LOMAZZO, Filippo
Nacque intorno al 1571, presumibilmente a Milano secondo quanto testimoniato dallo stato d'anime della parrocchia di S. Tecla del 1609. Non si hanno notizie sugli anni della formazione. Il suo nome è attestato nei documenti per la prima volta nel 1597, quando procurò alcuni libri per la chiesa di S. Maria presso S. Celso. L'anno successivo viene ricordato dall'erede di Simon Tini e Giovanni Francesco Besozzi nella dedica de Il primo libro della musica a due voci di G.G. Gastoldi e altri compositori, indirizzata a Francesco Baglioni (padre di Geronimo), per avere scelto le composizioni incluse nella miscellanea. In una nota spese del 1607 della chiesa di S. Celso si qualifica come "libraro alla Serena" e dichiara di avere venduto otto libri di musica a G.P. Cima per uso della cappella. Nel 1609 doveva avere 38 anni e risiedeva nella quarta porzione della parrocchia di S. Tecla in Porta Orientale con la moglie Caterina di 33 anni e cinque figli.
Fra questi compare anche Francesco, allora dell'età di otto anni, che nel 1619 avrebbe curato una raccolta di Rime di diversi illustri ingegni, in larga parte dovute a p. Cherubino Ferrari, pubblicata da A. Nava in occasione della morte della contessa Monica Visconte Somaglia. Lo stesso Francesco nella Selva de varii passaggi pubblicata da suo padre l'anno successivo si sarebbe dichiarato allievo di F. Rognoni Taeggio e avrebbe ricordato il suo maestro come un virtuoso del violino, continuatore del padre Riccardo Rognoni, di G. Dalla Casa e G. Bassano nell'arte della passeggiatura e abituato a eseguire quotidianamente i passaggi inclusi nel suo trattato. Contrariamente a quanto asserito da S. Boorman, non si hanno informazioni su una presunta attività di Francesco in qualità di editore o stampatore.
Il L. fu attivo a Milano come stampatore ed editore dal 1602 al 1630. Si dedicò prevalentemente all'editoria musicale, ma sono note anche alcune opere non musicali stampate in proprio o per conto di altri editori: Il secondo ragionamento di frate Francesco Panigarola e l'Oratione in lode del b. Carlo Borromeo di p. Bonifacio Fausti da Monte dell'Olmo, stampate entrambe nel 1605 "Appresso la Compagnia de' Tini, e Lomazzo. Per Gratiadio Ferioli", e la Oratio ad cives Mediolanenses pro gratiarum actione del frate Benedetto Marabotti, pubblicata in proprio nel 1622.
Gli esordi dell'attività editoriale del L. si collocano nel 1602, quando uscì la quarta impressione della Scala di musica di O. Scaletta "Appresso l'herede di S. Tini, & Filippo Lomazzo". Nello stesso anno erano uscite le ultime opere stampate dall'erede di S. Tini e G.F. Besozzo, due raccolte sacre rispettivamente di A. Mortaro e G. Puliti. Inoltre Il zabaione musicale di A. Banchieri, stampato da Tini e dal L. nel 1603 (secondo quanto si legge sul frontespizio), reca una dedica firmata da G.F. Besozzo e dal L. in data 2 marzo 1604. Il L. dovette quindi dapprima affiancarsi a Besozzo, per poi prenderne il posto in società con l'erede di S. Tini. Con quest'ultimo il L. stampò almeno 53 raccolte (3 delle quali non figurano nel catalogo di M. Donà) fra il 1602 e il 1612, fra cui due opere di Banchieri stampate nel 1611 e non incluse nel Répertoire international des sources musicales (RISM): La mano, et documenti sicuri prodotti d'autori gravi…opera 25, unicum conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, e i Secondi nuovi pensieri ecclesiastici, unicum conservato presso la Biblioteca Jagiellońska di Cracovia.
Al 1608 risale la pubblicazione de Il primo libro de capricci a due voci di Pietro Sangiorgio di Monaco, stampato a Venezia. Al 1613 risalgono, invece, le prime tre raccolte sinora conosciute stampate dal solo L., che dovette mettersi in proprio in quell'anno: il terzo libro di madrigali di G. Ghizzolo, un libro di messe e altre composizioni sacre dello stesso autore e le Grazie, ed affetti di musica di Giulio S. Pietro de' Negri. Fra il 1613 e il 1630 il L. stampò almeno 46 raccolte (6 delle quali non figurano nel catalogo di M. Donà), fra cui una ristampa, della quale ci è pervenuta solo la partitura non datata, delle canzoni da sonare di F. Rovigo e R. Trofeo, già pubblicate prima del 1604; Il primo libro delli concerti a due, tre e quattro voci di A. Cima (1614); El segundo libro de los ayres villancicos y cancioncillas a la española, y italiana al uso moderno a dos, y tres boses di B. Sanseverino (1616), un unicum non presente nel RISM e di recente rinvenimento; i Vespri per tutte le feste dell'anno di Matteo Compagnoni (1618); le Musiche a una, a due, e a tre voci di E. Radesca di Foggia (1618), unicum non presente nel RISM, conservato presso l'archivio Borromeo a Isola Bella, e gli Scherzi amorosi. Canzonette ad una voce sola. Libro secondo di diversi autori, raccolte da G. Stefani con le lettere dell'alfabeto per la chitarra spagnola, pubblicati nel 1621.
Negli anni 1614-15 il nome del L. ricorre nei mandati di pagamento della Veneranda Fabbrica del duomo: il 14 sett. 1614 viene pagato per un lavoro di legatoria, il 20 giugno per avere venduto alcuni libri di musica per uso della cappella, mentre il 24 dic. 1615 fornisce caratteri tipografici e altro materiale per stampare opere per la cappella musicale. Il mandato del 14 febbr. 1614 include una lista di libri consegnati dal L. a V. Pellegrini, maestro di cappella del duomo, in cui figurano i vespri di L. Leoni e i concerti di I. Donati, due opere stampate a Venezia rispettivamente uno e due anni prima: da un lato dunque Pellegrini doveva essere aggiornato sulle novità del mercato, dall'altro il L. doveva essere in stretto contatto con gli editori veneziani. Nel 1619 G. Borsieri lo menziona come attivo compilatore di antologie, ricordando come tutti i compositori che desideravano pubblicare musica a Milano si rivolgessero a lui.
Probabilmente il L. morì di peste fra il 1630 e il 1631, come denunciano la data della sua ultima opera (1630) e l'assenza di informazioni sul suo conto dopo quella data (il suo nome non compare nello statod'anime della parrocchia di S. Tecla del marzo del 1631). Fra i morti di peste registrati nel 1630 figura anche un Francesco Lomazzo, scomparso l'8 settembre all'età di quarant'anni.
Il L. fu senza dubbio una delle figure più vivaci e significative dell'editoria musicale milanese. Sappiamo che disponeva di notevoli competenze musicali: dalla dedica a p. Marc'Antonio Testore apposta al Basso prencipale co'l soprano del quarto libro delle messe a quattro e cinque voci di G. Pierluigi da Palestrina (1610) apprendiamo che era egli stesso organista e che, in quella veste, aveva partecipato ad alcune esecuzioni musicali. Inoltre era solito selezionare le composizioni da inserire nelle sue antologie. A lui si deve la scelta dei compositori (G.C. Ardemanio, B. Binago, G. Ghizzolo, G. D. Rognoni, F. Valesi) e dei brani inseriti nell'Aggiunta nuova delli concerti de diversi eccell. autori (1612), ampliamento di una raccolta curata da Francesco Lucino e pubblicata dagli stessi editori quattro anni prima, nonché della Seconda aggiunta (1617), in cui figura la canzone La Lomazza di V. Pellegrini, quasi certamente intitolata proprio a lui. Inoltre compilò e pubblicò l'antologia Flores praestantissimorum virorum (1626), in cui compaiono sintetiche informazioni biografiche sugli autori rappresentati nel volume, che il L. considerava i migliori compositori milanesi dell'epoca (V. Pellegrini, I. Donati, L. Frissoni, F. Coda, G.D. e F. Rognoni Taeggio, G. Arnone, G.C. Ardemanio, A. e G. P. Cima, G.F. Biumi, G.D. Ripalta e C. Cabiate).
Sulle predilezioni stilistiche del L. molto apprendiamo dalle dediche (più di una dozzina) firmate nell'arco della sua intera attività (dal 1604 al 1626); esse rivelano un personaggio appassionato e ricco d'ingegno, stilisticamente aggiornato e in contatto con i protagonisti della vita musicale dell'epoca, particolarmente con gli artisti attivi nell'Italia settentrionale. La prima dedica firmata dal L., insieme con G.F. Besozzi, è quella apposta a Il zabaione musicale di Banchieri, in cui leggiamo che tale commedia musicale sarebbe stata rappresentata per la prima volta nell'accademia di G.B. Niguarda, uno dei più prestigiosi ridotti della nobiltà locale. Le prime dediche firmate dal solo L. risalgono al 1606 e sono quelle apposte ai mottetti di A. Agazzari e al Partito de ricercari e canzoni alla francese di G.P. Cima. Un tono affettuoso pervade la pagina rivolta "Alli amatori de' virtuosi" posta al termine del primo e secondo libro di sacre canzoni di G. Baglioni (1608), in cui il L. ricorda l'amico prematuramente scomparso elogiandone la perizia compositiva e la profonda conoscenza della filosofia. Da questa pagina apprendiamo anche che Baglioni aveva più volte corretto opere in greco e in latino per conto del L., il che riconferma che quest'ultimo non si dedicava esclusivamente all'editoria musicale.
Solerte promotore dei talenti locali, si mantenne costantemente in contatto anche con i più grandi musicisti attivi fuori Milano e stampò musiche di S. Molinaro, de' Negri, Radesca di Foggia e S. D'India (da lui ritenuto il più grande ingegno musicale dell'epoca), riuscendo persino a procurarsi un inedito mottetto di A. Monteverdi da inserire in una raccolta di G.B. Ala. Inesausto propugnatore degli stili più aggiornati (come mostrano la sua ammirazione per D'India e l'attivo sostegno alla diffusione, a Milano e altrove, del genere del moderno concerto ecclesiastico), si adoperò tuttavia per preservare la memoria dei principali esponenti (milanesi e non) dello stile rinascimentale più maturo. In questo senso egli promosse, dapprima insieme con Tini e poi in proprio, la diffusione di opere di G. Pierluigi da Palestrina. Dedicò inoltre particolare attenzione alla produzione del milanese Orfeo Vecchi, con cui aveva intrattenuto un rapporto di amicizia e di cui possedeva diversi manoscritti (anche di composizioni policorali oggi disperse), che purtroppo non riuscì a dare integralmente alle stampe, come si era riproposto di fare.
Non vi sono ragioni per ritenere che il L., come si legge in più sedi, avesse rapporti di parentela con il pittore e poeta Giovanni Paolo Lomazzo, né che discendesse da quel Giovan Pietro Lomazzo che curò e sostenne le spese di pubblicazione dei trattati di F. Gaffurio.
Fonti e Bibl.: Milano, Arch. storico diocesano, S. Maria presso S. Celso, Debito e credito, 1588-99, c. 132 (3 apr. 1597); ibid., Arredi sacri, cart. 7 (21 dic. 1607); Duplicati e status animarum, 83 (Status animarum della parrocchia di S. Tecla, 1609); Ibid., Arch. della Veneranda Fabbrica del duomo, Mandati, 43/3 (20 giugno 1614), 45/1 (14 febbr. 1615), 46/3 (24 dic. 1615); Arch. di Stato di Milano, Atti di governo, Popolazione, b. 119 (Registri dei morti, 1630); G. Borsieri, Il supplimento della nobiltà di Milano, Milano 1619, p. 57; M. Donà, La stampa musicale a Milano fino all'anno 1700, Firenze 1961, pp. 29-41, 47 s., 72 s., 75, 95-108; J. Roche, Cross-currents in Milanese church music in the 1640s: G. Rolla's anthology Teatro musicale (1649), in La musica sacra in Lombardia nella prima metà del Seicento. Atti del Convegno internazionale di studi… 1985, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 1988, pp. 14-17; C. Gianturco, Caterina Assandra, suora compositrice, ibid. pp. 121 s.; P. Mioli, "Bontade, & leggiadria" dei concerti ecclesiastici di G.P. Cima, ibid., pp. 182, 184, 191; F. Passadore, L'editoria musicale in Lombardia nel primo Seicento, ibid., pp. 404-408; G. Riccucci, L'attività della cappella musicale di S. Maria presso S. Celso e la condizione dei musici a Milano tra il XVI e il XVII secolo, in Intorno a Monteverdi, a cura di M. Caraci Vela - R. Tibaldi, Lucca 1999, pp. 299, 308; R.L. Kendrick, The sounds of Milan, 1585-1650, Oxford 2002, pp. 16, 56, 65, 92, 189-191, 232-235, 244, 257; G.G. Gastoldi, Canzonette a tre voci. Libro primo / Libro secondo, a cura di I. Grisanti Grassi, Lucca 2002, pp. XIV s.; M. Toffetti, Nuovi documenti sulla cappella musicale del duomo di Milano e sul suo repertorio nei primi trent'anni del Seicento, in La musica e il sacro: prospettive e intertestualità nel barocco lombardo-padano. Atti dell'XIConvegno internazionale di studi, Brescia… 2001, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2004, pp. 349-371: pp. 356-359, 363, 367. C. Sartori, Diz. degli editori musicali italiani, Firenze 1958, pp. 88 s.; Id., Bibliografia della musica strumentale italiana stampata in Italia fino al 1700, Firenze 1952-1968, I, pp. 105, 203 s., 224-226, 231 s., 262-266, 318; II, pp. 35, 50 s., 61-63, 71, 86-89; Catalogue of early music prints from the collections of the former Preussische Staatsbibliothek in Berlin, kept at the Jagiellonian Library in Cracow, a cura A. Patalas, Krakow 1999, pp. 26 s., 33, 65, 145, 435, 438, 440 s.; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XV, p. 86 (S. Boorman).