FILIPPO il Magnanimo, langravio di Assia
Nato il 13 novembre 1504, morto il 31 marzo 1567. Successe nel 1509 al padre Guglielmo II; tennero per lui la reggenza prima gli stati e poi l'energica madre Anna di Meclemburgo; e solo nel 1518 egli prese il governo nelle sue mani. Fu poco dopo aggredito dal cavaliere Franz di Sickingen, che insieme coi nobili d'Assia, lo costrinse a concludere un umiliante accordo (1518). Ma l'intento della nobiltà di restaurare in questo modo la propria potenza nel paese, non ebbe successo: poiché F. non lasciò ai nobili alcuna influenza decisiva negli affari. Risolveva tutto da sé. Subito dopo si volse a dare sicurezza al suo paese e a liberarlo dai cavalieri predatori che lo molestavano dopo la partenza di Sickingen. A tale scopo cercò appoggio presso i principi vicini, specialmente presso il vescovo elettore di Treviri, minacciato pure da Sickingen. Quando, nel 1522, quest'ultimo iniziò la sua grande offensiva contro Treviri, F., insieme con il conte palatino, mosse in aiuto dell'arcivescovo e, riunite le forze, stroncarono quest'ultimo sollevamento dei cavalieri dell'Impero, costringendo alla capitolazione Sickingen, mortalmente ferito, nel suo castello di Landstuhl. Così il diciottenne principe non solo prese la rivincita del 1518, ma accrebbe la sua riputazione nell'Impero. La stessa energia egli dimostrò anche nella guerra dei contadini. Frenata la rivolta entro i confini dell'Assia, egli si diresse verso la Turingia e si uni col principe di Sassonia contro le bande di Tommaso Münzer, che furono distrutte nella battaglia di Frankenhausen (1525).
Verso la Riforma dapprima egli tenne un contegno riservato. Solo nel 1524, dopo un incontro con Melantone, che conservò con lui continui rapporti, fu conquistato alla nuova dottrina, alla quale rimase fedele tutta la vita. Col suo fine senso politico, vide subito i pericoli che la minacciavano e credette necessaria l'unione di tutti gli stati evangelici dell'Impero. Divenne così il principale propugnatore della politica di alleanza fra gli evangelici. Già nel 1526 egli conchiuse con la Sassonia la lega di Gotha Torgau, alla quale aderirono poi molti principi della Germania settentrionale. Si accinse poi, con ardore, dopo la prima dieta di Spira, al riordinamento della chiesa d'Assia; e nell'ottobre del 1526, convocò a Homberg i suoi stati laici ed ecclesiastici. La Reformatio Hassiae, qui deliberata, provvedeva a un ordinamento presbiteriale della chiesa, con forte disciplina ecclesiastica e autonomia amministrativa delle comunità. Trattenuto da certi scrupoli di Lutero, Filippo non attuò questo progetto; ma seguendo l'esempio della Sassonia, ordinò delle commissioni d'inchiesta (Visitations-Kommissionen), che conclusero il loro lavoro con un sinodo nel 1536. Coi beni dei conventi aboliti, furono dotati degli ospedali, e, nel 1527, fondato il primo istituto evangelico superiore, l'università di Marburgo. Intanto i rapporti di F. con l'imperatore e con i principi cattolici andavano facendosi sempre più difficili, sino a che, lasciatosi convincere dalla falsa voce, sparsa dall'avventuriero Ono Pack, di un'alleanza offensiva tra i cattolici, anch'egli aprì trattative di alleanze all'estero. Gli premeva soprattutto un accordo fra le varie tendenze del protestantesimo. E riuscì a combinare la conferenza religiosa di Marburgo fra Lutero e Zwingli (1529). Ma lo sperato accordo non si verificò. Solo il risultato della dieta di Augusta, nel 1530, spinse due anni dopo i principi della Gemiania settentrionale alla lega di Smalcalda. Nel 1534, F. approfittò della favorevole situazione politica per un gran colpo: ricondusse armata mano nel Württemberg, donde era stato cacciato, il duca Ulrico, amico suo. Così indebolì la casa d'Asburgo nella Germania meridionale e guadagnò il Württemberg al protestantesimo. Tuttavia, nella sua politica antiasburgica, egli si vide ostacolato dalle esitazioni della Sassonia elettorale, con la quale doveva dividere il comando nella lega di Smalcalda. Ma il danno maggiore, a lui e alla sua causa, venne dal suo funesto doppio matrimonio. Stanco della moglie Cristina di Sassonia, sposò nel 1540 la damigella di corte Margherita von der Saale, con l'approvazione di Cristina e col consenso di Lutero. Il segreto pattuito non si poté naturalmente conservare. Siccome la legge dell'Impero puniva con la morte la bigamia, F. dovette impetrare grazia presso l'imperatore. Gli fu concessa nel 1541, dietro la promessa d'impedire un'alleanza dei Smalcaldiani con l'Inghilterra e con la Francia e di non accettare nella lega il duca di Clèves. Tutto questo peggiorò assai la situazione dei protestanti in vista dell'imminente lotta decisiva con Carlo V. Nella guerra di Smalcalda mancò completamente a F. l'antica energia. Fallita la sua campagna nella Germania settentrionale, assistette inoperoso all'attacco dell'imperatore contro la Sassonia elettorale. Dopo la battaglia di Mühlberg (1547), si fece convincere dal genero Maurizio di Sassonia a far atto di sottomissione all'imperatore vittorioso, ma senza garanzie sufficienti. Fatto prigioniero e portato nei Paesi Bassi, solo la rivolta dei principi nel 1552 lo liberò dalla dura prigionia. Continuò, anche dopo la pace di Augusta, ad adoperarsi per l'unione dei protestanti tedeschi: ma senza alcun successo. Rimase pure fedele alla sua antica convinzione della comunanza d'interessi coi protestanti di fuori. E nel 1562 procurò agli ugonotti aiuti in denaro dai principi evangelici e inviò truppe assiane in loro soccorso. Il suo pensiero principale era rivolto in quegli anni di pace al rinvigorimento della chiesa d'Assia e alla prosperità interna del suo paese, alla quale egli contribuì con una serie di ordinamenti. Riuscì ad assicurare alla sua casa la contea di Katzenelnbogen, contestata dal conte di Nassau; ma d'altra parte abbassò la posizione del suo paese, con la divisione dell'eredità fra i suoi quattro figli.
Bibl.: M. Lenz, Briefwechsel Landgr. Philipps mit Bucer, Lipsia 1880; F. Küch, Polit. Archiv d. Landgr. Ph., 1904; Ch. v. Rommel, Ph. der Grossmütige, 1830; W. Rockwell, Die Doppelehe des Landgrafen Philipp von Hesse, Marburgo 1904.