NANI MOCENIGO, Filippo
– Nacque a Venezia l’8 febbraio 1847, unico figlio di Mario Girolamo e di Maria Carlotta Gradenigo.
Famiglia patrizia tra le più antiche di Venezia, i Nani nel corso dei secoli si erano divisi in vari rami, tra cui quello di Mario Girolamo aveva assunto, a inizio Ottocento, anche il cognome Mocenigo, per testamento di Elisabetta Mocenigo, bisavola di Filippo, discendente da una delle più blasonate famiglie della Serenissima. Oltre alle cospicue proprietà immobiliari a Venezia, tra cui i due palazzi di Cannaregio e S. Trovaso, dove Filippo nacque e risiedette per un certo periodo, i Nani detenevano vasti possedimenti nell’alto Polesine (a Canda e Presciane, frazione di San Bellino).
Compiuti gli studi classici al liceo-ginnasio Ss. Gervasio e Protasio di Venezia, dopo aver sospeso per ragioni di salute la frequenza all’istituto Cavanis cui la famiglia lo aveva inizialmente indirizzato, s’iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Padova, conseguendovi la laurea nel 1870. Dopo la morte del padre (1872) e il matrimonio, due anni dopo, con Elena Angeli, esponente di una ricca famiglia aristocratica con cospicui possedimenti fondiari nel Veneziano, dalla quale ebbe otto figli, si impegnò nell’amministrazione del vasto patrimonio di famiglia dedicandosi, nel contempo, alla carriera politica.
A Canda fu consigliere comunale (eletto nel 1873), assessore e sindaco (1876), ruolo che ricoprì altre due volte nelle decadi a cavaliere tra i due secoli. Nel 1902 fu eletto nel consiglio comunale di San Bellino e in quello provinciale di Rovigo, dove rivestì anche la carica di deputato provinciale nel biennio 1905-06. Nel 1899, inoltre, divenne presidente della neonata Banca provinciale del Polesine e fu attivamente impegnato nel settore delle bonifiche (consigliere d’amministrazione dal 1900 e presidente per oltre un decennio, dal 1904, del Consorzio idraulico di Vespara-Presciane).
Parte consistente della sua attività pubblica si svolse tuttavia a Venezia, dove fu consigliere comunale quasi ininterrottamente dal 1876 al 1889, eletto nelle fila dei moderati, e assessore, con delega all’Igiene, nel biennio 1877-78. Personalità stimata e per alcuni aspetti indipendente, su posizioni talora critiche nei riguardi delle amministrazioni moderate, si conquistò il favore dei conservatori veneziani anche grazie all’intensa attività svolta sin dalla fine degli anni Settanta all’interno delle principali istituzioni assistenziali cittadine, ma godette anche del rispetto dei progressisti. Nel 1887 divenne consigliere e deputato provinciale di Venezia e nel triennio 1889-91 membro della giunta provinciale amministrativa.
In una realtà come quella veneziana dell’epoca, ove molteplici erano gli istituti di tipo elemosiniero, educativo, sanitario e previdenziale, Nani Mocenigo ottenne una serie di incarichi a lui congeniali: fu consigliere (dal 1879) e presidente nel quadriennio 1887-90 del Monte di pietà, consigliere dell’ospedale civile (1880-87), della commissione amministratrice degli asili infantili (1885-89) e della congregazione di Carità (eletto nel 1892), all’interno della quale ricoprì per due volte l’incarico di presidente (1895-99 e 1912-16). Fu inoltre vicepresidente del Comitato per la fondazione dell’ospedale pediatrico Umberto I (1895), consigliere e presidente dell’Istituto provinciale degli Esposti (1907-14).
Sempre a Venezia, fu tra i promotori della Società contro l’accattonaggio e, durante la prima guerra mondiale, nel direttivo dell’organizzazione provinciale per l’assistenza ai lavoratori mutilati in guerra. Inoltre fu membro del Comitato permanente dei congressi delle opere pie, di cui presiedette il V Congresso (Venezia, 1900). Convinto sostenitore della necessità di associare assistenza pubblica, beneficenza privata e iniziativa legislativa dello Stato, al quale riconosceva il ruolo di educatore ed equilibratore della società, s’impegnò a fondo nella direzione delle istituzioni affidategli, con un atteggiamento cui non erano estranee una sincera solidarietà, indice del suo spirito profondamente religioso, ma neppure la preoccupazione di governare il mutamento sociale garantendo la conservazione dell’ordine costituito, che vedeva minacciato, a inizio secolo, dal diffondersi delle idee socialiste tra le classi più povere (Qualche nota intorno a questioni vecchie e nuove, Venezia 1906).
In relazione con molti tra i maggiori esponenti del mondo politico e intellettuale veneziano, fu frequentatore assiduo dei principali circoli culturali e centri di studio della città, dove coltivò quel culto delle memorie della Repubblica che, nel suo caso, derivava direttamente dall’appartenenza familiare. Risale al 1874 la prima pubblicazione intitolata Due dispacci di Battista Nani (Venezia), seguita tre anni dopo dall’edizione del Capitolare dei Signori di Notte esistente nel Civico Museo di Venezia (ibid. 1877), di cui intese rilevare l’interesse come fonte per la storia della «vita intima quotidiana» (p. 3). Fu quindi tra i collaboratori del Saggio di cartografia della Regione veneta (a cura di G. Marinelli, Venezia 1881; rist. anast., Sala Bolognese 1978 e 1988), ampio catalogo ragionato delle carte geografiche e piante di città relative alla regione, promosso dalla Deputazione veneta di storia patria in occasione del III Congresso geografico internazionale.
Un filone di ricerca che destò il suo particolare interesse fu quello della più recente storia letteraria e culturale della città, cui dedicò il volume Della letteratura veneziana del secolo XIX. Notizie e appunti (Venezia 1891, 1901 e 1916).
L’opera risentiva dell’influsso della Letteratura veneziana del secolo XVIII di Giannantonio Moschini (1806-08), cui Nani Mocenigo si richiamava in modo esplicito e della quale era in sostanza un aggiornamento; mentre una sorta di prologo fu Della letteratura veneziana fino al secolo XVII (ibid. 1921), preceduto dalle Note storiche veneziane (ibid. 1915) sulla vita culturale nel Cinque e Seicento. L’autore vi manifesta una concezione ampia di letteratura, che diviene sinonimo di cultura, comprendendo le arti, le accademie, la storiografia, l’editoria, a sottolineare che nell’Ottocento non era del tutto esaurita l’importanza di Venezia come centro culturale, nonostante la città avesse perduto la rilevanza politica che ancora deteneva nel secolo precedente.
Scelse poi di incentrare alcuni scritti su personalità della storia veneziana di cui si servì per illustrarne momenti significativi. Ne sono esempio le tre monografie dedicate ad altrettanti illustri antenati (Giacomo Nani 1725-1797. Memorie e documenti, ibid. 1893; Agostino Nani 1555-1627. Ricordi storici, ibid. 1899; Battista Nani 1616-1678. Appunti storici, ibid. 1899) e i contributi su Girolamo Savorgnan (in Ateneo veneto, XXVII [1904], 1, pp. 3-27), Andrea Tron (ibid., XXIX [1906], 1, pp. 3-29), Agostino Barbarigo (in Nuovo Archivio veneto, n.s., 1909, vol. 18, pp. 234-261).
Caratterizzati da un forte sbilanciamento a favore dell’esaltazione delle glorie della Serenissima, da un’impostazione erudito-positivista, cui del resto non si sottraeva neppure la storia della letteratura veneziana, e da un preminente interesse per le vicende politico-diplomatiche, militari e istituzionali, molti dei suoi contributi confluirono in seguito nei due volumi miscellanei intitolati Memorie veneziane (ibid. 1906 e 1911).
Alle epoche napoleonica e austriaca e a episodi e protagonisti dell’epopea risorgimentale s’interessò negli studi Del dominio napoleonico a Venezia (1806-1814) (ibid. 1896), La marina veneta e i fratelli Bandiera (ibid. 1907) e L’ultima dominazione austriaca e la liberazione del Veneto nel 1866 (Chioggia 1916), pubblicato in occasione del cinquantesimo anniversario dell’annessione all’Italia dal Comitato regionale veneto per la storia del Risorgimento italiano, di cui fu presidente sin dalla sua costituzione nel 1907.
Morì a Venezia il 4 agosto 1921.
A Venezia, ricoprì ruoli rilevanti anche in ambito culturale: fu membro del comitato per l’Esposizione nazionale artistica del 1887 e presidente dell’Opera Bevilacqua La Masa dalla sua istituzione (1908) sino alla morte. Socio dell’Ateneo veneto (dal 1883), vi rivestì due volte la carica di presidente (1902-07 e 1911-15), costituendovi nel 1910, con proprio capitale, una fondazione, che da lui prese il nome, allo scopo di promuovere lo studio della storia veneziana. Della Deputazione veneta di storia patria fu socio dal 1889 e vicepresidente nel triennio 1906-09.
Fonti e Bibl.: Venezia, Arch. comunale, Anagrafe del terzo governo austriaco (1850-57), Dorsoduro 958, foglio Nani; Matrimoni, 1874, n. 39; Decessi, 1921, n. 1927; Arch. di Stato di Venezia, Liceo-Ginnasio Marco Polo, bb. 8, 37; Arch. Nani Mocenigo; Padova, Arch. dell’Univer-sità, Facoltà di Giurisprudenza, Laureati, s.v.; Venezia, Arch. dell’Ateneo Veneto, bb. 12, 102; Arch. di Stato di Rovigo, Consorzio di bonifica Valdentro, bb. 269, 275, 283; Atti del Consiglio comunale di Venezia, Venezia 1876-89; Atti del Consiglio provinciale di Venezia, Venezia 1887-91; Atti del Consiglio provinciale di Rovigo, Rovigo 1902-06; G. Pavanello, F. N.-M., in Nuovo Archivio veneto, n.s., 1921, vol. 42, pp. 274-281; Id., F. N.-M.: commemorazione, Venezia 1922 (con bibliogr. cui si rinvia anche per gli scritti non citati nel testo); V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, IV, Milano 1931, pp. 763-765; E. Di Martino, Bevilacqua La Masa 1908-1993, Venezia 1994, pp. 20-32, 50; G. Pizzamiglio, Venezia città e mito, in Storia di Venezia. L’Ottocento e il Novecento, II, L’Ottocento, a cura di S. Woolf, Roma 2002, p. 1014.