MAZZEI, Filippo
Nato il 25 dicembre 1730 a Poggio a Caiano (Firenze), morto a Pisa il 19 marzo 1816. Studiò medicina all'ospedale di Santa Maria Nuova in Firenze, e da giovane esercitò la professione con molto successo. Nel 1752 andò in Asia Minore col dott. Salinas, medico israelita di Smirne e vi rimase sino al 1755. Poi si recò a Londra (3 marzo 1756) dove abbandonò presto la professione di chirurgo, e cominciò a dar lezioni d'italiano. Nel frattempo si diede al commercio importando in Inghilterra prodotti italiani. A Londra contrasse amicizia con Beniamino Franklin e con molti altri abitanti delle colonie nordamericane, i quali lo indussero a formare una società per introdurre in America il baco da seta, l'ulivo e la vite. Il Mazzei salpò da Livorno il 2 settembre 1773, e approdò in Virginia verso la fine di novembre. Tommaso Jefferson gli procurò la terra adatta ai contadini che egli aveva condotti con sé, sulla quale ottenne subito risultati magnifici.
Anche prima che scoppiasse la rivoluzione delle colonie americane, il M. fu tra i partigiani militanti dell'indipendenza. Con lo pseudonimo di "Furioso" scriveva articoli nella rivista Virginia Gazette a favore delle colonie; più tardi con l'amico Jefferson si arruolò semplice soldato nella Compagnia Indipendente della contea d'Albemarle, la quale fu disciolta poco dopo.
Nel 1779 il M. fu inviato dallo stato della Virginia come agente in Europa per ottenere un prestito in oro e argento e per fare acquisti in Italia per uso dei soldati. Ma, catturata la sua nave da un corsaro inglese, e sospettando d'essere stato tradito dal proprio capitano, ch'era uno scozzese, il M. gettò in mare il sacchetto contenente le sue credenziali e le istruzioni politiche del governo virginiano. Dopo molte vicende gli riuscì di raggiungere ugualmente La Rochelle in Francia. Ma, privo come era d'istruzioni, di credenziali e di danaro, non poté trattare né con i governi, né con i privati in forma ufficiale. Si recò allora in Italia: durante due anni (1781-1782) dimorò in Toscana, propugnando con la voce e con gli scritti la necessità di rapporti economici fra la Toscana e l'America. Ma il granduca continuando a credere nella vittoria inglese mostrava un'irremovibile diffidenza. Il M. ritornò dunque a Parigi senza avere potuto conchiudere niente, e di là, essendo ormai sopravvenuta la pace, ripartì per la Virginia, dove approdò nel novembre 1783. Nel 1785 ritornò in Europa, e a Parigi si accinse a confutare le censure sulla costituzione americana stampate dall'abate G. de Mably. Nel 1788 accettò l'invito di "trattare gli affari del re di Polonia nella capitale francese". Recatosi poi a Varsavia nel dicembre del 1791, vi rimase fino al luglio del 1792: poi ritornò in patria, stabilendosi a Pisa.
Il 24 aprile 1796 Jefferson gli scrisse la famosa "lettera Mazzei", nella quale attaccò i capi federalisti (includendovi, senza fare nomi, anche Washington) per le loro "tendenze monarchiche". M. la tradusse e pubblicò in un giornale italiano. Tradotta in francese e quindi ritradotta in inglese dal testo francese, la lettera pervenne in America dove fu stampata nel maggio 1797, poco dopo l'insediamento di Jefferson come vicepresidente degli Stati Uniti. Le successive traduzioni avevano cambiato lo spirito dell'originale, e l'autore fu biasimato specie dai federalisti.
Il M. scrisse, oltre numerosi articoli e opuscoli, le Recherches historiques et politiques sur les Ètats Unis de l'Amérique septentrionale (voll. 4, Parigi 1788) e le Memorie della vita e delle peregrinazioni del fiorentino Filippo Mazzei (Lugano 1845-46, voll. 2).