LINATI, Filippo
Nacque a Parma il 5 apr. 1757 dal conte Ottavio e da Teodora dei marchesi Ghisilieri di Bologna.
Le vicende parmensi della famiglia, di origine genovese e mercantile con il nome di Lunati, possono essere ricostruite con una certa precisione dagli inizi del Ducato farnesiano. In una memoria del 1831 il L. ricordava che la sua famiglia, da tre secoli a Parma, "ha sempre servito il paese e i propri Sovrani con quello zelo e quella fedeltà che caratterizzano persone distinte e d'onore" (cit. in Galante Garrone, 1932, p. 95). Il titolo comitale fu concesso da Ranuccio II Farnese attorno al 1650, con i fondi di Vizzola, Gaiano e Oppiano, i cui privilegi furono confermati al L. il 1° maggio 1800.
Il L. frequentò il collegio dei nobili di Parma, distinguendosi in varie discipline e giungendo a padroneggiare il greco, il latino, il francese, lo spagnolo, l'inglese e il tedesco. Versato nelle scienze fisiche e naturali, allestì un gabinetto scientifico, mise insieme un'importante raccolta di minerali e fossili e una ricca e scelta biblioteca. Fu noto e largamente applicato un metodo di cura dell'afta epizootica da lui ideato nel corso di una disastrosa epidemia nel 1796. Per i suoi meriti di studioso fu ammesso in diverse accademie.
Trascorse la giovinezza fra studi, agi, ozi di corte e viaggi. Nel 1778 sposò Emanuella dei conti Cogorani, dama di corte e "donna virtuosa, colta, di animo forte ed elevato" (F. Linati iunior, 1883, p. 7), che morì nel 1790 dando alla luce Claudio, il più noto dei sette figli, di cui cinque scomparsi in tenera età: l'altra figlia sopravvissuta, Luigia, andò in sposa a un conte Malaguzzi di Reggio Emilia.
Dal 1779 fu gentiluomo di camera del duca Ferdinando di Borbone, che gli mostrò sempre benevolenza; nel 1783 fu nominato tenente colonnello degli Alabardieri e in seguito ebbe il grado di capitano in Sicilia e i titoli onorifici di commendatore dell'Ordine Costantiniano di S. Giorgio e cavaliere dell'Ordine di Malta (1784). Dalla fase di trapasso fra i Borbone e Napoleone, dopo la morte del duca Ferdinando (1802), il L. fu preso sempre più dalle faccende pubbliche. Dapprima curò, fra Parma e Firenze, gli interessi della cessata dinastia e di Lodovico, figlio di Ferdinando e re d'Etruria; al contempo, dall'inizio dell'occupazione francese all'entrata in vigore del codice napoleonico, si adoperò per mitigare le enormi contribuzioni di guerra e le drastiche misure, fatte di abolizioni e sequestri, contro le corporazioni religiose, i privilegi nobiliari e il patrimonio artistico-culturale. Fra il 1802 e il 1806 collaborò lealmente con l'amministratore generale M.-L.-E. Moreau de Saint-Méry - con il quale restò in rapporto anche successivamente - a salvaguardia dell'autonomia e delle tradizioni locali, condividendone l'amore per studio e per le "cose belle". Presidente del Consiglio degli anziani dal 1805 al 1806 (divenne poi conservatore degli ospizi civili), in occasione dell'incoronazione a re d'Italia consegnò all'imperatore, che sembra lo tenesse in grande favore, le chiavi di Parma.
Quando il Parmense fu direttamente annesso all'Impero come Dipartimento del Taro (1808) il L., eletto deputato al Corpo legislativo, si impegnò per la pubblica beneficenza e fece un'intensa campagna, con notabili e studiosi, per il mantenimento dell'autonomia dell'antica Università di Parma, poi temporaneamente subordinata a quella di Genova. In quel periodo soggiornò a lungo a Parigi e compì varie missioni, anche in Spagna, dove tra l'altro possedeva beni di famiglia da amministrare. Maria Letizia Ramolino Bonaparte raccomandò il L. per la carica di ministro del Tesoro al figlio Giuseppe, re di Spagna, che gli avrebbe offerto una "luminosa posizione ed un mezzo al tempo stesso di riparare alla dissestata fortuna"; ma gli eventi politici fecero svanire tale progetto (Galante Garrone, 1932, p. 99).
Nei primi tempi del governo della duchessa Maria Luisa d'Austria il L. si tenne defilato dalla scena pubblica, dedicandosi alle cure familiari e agli interessi culturali. Ebbe un indiretto ma sofferto coinvolgimento nei moti del 1820-21 per le drammatiche vicende occorse al figlio Claudio, legato al settarismo carbonaro, che fu condannato a morte in contumacia ed esiliato. La casa cittadina e la villa di Fraore dei L. in quei frangenti furono sicuramente luogo di incontro e di segreti progetti dei cospiratori. Dopo quegli eventi la famiglia fu abbandonata non solo dai nobili, ma da "tutti gli altri" (Linati iunior, 1896, p. 10).
Nel 1829 il L. fu alla guida del Gabinetto letterario di Parma, derivato nel 1815 da una precedente Società intitolata ad Angelo Mazza, di cui da tempo era socio attivo. Nel 1831, all'età di 74 anni, il L. fu catapultato nei moti del febbraio, quantunque estraneo alle massime rivoluzionarie e alla fitta rete di legami fra i comitati locali e quello parigino. Malgrado l'età, la cattiva salute e la sua riluttanza, fu nominato presidente del governo provvisorio (15 febbraio), favorito certamente dalla fama di uomo moderato, rispettato cittadino e padre di un esule politico, dalla lunga esperienza negli affari politici.
A un ultimo proclama del governo provvisorio, il 13 marzo, seguì il ripristino di quello ducale; larga parte dei membri del primo - i conti G.F. De Castagnola e J. Sanvitale, A. Casa, M. Melloni ed E. Ortalli - prese, fra vicende fortunose, la via dell'esilio in Francia e in Corsica. I soli che decisero di rimanere, il L. e F. Melegari, furono incarcerati e affrontarono con fermezza, dignità e molti testimoni a favore, il processo "per delitto di Stato" a Piacenza. Una "memorabile" sentenza del 7 agosto li rimise in libertà.
Il L. trascorse gli ultimi anni nel dolore per la scomparsa precoce, nel 1832, del figlio Claudio.
Il L. morì a Parma il 19 ag. 1837.
Fonti e Bibl.: Le carte del L. e la sua corrispondenza non hanno un'organica sistemazione; molto si trova in atti ufficiali, come quelli relativi al Governo del 1831. Vienna, Österreichischer Staatsarchiv, Haus-, Hof- und Staatsarchiv, Staatskanzlei, Parma und Piacenza 1556-1860, bb. 15-17; Weisungen-Politische Berichte, 1831; Arch. di Stato di Parma, Segreteria di Stato e di Gabinetto, Governo provvisorio, bb. 389-393; Moreau de Saint Méry (per il periodo francese); Parma, Biblioteca Palatina, Parm., 1319: Difesa del conte F. L. alla Commissione destinata a giudicare gl'individui tutti incolpati di aver fatto partedel Governo provvisorio di Parma…. Lettere del L., per il suo ruolo nella corte e nel governo di Parma, si trovano nei carteggi (solo in parte studiati ed editi) di personaggi del tempo (V. Mistrali, C. Soragna, il bibliotecario della Palatina A. Pezzana) o nei fondi archivistici di istituzioni come l'Ordine Costantiniano di S. Giorgio. L'archivio della famiglia è smembrato: una parte consistente, acquisita dal senatore G. Micheli, passò nel 1964 alla Biblioteca Palatina di Parma, Fondo Micheli-Mariotti; parte andò ad A. Galante Garrone, erede dei Linati attraverso Angelica Ciaudano, moglie di Filippo iunior. Del L. è pubblicata una Lettera dell'Anzianato di Parma a s. ecc. Moreau deSaint-Méry, etc. etc. dopo la pubblicazione del Manifesto di s.a.s. il principe Eugenio vice-re d'Italia ai popoli degli Stati di Parma e successiva risposta di s.e., 9 gennaio 1806, Parma 1806. Necr., in Gazzetta diParma, 9 sett. 1837, Supplemento, pp. 313-315; L. Molossi, Vocabolario topografico dei Ducati diParma, Piacenza e Guastalla, Parma 1832-34, p. 282; G.F. de Castagnola, In morte del conte F. L. cavaliere gerosolimitano.Sonetto, Parma 1837; F. Linati iunior, Tributo di dolore… alla cara memoria del già suo avo paterno, Parma 1837; C.A. de Rosa, marchese di Villarosa, Notizie di alcuni cavalieri delSacro Ordine gerosolimitano illustri per lettere e per belle arti…, Napoli 1841, pp. 190-192; F. Linati iunior, Vita del conte Claudio Linati, seguita da un saggiopoetico del medesimo, da documenti e note, Parma 1883, pp. 7 s., 11-14, 30; Memorie genealogiche, a cura di F. Linati iunior, in Giorn. araldico-genealogico-diplomatico, XXIII (1895), 9, pp. 201-208; E. Casa, I moti rivoluzionari accaduti in Parma nel 1831, Parma 1895, pp. 43 s., 79 s., 86-101; F. Linati iunior, Memorie autobiografiche del conte F. L.… e compendiosa rassegnade' suoi scritti per R[omea] B[rozzi], Parma 1896, pp. 9-13, 17 s., 21-23, 27 s.; A. Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX, II, 1826-49, Milano 1902-07, pp. 247, 352; E. Montanari, Parma e i moti del 1831, in Arch. stor. italiano, s. 5, XXXV-XXXVI (1905), pp. 16-51, 66-90; Le assemblee del Risorgimento, Atti…, I, Roma 1911, ad ind.; A. Del Prato, L'anno 1831 negli ex Ducati di Parma Piacenza e Guastalla, Parma 1919, passim; O. Masnovo, Il Gabinettoletterario di Parma. Contributo alla storia dello spirito pubblico (1815-1831), in Arch. stor. per le provincie parmensi, n.s., XXII bis (1922), pp. 279-296, passim; Id., I moti del '31 a Parma, I, Torino 1925, passim; G. Sitti, Parma nel nome delle sue strade, Parma 1929, pp. 110 s.; R. Cognetti De Martiis, Il ministro Vincenzo Mistrali e la rivoluzione del 1831, in Arch. stor. per le provincie parmensi, n.s., XXXI (1931), pp. 77-93, passim; T. Marchi, Il Governo provvisorio parmense (15 febbraio-13 marzo), ibid., pp. 227-269, passim; A. Galante Garrone, Il conte F. L. capo del governo provvisorio, ibid., n.s., XXXII (1932), pp. 91-132; O. Masnovo, Carattere nazionale dei moti parmensi del 1831, in Rass. stor. del Risorgimento, XIX (1932), 4, pp. 81-109; C. Pecorella, I Governi provvisori parmensi (1831, 1848, 1859), Parma 1959, pp. 9-43; L. Gambara, Le ville parmensi, Parma 1966, pp. 61-63; A. Moroni, Il conteF. L. e gli ex-libris della sua biblioteca, in Parma nell'arte, III (1971), pp. 123-127; L. Gambara - M. Pellegri - M. De Grazia, Palazzi e casate di Parma, Parma 1971, pp. 381-390; A. Garosci, Antonio Gallenga. Vita avventurosa di un emigrato dell'Ottocento, I, Torino 1979, pp. 13-15 (cita il romanzo autobiografico di A. Gallenga, esule dopo i fatti del 1831, pubblicato a Londra nel 1854, dove si trova un suggestivo ritratto del vecchio L. sotto lo pseudonimo di "Count Lanari"); L. Brunazzi Celaschi, Casimiro di Soragna, Maria Luigia e i moti del 1831, in Studi parmensi, XXVII (1980), pp. 1-22; A. Galante Garrone, I moti del 1831. F. e ClaudioLinati, in Arch. stor. per le provincie parmensi, s. 4, XXXIII (1981), pp. 417-436; A.V. Marchi, Volti efigure del ducato di Maria Luigia 1816-1847, Milano 1991, p. 96; R. Sabbadini, I Linati e la corte farnesiana, in Aurea Parma, LXXXIX (2000), 1, pp. 3-16; L'Ordine Costantiniano di S. Giorgio.Storie, stemmi e cavalieri, a cura di M. Basile Crispo, Parma 2002, ad ind.; Diz. del Risorgimentonazionale, III, p. 380 (I. Bellini); G.B. Janelli, Diz. biografico dei parmigiani illustri e benemeriti nelle scienze, nelle lettere e nelle arti o per altra guisa notevoli (1877), Bologna 1978, pp. 218-220; F. Marcheselli - T. Marcheselli, Diz. dei Parmigiani, Parma 1997, p. 178; Enc. di Parma. Dalle origini ai nostri giorni, a cura di M. Dall'Acqua, Parma 1998, pp. 417 s.; R. Lasagni, Diz. biografico deiParmigiani, III, Parma 1999, pp. 208 s.; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare ital., IV, pp. 119 s.