MAZZUCHELLI, Filippo
– Nacque il 2 dic. 1736 verosimilmente a Brescia da Gian Maria e dalla nobile Barbara Chizzola. Terzo figlio maschio, ma il maggiore di età in seguito alla morte in tenera età dei fratelli Federigo nel 1733 e Francesco il 25 dic. del 1736.
Il M. studiò nel collegio gesuitico dei nobili di S. Antonio Viennese e nel 1758 fu principe dell’Accademia dei Formati istituita in quel convitto (come il M. stesso afferma nella presentazione del sonetto contenuto nella Raccolta di componimenti poetici per le felicissime nozze di… Marin Cavalli e Maria Dolfin, Brescia 1758, p. 14); in qualità di principe di tale accademia pubblicò anche la disquisizione intitolata Punti di storia sacra di cronologia e di varia erudizione de’ quali in una pubblica adunanza rende ragione (ibid. 1758), in cui, a partire dai dati forniti dalle Sacre Scritture, costruì minuziosi calcoli sulla durata delle sette Età intercorrenti tra la creazione e l’anno in corso.
Il M. presentò il suo scritto come acerbo, ma al contempo ne sottolineò il carattere di novità «sì per gli argomenti da trattarsi in esso […] come per la nostra Lingua Volgare con cui si hanno da trattare» (p. 5).
Nel 1760 divenne socio dell’Accademia degli Agiati di Rovereto sotto lo pseudonimo di Arimanio; l’anno seguente diede alle stampe a Brescia un trattatello intitolato Saggio di riflessioni sopra le costumanze delle donne, dedicato alla nobile Lodovica Fé.
Nello scritto il M. si proponeva di indicare «in quali errori, follie, e leggierezze il più delle Donne suole cadere, e quindi i modi, e il sistema che abbia ciascuna a tenere per rendersi graziosa, leggiadra, e cortese, onde acquistar lode appresso coloro, che sono in estimazione maggiore, colti, ed eruditi» (pp. 7 s.). Il M. mostra di ritenere le donne capaci di raggiungere gli stessi risultati degli uomini, purché sia loro impartita un’appropriata educazione ed esse si dedichino agli studi, anziché ad attività quali il tessere o il cucire. Come testimonia un’epistola conservata a Neuchâtel, il M. scrisse pochi mesi dopo la pubblicazione a J.-J. Rousseau per presentargli il proprio componimento e quindi per conoscerne «il parer suo sincero» (cit. in Van Bever).
Fu iscritto all’Accademia degli Erranti e partecipò attivamente al cenacolo culturale promosso dal padre, l’«Adunanza»: G. Chiaramonti, nelle sue Dissertazioni sulle accademie bresciane, mostrò di apprezzarlo quale cultore delle lettere e di riconoscerlo quale «seguace del Paterno esempio» (p. 5). Anche tramite l’attività dell’Adunanza, interrottasi definitivamente nel 1763, ma soprattutto attraverso la figura dell’abate G.B. Rodella, fu introdotta nell’ambiente familiare del M. una posizione di aperto favore verso le teorie gianseniste, che contavano a Brescia numerosi seguaci e godevano di autorevoli rappresentanti, in primis il teologo Pietro Tamburini, del quale Rodella tradusse dal francese la Dissertation historique et dogmatique…, pubblicata a Brescia nel 1771. Secondo l’interpretazione di Guerrini, il «conte» a cui si rivolge il «teologo» nelle Osservazioni di un teologo ad un conte… pubblicato da Tamburini a Firenze nel 1776 sarebbe da identificarsi proprio con il Mazzuchelli.
Nel 1765 gli fu accordato dal padre un viaggio a Parigi, dove si trattenne dal maggio fino all’autunno, frequentando le accademie letterarie. Nella corrispondenza legata al soggiorno parigino figura, tra l’altro, una lettera di C. Goldoni (datata 10 settembre) che permette di arguire come tra i due si fosse instaurato un rapporto cordiale.
In seguito alla morte del padre e della madre, avvenuta a pochi giorni di distanza, nel novembre del 1765, il M. divenne amministratore dei beni ereditati e, assecondando la volontà dello zio Ettore (fratello minore del padre e appartenente alla Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri), che perseguiva strenuamente una politica di mantenimento dell’unità dei beni familiari attraverso il matrimonio del solo primogenito, sposò il 4 ott. 1766 la contessa diciassettenne Margherita Duranti. Da questa unione nacquero Giovanni Maria (nel 1767) e Barbara (nel 1769).
Nel 1770 il M. entrò nel Consiglio municipale di Brescia. Su richiesta dei fratelli minori, Federigo e Francesco, l’8 maggio 1773 si procedette alla spartizione del patrimonio familiare: una metà dei beni spettò allo zio Ettore e l’altra metà fu divisa in parti uguali fra i tre fratelli.
Nello stesso anno il M. pubblicò a Brescia il componimento Sopra gli attributi e perfezioni della Divinità, Capitolo. Al 1774 risale la cedola testamentaria dello zio Ettore, nella quale si manifesta soddisfazione per la scelta matrimoniale del M. e ostilità nei confronti degli altri nipoti, Federigo e Francesco: poiché le rivendicazioni di questi ultimi avevano comportato la frantumazione del patrimonio, il M. fu riconosciuto erede universale, ricevendo, tra l’altro, la porzione di sua proprietà del palazzo di Brescia (nell’odierna via V. Gambara) e della villa di Ciliverghe (frazione di Mazzano).
Nel 1787 morì, dopo lunga malattia, la figlia diciottenne e, due anni più tardi, anche la moglie. Dopo otto anni, in cui il M. si era occupato prevalentemente dell’accrescimento e della razionalizzazione dei propri patrimoni fondiari, il 30 nov. 1797 si unì in seconde nozze con Flaminia Appiani, figlia del facoltoso nobile bresciano Pompeo, da cui nacquero Ettore, Federigo e Barbara.
Il M. morì a Brescia il 12 giugno 1802.
Fonti e Bibl.: Brescia, Biblioteca Queriniana, Di Rosa, 86 n. 11 (la corrispondenza parigina del M.); H.III.16: Registro degli istromenti principali della famiglia Mazzuchelli, cc. 218-351; G. Chiaramonti, Dissertazione istorica delle accademie…, in Dissertazioni istoriche, scientifiche, erudite recitate da diversi autori in Brescia nell’Adunanza letteraria del… conte Gianmaria Mazzuchelli, a cura di G. Chiaramonti, Brescia 1765, I, pp. 3-6; G.B. Rodella, Vita costumi e scritti del conte Giammaria Mazzuchelli patrizio bresciano, Brescia 1766; P. Guerrini, Saggio biblio-grafico…, in Memorie storiche della diocesi di Brescia, XI (1942), p. 224; P. Van Bever, Lettere inedite di italiani a J.J. Rousseau…, in Giorn. stor. della letteratura italiana, LXXIII (1956), p. 258; U. Vaglia, L’Accademia dei Formati a Brescia…, in Brixia sacra, III (1968), p. 33; C. Donati, Mondo nobiliare…, in Pietro Tamburini e il giansenismo lombardo. Atti del Convegno… 1989, Brescia 1993, pp. 79 s.; Caro figlio, stimato padre ..., a cura di S.Onger, Brescia 1998, pp. 15-17, 312; Enc. bresciana, IX, p. 65.