NERLI, Filippo
Storico, nato a Firenze il 9 marzo 1485, morto ivi il 17 gennaio 1556. Formò la sua cultura, più che nella scuola, nei famosi convegni degli Orti Oricellari (cioè nei giardini di casa Rucellai), dove conobbe il Machiavelli, diventandone amicissimo. Giovane, coprì varie cariche pubbliche e fu tre volte priore; nel 1523, Clemente VII lo mandò governatore a Modena, e quell'ufficio il N. tenne circa quattro anni, cioè fino a quando la città non fu ceduta ad Alfonso d'Este. Tornato a Firenze, poiché per convinzioni politiche e per motivi di parentela era legato ai Medici, fu sospettato e vigilato durante il triennio di restaurazione repubblicana e, quando cominciò l'assedio della città, fu anche tenuto in prigione. Caduta la repubblica, il N. riacquistò la libertà e tornò alla vita attiva. I Medici se ne servirono continuamente come persona nella quale potevano riporre completa fiducia. Fece parte del Consiglio de' Dugento e del Senato dei Quarantotto; fu capitano di Pisa, di Pistoia, di Cortona, di Volterra, di Arezzo. Cosimo de' Medici, che il N. aveva favorito, aiutandolo a diventare duca dopo l'assassinio di Alessandro, lo mandò ambasciatore a Roma e lo destinò poi capitano a Pistoia, ma pochi mesi dopo il N. moriva.
Alla storia il N. fu portato dalla passione politica. Dopo la definitiva vittoria dei Medici e l'instaurazione del principato, la storia di Firenze si presentò alla sua mente come un lungo e angoscioso travaglio di generazioni, che soltanto con l'avvento del regime monarchico e autoritario dei Medici aveva potuto trovare ordine e pace. E fece proposito di narrare quella storia, muovendo dal misfatto politico del 1215, che aveva diviso la città e l'aveva tenuta per tre secoli circa sotto il dominio delle fazioni. Così nacquero i Commentari de' fatti civili occorsi dentro la città di Firenze dall'anno 1215 al 1537, che nei primi tre libri contengono la storia di Firenze fino al sec. XV e formano quasi un prologo agli altri nove, dove è evidente l'intenzione di esaltare il principato mediceo sopraggiunto come una provvidenziale necessità a salvare il paese dalla demagogia. Il N. aveva incominciato a scrivere l'opera prima del 1534, poi per sedici anni l'aveva abbandonata; la riprese e la condusse a termine verso il 1549 per le sollecitazioni di Cosimo I. Essa non vide però la luce che due secoli dopo, per cura del Settimanni e con la falsa data di stampa di Augusta, 1728; una seconda edizione ne fu fatta a Trieste nel 1859.
Bibl.: A. Niccolai, F. d. N., Pisa 1906; E. Füter, Geschichte der neueren Historiographie, Monaco-Berlino 1925.