NICOLETTI, Filippo
NICOLETTI, Filippo. – Nacque a Ferrara nel 1554 circa.
Si proclama ferrarese nei frontespizi di alcune sue opere. Quanto all’anno di nascita, in una lettera scritta nel 1623 al cardinale Alessandro d’Este, affermava di avere 69 anni (Andreotti, 1991-92, p. 94). Secondo Schmidl (1929, p. 173), studiò col francescano Giuliano Cartari, di cui è documentata la presenza dal 1567 come cantore al Santo di Padova e dal 1573 come maestro di cappella in S. Francesco a Bologna; l’informazione, pur non inverosimile, non è però suffragata da documenti.
Le prime tracce dell’attività musicale di Nicoletti mostrano gli stretti contatti che mantenne con esponenti della nobiltà di Rovigo, dove probabilmente risiedette e lavorò: «di Rovigo, il 15 novembre 1577» firmò infatti la dedica al nobile lendinarese Petrobello Petrobelli del Primo libro de’ madrigali a cinque voci (Venezia, A. Gardano, 1578). Anche la seconda opera a stampa, Li finti amori. Musica a cinque voci (Venezia, G. Vincenzi - R. Amadino, 1585), sebbene datata «di Venetia, li primo di luio [sic] 1585», rimanda all’ambiente rodigino, poiché è dedicata a «Catarin Zeno, dignissimo podestà e capitano di Rovigo e proveditor di tutto il Polesine» e include due madrigali su testi del «sig. Mazzarello da Rovigo» e del «signor dottor Avanzi da Rovigo», accanto a quelli di poeti più noti (da Ludovico Ariosto, Luigi Cassola, Girolamo Parabosco e Luigi Groto, ai più recenti Torquato Tasso e Battista Guarini).
Se la prima delle due raccolte mostra un stile madrigalistico convenzionale e non troppo ricercato, decisamente più raffinata, a partire dalle scelte poetiche, appare la seconda, in cui Nicoletti mostra una tecnica contrappuntistica solida e caratterizzata da varietà ritmica e da una condotta vivace delle voci, che sfoggiano agili passaggi e repentini salti d’ottava, di decima e perfino di dodicesima.
In quegli anni tentò di trasferirsi alla corte di Mantova, dato che nell’ottobre 1579 venne raccomandato, come cappellano, al duca Guglielmo Gonzaga da Alessandro Nodari, che ne mise in luce la bella voce e le doti di compositore: il tentativo rimase senza successo. Aveva comunque mantenuto buoni contatti con l’ambiente ferrarese, come si desume dal fatto che un suo madrigale fu incluso nella raccolta Il lauro verde (Ferrara, V. Baldini, 1583), pubblicata in onore di Laura Peverara per iniziativa di un gruppo di musicofili ferraresi che si firmarono «Accademici Rinnovati». Nel 1588 diede alle stampe Il primo libro dei madrigali a due voci, dedicandolo al prelato rodigino Girolamo Bonifacio, vicario del vescovo di Adria: si tratta di un’opera a carattere didattico, in stile fiorito; quanto alle scelte poetiche – Luigi Tansillo, Ariosto e Pietro Bembo – sono ricalcate quasi integralmente sul Primo libro dei madrigali a tre voci (Venezia, A. Gardano, 1575) di Andrea Gabrieli.
Nel febbraio 1588 entrò al servizio di Alfonso II d’Este, quale cappellano e musico della corte ferrarese, rimanendovi fino alla morte del duca nel 1597; in una supplica a Cesare d’Este del 1608 dichiarava infatti di «haver servito la ser.ma sua casa per lo spatio di nove anni» (Andreotti, 1991-92, p. 90). A Ferrara prese parte anche all’attività di alcuni circoli, come il «ridotto» dei conti Bonifacio e Luigi Bevilacqua, cui dedicò l’edizione madrigalistica collettiva da lui stesso curata, La gloria musicale (Venezia, R. Amadino, 1592), contenente due suoi madrigali, e quello di Antonio Goretti, cui dedicò un brano nella riedizione del Primo libro di madrigali a due voci (Venezia, Giacomo Vincenzi, 1605).
Dopo la devoluzione del ducato estense allo Stato della Chiesa (1598), lasciò Ferrara per trasferirsi a Roma, probabilmente nel 1602, quando il suo nome scompare dall’elenco del clero residente della cattedrale, pur continuando a godere del beneficio della cappellania di S. Giacomo di Galizia.
Il primo contatto con l’ambiente romano è ravvisabile nei due brani inclusi tra i Mottetti de’ diversi autori in lode di Santa Cecilia a 3, 4, 5, 6, e 7 voci (Roma, Eredi di Nicolò Muzi, 1602). Il tramite fra Nicoletti e il curatore, il pavese Ludovico Torti, all’epoca maestro di cappella nella cattedrale di Rieti, potrebbe essere stato un altro compositore incluso nella raccolta, Bernardino Bertolotti, allora «musico di Castel Sant’Angelo» a Roma, che «per lo spatio di venti anni» era stato al servizio del duca Alfonso II e quindi collega di Nicoletti alla corte estense (Pitoni [1713], 1988, p. 160).
Nel 1604 Nicoletti era sicuramente a Roma, da dove, il 25 novembre, firmava la dedica delle sue Villanelle a tre voci a Guglielmo Bevilacqua, «referendario dell’una e l’altra Segnatura et governatore dignissimo di Jesi», cui evidentemente lo legavano i precedenti rapporti con la nobile famiglia ferrarese dei Bevilacqua. Le Villanelle, stilisticamente affini alle canzonette alla romana per l’uso di un contrappunto rigoroso seppur semplificato, utilizzano testi anonimi, di struttura strofica e di carattere popolaresco, pastorale, parodistico o amoroso. Come apprendiamo dalla riedizione del Primo libro di madrigali a due voci, già nel 1605 aveva ottenuto il primo incarico di maestro di cappella a S. Lorenzo in Damaso. Dal novembre 1607 passò a dirigere la cappella di S. Maria della Consolazione, chiesa dell’omonimo ospedale, restando in carica fino all’agosto 1612. Dal luglio 1613 fu maestro di cappella a S. Maria di Loreto, chiesa della confraternita dei Fornai, rimanendo in carica fino alla morte.
Quasi certamente aderì alla Compagnia dei musici di Roma: nel 1626 fu lui a firmare, per conto del sodalizio, la denuncia che portò al sequestro delle opere musicali fatte stampare dal cantore pontificio Francesco Severi, e al conseguente conflitto fra la cappella pontificia e la Compagnia dei musici, insorto a causa del privilegio esclusivo concesso a quest’ultima di poter stampare musica.
Godette di una buona reputazione nell’ambiente romano: lo proverebbero le lodi rivoltegli da Giovanni Briccio per alcuni suoi canoni enigmatici non pervenutici. Svolse anche un’intensa attività didattica, cui accenna la citata lettera al cardinale Alessandro d’Este del 3 giugno 1623, lamentandosi delle «fatiche che […] ho fatto con l’insegnare o corteggiare i miei padroni» (Andreotti, 1991-92, p. 94). Fra i suoi allievi vi furono Giovan Battista Massari e Francesco Sammaruco (cfr. prefazione alla raccolta di mottetti, curata dai due, Corona di gigli et sacre rose [Venezia, 1619]), Pietro Paolo Sammaruco e il noto violinista Giovanni Antonio Leoni, oltre a una Livia, «figliola piccolina che cantava», figlia del nipote Giovanni Ricci (Morelli, 1996, p. 149).
Coltivò anche la poesia e diede alle stampe le Rime spirituali sovra la solennità del Natale di Nostro Signore (Ferrara, V. Baldini, 1593), dedicate al duca Alfonso II d’Este, e i De divini verbi nativitate, passione et resurrectione carmina, dedicati al cardinale Lelio Biscia (Roma, G.B. Robletti, 1634), oltre a un sonetto e una canzone nelle Rime di diversi autori nelle nozze dell’ill.mo et ecc.mo sig. Carlo Gesualdi con l’ill.ma et ecc.ma signora donna Leonora d’Este (Ferrara, V. Baldini, 1594).
Morì a Roma il 27 settembre 1634.
Opere: oltre a quelle già menzionate, due madrigali a cinque voci: M’è pur forza il partire, in Giardino dei musicisti ferraresi, madrigali a cinque voci (Venezia, G. Vincenti, 1591); e Tu mi discuopri, in Musica de diversi eccellentiss. auttori a cinque voci sopra i Pietosi affetti del M.R.P.D. Angelo Grillo, raccolta per il padre D. Massimiano Gabbiani (Venezia, A. Gardano 1604); un madrigale a sei voci (Quanto felici sete, in Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, Cod. Guelf. 334 Mus. Hdschr. nr. 32; copia del sec. XVIII in London, British Library, Add. 31409); un mottetto a tre voci (Iste est qui ante Deum, in Sacri affetti contesti da diversi eccellentissimi autori, raccolti da Francesco Sammaruco, Roma, L.A. Soldi, 1625); canzone strumentale La Capricciosetta, per liuto e violino (Roma, Biblioteca nazionale, Mss. Mus. 156).
Fonti e Bibl.: G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica (1713), ed. mod. a cura di C. Ruini, Firenze 1988, pp. 160, 179; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, Milano 1929, p. 173; I. Fenlon, Music and patronage in sixteenth-century Mantua, Cambridge 1980, p. 88; A. Newcomb, The madrigal at Ferrara, 1579-1597, I, Princeton, NJ, 1980, ad ind.; F. Passadore, Musica e musicisti a Rovigo tra Rinascimento e Barocco, Rovigo, 1987, pp. 34-47; A. Andreotti, Nuove acquisizioni circa la vita e le opere di F. N. (1554-post 1623), in Rassegna veneta di Studi musicali, VII-VIII (1991-92), pp. 85-106; A. Morelli, F. N. (circa 1555-1634) compositore ferrarese: profilo biografico alla luce di nuovi documenti, in Musica Franca. Essays in honor of Frank A. D’Accone, a cura di I. Alm - A. McLamore - C. Reardon, Stuyvesant, NY, 1996, pp. 139-150; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XVII, pp. 877 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XII (2004), coll. 1063 s.