. Brémond, II, Romae 1730, pp. 239, 266, 302; Acta capitulorum provincialium Provinciae Romanae, a cura di Th. Kaeppeli - A. Dondaine, Roma 1941, p. 355, r. 19.
A. Touron, Histoire des hommes illustres de l’Ordre de saint Dominique, II, Paris 1745, pp. 565-575; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LIX, Venezia 1852, pp. 213 s.; Th.P. Masetti, Monumenta et antiquitates veteris disciplinae ordinis Praedicatorum, I-II, Romae 1864, I, pp. 55 s., 123, II, p. 303; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, IX, Roma 1877, p. 484; E. Göller, Die päpstliche Pönitentiarie von Ihrem Ursprung bis zu ihrer Umgestaltung unter Pius V, I, 2, Rom 1907, p. 11; J.J. Berthier, Le couvent de Sainte Sabine à Rome, Rome 1912, p. 401; C. Eubel, Hierarchia catholica Medii Ævi, I, Monasterii 1913, pp. 15, 23, 287, 485; I. Vinogradoff, Miscellanea Romana, in English Historical Review, XLV (1930), pp. 612-623 (edizione parziale di Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Reg. Suppl., 27, c. 70v); A. Walz, I cardinali domenicani. Note bio-bibliografiche, Firenze-Roma 1940, p. 26; G.-G. Meersseman, Études sur l’ordre des frères Prêcheurs au début du Grand Schisme, in Archivum Fratrum Praedicatorum, XXVII (1957), pp. 169 s. [183]; B. Guillemain, La cour pontificale d’Avignon (1309-1376). Étude d’une societé, Paris 1962, p. 340, nota 396; J. Glenisson - G. Mollat, Correspondance des légats et vicaires-généraux. Gil Albornoz et Androin de La Roche (1353-1367), Paris 1964, p. 114, n. 313; F. Tamburini, La Penitenzieria apostolica durante il papato avignonese, in Le fonctionnement administratif de la papauté d’Avignon. Actes de la table ronde..., Avignon... 1988, Rome 1990, p. 261; A. Rehberg, Kirche und Macht im römischen Trecento. Die Colonna und ihre Klientel auf dem kurialen Pfründenmarkt (1278-1378), Tübingen 1999, pp. 381, 386 (per la sua partecipazione nell’ambasceria di romani ad Avignone), 397; Id., Die Pönitentiare in Urbe während der Avignoneser Zeit. Eine prosopographische Skizze, in The Roman Curia, the Apostolic Penitentiary, and the partes in the later Middle Ages, a cura di K. Salonen - Chr. Krötzl, Roma 2003, pp. 67-114 (in partic. pp. 79, 87, 108); Id., Nobiles, milites e cavallerocti nel tardo Duecento e nel Trecento, in La nobiltà romana nel Medioevo. Atti del Convegno... 2003, Roma 2006, pp. 413-460 (in partic. p. 448); L. Giallombardo - Cl. De Dominicis - G. Arcangeli, Stemmi gentilizi delle più illustri famiglie romane. Commentario, Roma 2007, p. 71 n. 352 [Gezza]. È invece differente lo stemma riprodotto (ibid., p. 87 nr. 630), attribuito ai Rufini che non deve stupire, perché a Roma nel corso dei secoli avrebbero potuto esserci più famiglie omonime.