MORDANI, Filippo
MORDANI, Filippo. – Nacque a Ravenna l’8 settembre 1797, terzogenito di Antonio e di Annunziata Mazzotti.
Terminate le scuole pubbliche frequentò, tra il 1815 e il 1820, il collegio dei nobili dove poté seguire il magistero del purista Pellegrino Farini. Tra gli autori della Raccolta delle composizioni poetiche per la cantante Rosa Morandi (Ravenna 1820) e delle Composizioni poetiche per il cardinale Agostino Rivarola (Ravenna 1825), iniziò la traduzione degli Historiarum Ravennatum libri decem di Girolamo Rossi (si fermò nel 1824 al libro I). Tra il 1823 e il 1826 si dedicò ai volgarizzamenti dai classici (Mosco, Bione, Teocrito, Seneca e Plutarco, poi raccolti in Alcune traduzioni, Ravenna 1838, per le nozze Barbiani- Vitelloni).
Dopo la pubblicazione delle Vite di Cristoforo Rossi e di monsignor Giuseppe Mazzotti ravegnati (Ravenna 1826), nel maggio 1827 prese servizio come maestro di grammatica superiore nel ginnasio di Ravenna. In diretto rapporto con gli ambienti cospirativi, durante i moti del 1831 si segnalò per una lettera ai Romagnoli in L’Amico della Libertà (n. 1, 16 febbraio 1831, p. 3).
Tra il 1832 e il 1833 uscirono sul Giornale arcadico le Vite degli illustri ravegnani, che gli valsero un posto di riguardo nella Scuola classica romagnola e alle quali aggiunse, nella ristampa del 1837 (Ravenna), la Vita di Paolo Costa (preceduta dalla Vita di Giulio Perticari, in Biografie e ritratti di uomini illustri romagnoli, Forlì 1834). Nonostante le precarie condizioni fisiche, seguirono anni di prolifica attività: nel 1839 pubblicò a Bologna le Tre novelle storiche, rappresentative della cifra stilistica della sua prosa, contraddistinta dall’imitazione degli autori del Trecento in nome del connubio tra patriottismo e difesa della purezza della lingua; a esse seguì la Vita di Lord Giorgio Byron (nell’Istitutore, n.s., I [1839], pp. 118-141; poi Elogio storico di Giorgio Lord Byron, Ravenna 1841), l’Elogio storico di Salomone Gessner (Bologna 1840), e la raccolta delle Prose varie (Ravenna 1842), al cui interno figurano anche l’Elogio storico di Antonio Cesari e di Luís Vaz de Camões.
Nell’ottobre del 1842 ebbe la cattedra di eloquenza del collegio lasciata da Dionigi Strocchi, ma solo nel gennaio 1843, superate le opposizioni dovute al coinvolgimento nei fatti del 1831, cominciò l’attività didattica. Pubblicato nel 1845 l’Elogio storico di Jacopo Delille (in Antologia oratoria poetica e storica […], IV, pt. 3a, vol. IV, pp. 31 e sgg.), nell’agosto 1846 scrisse una lettera a Pio IX a nome dei ravennati (ibid., V, pt. 3a, vol. V, p. 25).
Eletto deputato presso la Costituente romana, il 1° febbraio 1849 partì per Roma; tornato quindi a Ravenna, la notte del 14 luglio fu prelevato dai carabinieri papali e dai soldati croati e condotto nelle carceri di S. Vitale, da cui fu poco dopo spostato nel convento di S. Maria in Porto. Durante la prigionia gli morì la sorella Chiara (ottobre 1849); nell’ottobre 1850 fu condannato all’esilio e poco prima di partire bruciò molte delle opere fino ad allora redatte o abbozzate.
Soggiornò quindi a Firenze per cinque anni, nel corso dei quali strinse amicizia con Giuseppe Manuzzi, Ferdinando Ranalli, Antonio Bresciani e Gioacchino Rossini. Pubblicate nel 1854 (per Le Monnier) le Prose (già precedute da un’edizione a Bologna nel 1847), nel settembre di quello stesso anno declinò l’offerta di una cattedra a Genova da parte di Terenzio Mamiani; successivamente, nel novembre 1855, grazie all’intervento di Giuseppe Pasolini, rientrò per sei mesi a Ravenna, dove nel gennaio 1856 gli fu assegnata una pensione vitalizia. Ottenuto il prolungamento della deroga dall’esilio, nel marzo 1857 sposò Francesca Viscardi.
Nell’agosto 1859, dopo aver presieduto alla Commissione per la raccolta dei voti dei cittadini, divenne membro dell’Assemblea nazionale a Bologna come deputato del primo Collegio di Ravenna. Giunto in novembre a Bologna (dove rimase fino al marzo 1860), entrò nel Comitato della Società nazionale; nel 1861 fece parte della Deputazione provinciale per le scuole in Ravenna. Trasferitosi a Forlì dall’agosto del 1861, nel 1863 stampò a Faenza l’Appendice prima delle Prose (comprensiva, tra l’altro, di 150 Iscrizioni e della Lettera intorno alla vita e alle opere del conte Eduardo Fabbri da Cesena). Persa la moglie nel dicembre 1864, nel 1865 fece momentaneo ritorno a Ravenna in occasione del ritrovamento delle spoglie di Dante e delle concomitanti celebrazioni, per le quali stampò alcune Iscrizioni (Forlì 1865); nello stesso anno pubblicò la Vita di Luigi Rossini architetto e incisore (Forlì).
Si aprì una nuova stagione di alacre produzione: al Commentario degli studi e de’ costumi di Luigi Bufalini cesenate (Faenza 1866), seguirono la Vita di Jacopo Landoni, la Vita di Alessandro Cappi (entrambe Forlì 1868) e di Gaetano Monti (Forlì 1869); e ancora le Nuove iscrizioni (Forlì 1869), Alcune lettere inedite (Forlì 1870; poi Milano 1871), e Della vita privata di Giovacchino Rossini. Memorie inedite (Imola 1871). Peggiorate le condizioni della sua vista, nel 1873 diede alle fiamme le Considerazioni su Dell’arte poetica di Costa, le Effemeridi (diario steso sin dagli anni giovanili) e alcune bozze di Lettere famigliari.
Nel 1874 riunì i suoi scritti nei tre volumi delle Operette (Firenze), all’interno delle quali incluse, tra l’altro, la Vita dell’autore scritta da lui stesso. Si tratta degli ultimi impegni letterari: alla Lettera inedita di Gasparo Garatoni ravennate (Forlì 1878) seguirono nel 1880 a Pesaro (a cura di G. Bertozzi) le Lettere famigliari inedite, che documentano rapporti, tra gli altri, con Luigi Fornaciari, Pietro Giordani, Teodolinda Franceschi Pignocchi, Giuseppe Ignazio Montanari, Eduardo Fabbri, Basilio Puoti, Giovanni Battista Niccolini, Dionigi Strocchi ecc. Negli ultimi anni mantenne la sua posizione di severo classicista, continuando a osservare con perplessità la consacrazione di Manzoni, al quale contrapponeva il modello di Giordani, ed esprimendo pareri negativi su Carducci (G. Dehò, Una gita a Verrucchio e a Forlì, Modena 1880 e Id., Al chiar.mo signore Alessandro Mariotti, Rimini 1882).
Morì a Forlì il 20 settembre 1886.
Le sue spoglie furono trasferite da Forlì a Ravenna nel 1928.
Fonti e Bibl.: F. Mordani, Le Iscrizioni, l’autobiografia e un elogio storico di F. M., a cura di G. Guidetti, Reggio Emilia 1915; D. Diamillo Müller, Biografie autografe ed inedite di illustri italiani di questo secolo, Torino 1853, pp. 401-403; C. Cantù, Storia della letteratura italiana, Firenze 1865, p. 682; Accademici trapassati: F. M., in Atti della provinciale Accademia delle Belle Arti in Ravenna, 1888, pp. 179-192; B. Magni, Ricordi di F. M., in Prose letterarie morali e civili con autobiografia, Roma 1912, pp. 396-398; U. De Maria, Della vita, degli scritti e degli amici del conte Eduardo Fabbri, patriotta e poeta tragico romagnolo (1778-1853), Bologna 1921, pp. 191 s., 219, 285 s.; G. Sassi, F. M. e i suoi tempi (1797-1886), in La Romagna, XVI (1923), pp. 300 e sgg.; XV, (1924), pp. 31 s.; S. Muratori, La traslazione della salma di F. M., in Comune di Ravenna, VII (1928), 3; G. Maioli, F. M., in Dizionario del Risorgimento nazionale, diretto da M. Rosi, III, Milano 1933, p. 642; F. M., in Rassegna storica del Risorgimento, XXIII (1936), p. 622; A. Mambelli, Note al carteggio di Eduardo Fabbri con F. M., in Studi romagnoli, V (1954), pp. 389-411; G. Mazzoni, L’Ottocento, in Storia letteraria d’Italia, I, Milano 1973, p. 370; II, pp. 267, 419 s.; G. Bosi Maramotti, Le muse d’Imeneo. Metamorfosi letteraria dei libretti per nozze dal ’500 al ’900, Ravenna 1995, pp. 234, 238, 258, 330; C. Piancastelli, I Promessi Sposi nella Romagna e la Romagna nei Promessi Sposi, a cura di P. Palmieri - P. Rambelli, Bologna 2004, e passim, pp. 201 s.; Vita di F. M. scritta da lui stesso, a cura di F. Gabici, Ravenna 2009; A. Patuelli, F. M. e la partenza dei Cardinali Legati, in Libro aperto, 2010, suppl. al n. 60, pp. 105 s.