MONTI, Filippo Maria
MONTI, Filippo Maria. – Nacque a Bologna il 23 marzo 1675 da Ferdinando e da Camilla Moscardini. Di origini mercantili, il padre aveva ottenuto il titolo di marchese; il figlio Francesco ebbe nel 1719 la dignità senatoria.
Dopo gli studi nel collegio dei nobili detto «del Porto» e gli studi legali, Monti si recò a Roma al servizio del cardinale Enrico Noris. Frequentò l’accademia dei Concili nel collegio urbano di Propaganda Fide, dove ritrovò il compatriota e compagno di studi Prospero Lambertini, il futuro Benedetto XIV, che sarebbe rimasto per lui una presenza costante.
Si formò in ambienti ricchi di fermenti e aspirazioni riformiste seppur ancorate a una visione universalistica del Papato e alla difesa delle prerogative della Sede apostolica. Entrò in contatto con notevoli personalità come Francesco Bianchini, Domenico Passionei, Giusto Fontanini, e poté tessere relazioni con diversi letterati e uomini di scienza della Penisola. Nel 1709 fu inviato da Clemente XI a Venezia per appianare le tensioni con la Serenissima causate dalla guerra di Successione spagnola e in particolare dall’occupazione imperiale di Comacchio.
Fu creato prelato domestico nel 1710. Era intanto entrato in Arcadia con il nome di Orisbo Boreatico, e nel 1710 recitò una Orazione per il concorso Clementino di belle arti in Campidoglio, nella quale esaltava il programma mecenatistico di papa Albani (in Roma tutrice delle belle arti, pittura, scultura, e architettura, mostrata nel Campidoglio dall’Accademia del Disegno il dì 2. ottobre 1710 ..., Roma, [1710], pp. 25- 50). Nel 1715 ottenne un canonicato della basilica Liberiana. Ordinato sacerdote, fu ammesso tra i protonotari apostolici soprannumerari e restò senza incarichi ufficiali fino al 1730, quando fu nominato da Clemente XII segretario della Congregazione concistoriale.
Si dedicò alla storia della Congregazione, raccogliendo una collezione Decretorum selectorum S. Congregationis Concistorialis (Bologna, Biblioteca universitaria, Mss., 86-87). Ebbe modo di prestare le sue competenze a Lambertini, all’epoca già arcivescovo di Bologna, redigendo nel 1734 un parere su Il privilegio di Teodosio ... per l’erezione dell’Università di Bologna (Fantuzzi, 1788, p. 88). L’opera di Monti esemplifica le tendenze dell’erudizione storico-ecclesiastica della Roma di Sei-Settecento, caratterizzata da un’aspirazione a fondare su basi documentarie le prerogative della Chiesa di Roma, ma poco incline a usare un metodo critico e a discostarsi dall’intento apologetico.
Il 18 febbraio 1735 fu promosso segretario di Propaganda Fide, in un momento di crisi di prospettive e di mezzi, e contribuì al ripensamento dell’opera missionaria che produsse allora numerosi ma poco incisivi piani di riforma.
Notevoli sono due sue memorie, la manoscritta Idea di una opera nella quale sia il titolo: succinta sposizione dello stato della Religione Cattolica nelle regioni separate per lo scisma, e per le eresie dalla Comunione e dalla ubbedienza della Chiesa Romana, ed in quelle regioni, ove regnano il maomettanismo, et il Paganesmo, si propongono varj provedimenti di economia ecclesiastica per la propagazione della fede ed alcuni mezzi temporali da i quali venga soccorsa la S. Congregazione de propaganda Fide nelle incombenze del suo istituto (Roma, Arch. della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, Scritture riferite in congregazione, Miscellanee, 4), e l’edita Sopra la missione del Gran Thibet Rappresentanza de’ Padri Cappuccini missionarj dello stato presente della medesima, e de’ provvedimenti per mantenerla ed accrescerla (Roma 1738). Nella prima, dopo una presentazione delle religioni dominanti, Monti propone dei provvedimenti per sostenere l’opera missionaria: l’accento è posto sulla formazione del clero locale, a Roma e in sede, ma si insiste anche sulla necessità di limitare i privilegi dei regolari in favore del clero secolare, e di sottoporre al controllo di vicari apostolici e a visite pastorali l’attività missionaria. Si propone inoltre una tassa per le missioni su tutti i benefici ecclesiastici, compresi quelli dei cardinali, e sugli ordini religiosi. Analoghi spunti sono nella memoria sul Tibet e sulla missione guidata dal cappuccino Francesco Orazio da Pennabilli. Tuttavia, nonostante l’aiuto accordato dalla Congregazione dal 1730 con 1000 scudi annuali, la missione in Tibet sopravvisse solo grazie al sostegno della Corona di Spagna.
L’insistenza sul miglioramento dell’istruzione religiosa e linguistica del clero missionario fu una costante nell’attività di Monti a Propaganda Fide. Quando Benedetto XIV volle risolvere la crisi del collegio Urbano, Monti preparò un progetto, poi sostanzialmente adottato; nel 1741 fu nominato nella congregazione particolare per ripristinare la sovrintendenza di Propaganda Fide sui seminari e collegi pontifici. Inoltre gestì la nascita della Chiesa unionista copta d’Egitto.
Intanto, portava avanti la sua opera erudita: a papa Lambertini è dedicata, tra l’altro, la memoria Sopra il pileo e stocco benedetto (Bologna, Biblioteca universitaria, Varia, vol. VIII, n. 78). Consultato su diverse materie, fu un sostenitore della riduzione delle feste di precetto promossa dal pontefice.
Papa Lambertini ricambiò la fedeltà di Monti nominandolo, nel 1740, protettore della ristabilita Conferenza dei Concili, e poi elevandolo alla porpora il 9 settembre 1743. La promozione fu ritenuta da molti una concessione alla Corona francese, al cui servizio erano stati diversi membri della famiglia Monti. Egli prese il titolo di S. Agnese fuori le Mura; nel 1747 optò per S. Stefano a Monte Celio. Da cardinale e fu ascritto a diverse congregazioni, tra le quali Propaganda Fide, Inquisizione e Indice. Nonostante la declinante salute, continuò le sue ricerche. Preparò per il papa delle Osservazioni critiche sopra il dominio temporale della Sede Apostolica riguardo agli Annali d’Italia di Ludovico Antonio Muratori (Ibid., Mss., 1026).
I giudizi sono implacabili, tanto sul metodo quanto sul merito: ritiene ingiuste le critiche a Baronio, pericolosa la simpatia per Odoacre e denuncia il giudizio storico positivo per la dominazione dei Longobardi insomma, condanna un’opera che tende a «rendere insussistenti gli antichi diritti della Sede Apostolica... a diminuire nel cuore degli uomini la riverenza alla Maestà del Pontificato» (c. 7). Giocò un ruolo di rilievo nella riforma dell’Indice sancita nel 1753 con la Sollicita ac Provida, e fornì anche una proposta di sistemazione dell’Index librorum prohibitorum.
Ormai sordo, negli ultimi anni Monti si dedicò alla bibliofilia. Sin dagli anni Venti, aveva iniziato a raccogliere una scelta biblioteca, improntata a un canone di cultura erudita e storica ma ben fornita anche di opere letterarie e scientifiche moderne. Altro punto di forza erano la sezione scritturale e patristica, e una collezione storicogeografica che richiama il ruolo svolto in Propaganda. Una biblioteca d’uso, insomma, e tuttavia concepita come una biblioteca ideale, esemplificazione del canone di cultura della Repubblica delle Lettere.
Su suggerimento di Benedetto XIV, che stava meditando di lasciare la propria biblioteca all’Istituto delle Scienze di Bologna, Monti decise con testamento del 26 gennaio 1749 di legare la sua, ammontante a più di 10.000 volumi, alla stessa istituzione, riservando i manoscritti al nipote Cornelio. La biblioteca dell’Istituto fu aperta al pubblico nel 1756.
Insieme, il cardinale lasciò all’Istituto la sua collezione di 403 ritratti di uomini illustri. La galleria di uomini illustri è eclettica, con l’accostamento di cardinali e uomini di chiesa, letterati e uomini di scienza in prevalenza moderni, non senza qualche presenza ingombrante (come Machiavelli, Cremonini, Galilei, Descartes, Hobbes). Quasi a temperare la selezione, concepì il progetto di dare alla luce i ritratti dei cardinali corredati di elogi. Tuttavia, l’opera uscì con i soli testi, con il titolo Elogia S. R. E. cardinalium pietate, doctrina... illustrium a pontificatu, Alexandri III ad Benedictum XIII, apposita eorum imaginibus quae in pinacotheca Philippi cardinalis de Montibus spectantur (Roma 1751).
Morì a Roma il 17 gennaio 1754; fu sepolto a S. Maria della Vittoria.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Bianchetti Monti (documentazione relativa al patrimonio Monti; inventario a cura di V. Dehò); Assunteria d’Istituto, Diversorum, b. 21, n. 4 (testamento; anche in Arch. di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, Ufficio 7, Testamenti, vol. 2); Roma, Arch. della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Congregazioni particolari, 105 (sul collegio Urbano), 112 (sul Tibet); Misc. varie, 21; Scritture riferite in congregazione, Miscellanee, 4; Misc. diverse, 3: Notizie del Iuspatronato della Corona di Portogallo nell’Indie orientali; Arch. segr. Vaticano, Fondo Benedetto XIV, 4, 22 (pareri di Monti sulla riduzione delle feste e sulla riforma dell’Indice); Bologna, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Mss. 935 (lettere di Monti); Ibid., Biblioteca Universitaria, Mss. 72, 635, 1071, 4031, 9 G (lettere di Monti; alcune in E. Gualandi, Il cardinale F. M. M., papa Benedetto XIV e la biblioteca dell’Istituto delle Scienze di Bologna, Parma 1921); Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Panciatichiano 225; Ibid., Magl., VIII, 1183; Biblioteca apost. Vaticana, Capponiani 275, 276, 278; Londra, British Library, Add. mss. 20587- 20588 (lettere all’inquisitore di Malta Luigi Gualtieri); Le lettere di Benedetto XIV al card. De Tencin, a cura di E. Morelli, Roma 1955-1984, I, pp. 83, 108, 115, 117, 131 s., 180, 418; II, pp. 32, 42, 236, 265, 319, 331, 369, 380, 470 s.; III, pp. 46, 96, 99, 111, 362, 380, 391; C. de Brosses, Viaggio in Italia, Roma-Bari 1992, pp. 383 s.; Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum, Roma 1971-1976, II, pp. 35 s., 44-48, 59, 239, 292 s., 382, 970. De Bononiensi scientiarum et artium Instituto atque academia commentarii, IV, Bologna 1754, pp. 21 s.; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VI, Bologna 1788, pp. 86-88; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della santa romana Chiesa, IX, Roma 1797, pp. 17-19; J.C. Jocher, Allgemeines Gelehrten-Lexikon, IV, Leipzig 1813, p. 156; D. Moroni, Dizionario di erudizione storicoecclesiastica, XLVI, Venezia 1847, pp. 251 s.; C. Frati, Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX, Firenze 1933, p. 428; A. Toschi, Il cardinale F.M. M. e la sua biblioteca, in Almanacco dei bibliotecari italiani, III (1954), pp. 125-130; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi, VI, Padova 1968, pp. 14, 41, 49; A. Caracciolo, Domenico Passionei tra Roma e la repubblica delle lettere, Roma 1968, p. 36; E. Noe, La raccolta dei ritratti, in I materiali dell’Istituto delle Scienze, Bologna 1979, I, pp. 140 s.; L. Orlandi Fruttarolo - I. Ventura Folli, La biblioteca dell’istituto delle scienze, ibidem, p. 162; Anatomie accademiche, I, I Commentari dell’Accademia delle Scienze di Bologna, a cura di W. Tega, Bologna 1986, pp. 37 s., 216, 259; ibid., III, L’ Istituto delle scienze e l’Accademia, a cura di A. Angelini, Bologna 1993, p. 220; L. Mastroianni, Sul fondo Monti della Biblioteca universitaria di Bologna. I repertori bio-bibliografici, tesi di laurea, Università di Padova, a.a. 1986-87; Giovanni Grisostomo Trombelli (1697-1784) e i canonici regolari del Ss. Salvatore, Modena 1991, pp. 154, 189; M.P. Donato, Accademie romane. Una storia sociale, 1671-1824, Napoli 2000, pp. 89, 94; C. Di Carlo, Il libro in Benedetto XIV: dalla domestica libraria alla biblioteca universale, Bologna 2000, pp. 149- 155 e passim; G. Gandolfi, La storia per immagini. La raccolta dei ritratti dell’Università di Bologna, in L’immagine del Settecento: da Luigi Ferdinando Marsili a Benedetto XIV, a cura di D. Biagi Maino, Torino 2005, pp. 104 s., 108.