GONNELLA, Filippo Maria
, Nacque a Livorno il 28 maggio 1722 (fu battezzato il 31) da Bernardo di Bartolomeo e da M. Domenica di Francesco Pezzuto, ambedue di Livorno. Studiò nell'Università pisana, dove il 2 maggio 1743 si addottorò inutroque iure, avendo come promotore C. Guadagni.
Il G. deve la sua notorietà all'aver promosso, insieme con l'abate Michelangelo Serafini, fondatore della Biblioteca pubblica di S. Sebastiano a Livorno, Pietro Gaetano Bicchierai, scrittore dilettante, e con l'esplicito appoggio del granduca Pietro Leopoldo, la celebre edizione livornese dell'Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers di Diderot e d'Alembert, uscita dalla Stamperia dell'Enciclopedia a partire dal 1769. Vero promotore dell'iniziativa fu Giuseppe Aubert, noto per i legami con gli illuministi lombardi (aveva pubblicato nel 1764 presso L. Coltellini Dei delitti e delle pene di C. Beccaria, e nel 1763 le Meditazioni sulla felicità di P. Verri), che nel 1770 assunse in prima persona la direzione della nuova stamperia.
L'iniziativa cominciò a prendere forma alla fine del 1766. Il carteggio tra l'Aubert e i fratelli Verri da un lato e quello tra gli "Editori dell'Enciclopedia" e le autorità granducali dall'altro informano sul procedere dell'impresa e sugli espliciti appoggi del sovrano, nonostante già il 3 sett. 1759 l'Encyclopédie fosse stata messa all'Indice, "etiam cum notis", da Clemente XIII. Nel 1768 alla richiesta di autorizzazione a pubblicare l'opera da parte degli editori fu risposto di procedere, sentiti il conte F. di Rosenberg e il sovrano, nonostante da Roma si profilasse un deciso intervento da parte della congregazione dell'Indice. Fu inoltre loro suggerito di avvalersi dell'edizione originale di Parigi e non di quella "espurgata" di Lucca, come avevano ipotizzato gli editori, pensando di poter così superare più facilmente le maglie della censura. L'edizione lucchese infatti, dovuta a D.M. Mansi - poi arcivescovo di Lucca - e a suoi collaboratori, aveva introdotto note esplicative che tendevano a temperare le punte più radicali e illuministe degli enciclopedisti francesi ("La corte di Roma le volle [le note] nella edizione di Lucca come un antidoto di quel veleno che si suppone di trovar nell'opera": così l'Aubert a P. Verri, 1° maggio 1769, in Lay, p. 119; gli editori, "per togliere alla Corte di Roma ogni ragione di poter condannare la loro edizione, hanno pensato di volervi inserire tutte le note confutatorie che si leggono in quella di Lucca […] coll'aggiungervi tutto quello che è necessario, perché la lettura di quest'opera non sia in alcun riguardo pericolosa": G. Bicchierai a F. Siminetti, Livorno, 28 luglio 1769). Mentre il Bicchierai richiedeva al governo, a nome degli Editori dell'Enciclopedia, il permesso di stampa, l'Aubert informava con soddisfazione il Verri che ogni ostacolo era stato rimosso, che il sovrano in persona gli aveva fatto comunicare il permesso di pubblicare l'Encyclopédie e, come scriveva il Verri al fratello Alessandro a Roma, senza "le sciocchezze dei Lucchesi" (Lay, p. 21). Infatti, a una seconda richiesta di chiarimenti al governo da parte degli Editori, timorosi che l'opera non potesse vendersi e circolare liberamente per l'opposizione di Roma e in particolare del maestro del Sacro Palazzo, T.A. Ricchini, F. Siminetti, a nome del sovrano, aveva risposto al Bicchierai (12 ag. 1769) accordando non solo ogni "assistenza e protezione contro qualunque querela ecclesiastica", ma avvertendo anche che "l'immaginata guerra della Corte di Roma, o più tosto della Congregazione dell'Indice", invece di far desistere i promotori dall'impresa "dovrebbe più tosto incoraggiarli ad eseguirla, giacché a tutti è noto che l'opere e libri proibiti sono più ricercati e quelli che si vendono con maggior profitto". Era inoltre possibile ricorrere, suggeriva il funzionario granducale, alla stampa sotto falso luogo (Parigi, Lucca o Yverdon, dove erano previste analoghe iniziative di ristampa); ricordava poi che il sovrano era la "suprema potestà dal quale unicamente dipende di permettere o proibire la pubblicazione dell'opere che si imprimono in Toscana". L'accettazione della dedica a Pietro Leopoldo sancì ufficialmente e apertamente l'alta protezione di cui l'opera godeva.
Per la realizzazione dell'impresa fu creata appositamente una Stamperia dell'Enciclopedia, vennero acquistati caratteri tipografici in Inghilterra e fu concesso dal sovrano l'uso gratuito d'un magazzino nel Bagno dei forzati che, sembra, fu visitato dallo stesso Pietro Leopoldo; fu inoltre accordato un finanziamento di 28.000 lire toscane. L'opera fu annunciata il 24 marzo 1769 nelle Novelle letterarie di Firenze e contestualmente vennero cercati sottoscrittori, che aumentarono rapidamente di numero ("gli associati ci piovono d'ogni parte": G. Aubert a P. Verri, 3 apr. 1769, in Lay, p. 116): da qualche decina all'inizio del 1769 divennero 250 nel maggio, 400 a metà giugno, poi 600 e, nel giro di tre mesi, con l'uscita del primo volume nel dicembre 1770, 1200. Le note, in parte tratte dall'edizione lucchese e quasi tutte anonime, vennero snellite dalle preoccupazioni apologetiche che le appesantivano; in generale, sebbene una loro analisi complessiva non sia stata ancora fatta, si può dire che i compilatori-revisori, appartenenti all'ambiente accademico pisano e a quello livornese, prestarono maggiore attenzione agli aggiornamenti in campo scientifico, storico e geografico che agli argomenti di carattere politico-giuridico. Tra loro vi furono D. Stratico, B. Bianucci, D. Remedelli, T. Perelli, C. Antonioli, C. Guadagni, G. Saladini, G. Calzabigi, F. Fontana. Questa imponente realizzazione (i 17 volumi di testo uscirono tra il 1770 e il 1775, gli 11 di tavole tra il 1771 e il 1778 e i 5 di supplemento tra il 1778 e il 1779) è stata considerata "il migliore lavoro stampato a Livorno nel secolo XVIII" (Servolini, p. 245). I tomi in folio, impressi su carta di buona qualità e con caratteri nitidi, recano incisa l'impresa editoriale raffigurante il sole che spande benefici raggi sopra un giardino fiorito. Il frontespizio del primo volume è arricchito da un'incisione raffigurante un paesaggio con una cascata, che rappresenta la scienza, i cui rivoli si dipanano armoniosamente, e Mercurio, dio dell'industria, che si appoggia a un piedistallo sul quale è inciso il motto "Semperque novo purissima lapsu". Accompagna il volume una dedica al granduca Pietro Leopoldo con, inciso da Carlo Faucci, il ritratto del sovrano contornato da figure allegoriche: la Fama, la Giustizia, il Tempo, il Commercio e Livorno e, in primo piano, un volume dell'Encyclopédie. Anche dal punto di vista iconografico l'edizione livornese risulta di alto livello. Le oltre 3000 tavole, incise dai migliori artisti del periodo, dal bellunese A. Baratti, direttore della scuola d'intaglio dei Remondini a Bassano e illustratore dell'edizione Pasquali delle Commedie di C. Goldoni (Venezia 1761-77), ai veneti G. Zuliani, F. Pitteri, G. Monaco, dal fiorentino V. Tarchi al livornese Antonio Lapi, figlio di Giovanni, ne fanno un simbolo "di un gusto e di un'epoca tipografica" (Servolini, p. 5). L'opera costituì nel suo complesso "un excellente affaire de librairie", che "per l'eccellenza dell'impressione, per la sua diffusione, per gli illustri protettori che gli editori seppero guadagnare (il granduca Pietro Leopoldo e i fratelli A. e P. Verri) supera di molto per importanza quella di Lucca" (Levi Malvano, p. 228). Tra le altre opere stampate dagli Editori dell'Enciclopedia (ne risultano 18) vi sono le Idee sull'indole del piacere di P. Verri (1773), l'Elogio del Galilei di P. Frisi (1775), le Poesie di V. Monti (1779).
Poco si sa delle altre attività editoriali e commerciali del Gonnella. Alcune lettere inviate collegialmente dagli "Editori dell'Enciclopedia" a G. Pelli Bencivenni, censore granducale e, dal 1770, direttore delle fiorentine Novelle letterarie, lo informarono di altre iniziative da loro intraprese (la stampa delle Meditazioni sulla economia politica di P. Verri, 1771) e nell'aprile 1771 gli chiesero di annunciare nel periodico l'uscita del secondo volume dell'Enciclopedia.
Nel fondo Governatore e Auditore dell'Archivio di Stato di Livorno sono conservati alcuni fascicoli attinenti per lo più alla tutela del patrimonio fondiario del G. (919/1765; 174/1769; 228/1769; 762/1770; 319/1779; 1101/1785), mentre un altro fascicolo (1265/1788) riguarda il recupero di un credito. In un'altra serie (Arch. di Stato di Livorno, Governatore e Auditore, Spezzati) risulta una controversia, intorno al 1773, degli Editori dell'Enciclopedia con il libraio veneziano Graziosi.
L'amicizia del G. con molti personaggi del vivace ambiente livornese legato all'edizione di opere delle più avanzate correnti culturali e scientifiche e dell'Illuminismo è attestata anche dal suo testamento, rogato alla fine della vita quando oramai si trovava "incomodato nella salute". Nei numerosi legati ricordò gli amici compagni di una vita ("per attestato dell'amicizia che ha sempre conservata per gl'infrascritti suoi particolari amici"), tra i quali personaggi del mondo cosmopolita delle "nazioni" straniere operanti nel commercio livornese: il cav. Alessandro Adami, l'auditore Giuseppe Pierallini, Giulio Piombanti, Virginia, Eleonora e Bartolomeo Giacomini, il libraio fiorentino Giuseppe Molini, il dottor Giuseppe Mochi (al quale lasciò venti volumi a scelta dalla sua libreria), oltre naturalmente a Michelangelo Serafini e Giuseppe Aubert, con i quali aveva condiviso gran parte della sua attività.
Dagli atti pubblici non risulta la data di morte del G., che nell'anno del testamento (1797) si trovava malato.
Da Giulia Teodora di Raffaello Biagioli, sposata il 22 maggio 1751, il G. ebbe un figlio, Francesco, nato a Livorno il 22 febbr. 1757 e battezzato il 24 dello stesso mese avendo come padrino Pietro Paolo Biagioli. Dopo essersi addottorato, Francesco entrò nell'amministrazione pubblica, divenendo aiuto-direttore dell'archivio delle Riformagioni. Ma la sua indole e contegno, oltre a turbare il padre, non lo fecero progredire molto nella carriera. Sposò Violante Stoppioni e morì "possidente" a 79 anni, il 28 dic. 1835. Deluso da lui il padre, nel testamento menzionato, inizialmente lo escluse dall'asse ereditario, ma pochi mesi dopo, lo nominò erede universale, confidando in un suo reale pentimento e in un futuro "prudente e savio contegno".
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Sebregondi, ad nomen; Ceramelli Papiani, ad nomen (dove il cognome è Gonnella Della Nave: vedi anche Acta graduum Academiae Pisanae…, Supplementum (1737-1765), a cura di L. Ruta, Pisa 1980, n. 183, con la data dell'addottoramento); Stato civile toscano, Firenze, morti, anno 1835, 10880, n. 2773 (per il matrimonio e morte del figlio Francesco); Duplicati (dove Francesco risulta "possidente", abitante in via Larga n. 5068, appartenente al "popolo" di S. Lorenzo e sepolto nei chiostri di S. Marco); Notarile moderno, prot. 28859, cc. 87v-90v (testamento del 21 giugno 1797); cc. 93r-98r (testamento del 3 luglio 1797); Reggenza, 623, ins. 25 (corrispondenza tra gli stampatori e le autorità granducali); Carteggio Pelli Bencivenni, nn. 5797, 3785, 3810, 4002 (lettere a G. Pelli Bencivenni scritte da M. Serafini a nome degli Editori dell'Enciclopedia: Livorno, 29 apr. 1771; 29 maggio 1771); Livorno, Archivio diocesano, Registro dei battesimi della Collegiata di Livorno, anno 1722, c. 40; anno 1757, c. 133 (per la nascita del figlio Francesco); Registro dei matrimoni della Collegiata di Livorno, anno 1751, c. 316 (per la data di nascita e matrimonio); Edizione nazionale delle opere di Cesare Beccaria, V, Carteggio, a cura di C. Capra - R. Pasta - F. Pino Pongolini, Milano 1996, pp. 78-80, 141; E. Levi Malvano, Les éditions toscanes de l'"Encyclopédie", in Revue de littérature comparée, III (1923), pp. 228-245; L. Servolini, L'edizione livornese della celebre "Enciclopedia" di Diderot e d'Alembert, in Biblioteche ed Accademie d'Italia, XV (1941), pp. 397-402; J. Lough, Essays on the Encyclopedia of Diderot and d'Alembert, Oxford 1968, pp. 29-36; M. Rosa; Encyclopédie, "lumières" et tradition au XVIIIe siècle en Italie, in Dix-huitièmesiècle, IV (1972), pp. 153-159; A. Lay, Un editore illuminista: Giuseppe Aubert nel carteggio con Beccaria e Verri, in Memorie dell'Accademia delle scienze di Torino, cl. di scienze morali, stor. e filosofiche, s. 4, VII (1973), pp. 22, 101 n., 114 n. e passim; Lettere a Giuseppe Pelli Bencivenni 1747-1808, a cura di M.A. Morelli Timpanaro, Roma 1976, ad indicem; V. Baldacci, L'"Enciclopedia" nella Toscana del '700: successi e fallimenti di progetti editoriali, in Rassegna storica toscana, XXXI (1985), pp. 195-230 (per la parte iconografica); C. Mangio, Censura granducale, potere ecclesiastico ed editoria in Toscana: l'edizione livornese dell'"Encyclopédie", in Studi settecenteschi, XVI (1996), pp. 201-219; A. Tosi, Le "planches" nelle edizioni toscane dell'Encyclopédie, ibid., pp. 227-231 (per la parte iconografica).