GIUGNI, Filippo
Nacque a Firenze nel quartiere S. Croce, gonfalone Ruote, presumibilmente nel 1360 (nella dichiarazione catastale del 1427 dichiarava infatti di avere 67 anni), da Niccolò di Ugolino. La famiglia del G. era annoverata tra le sedici casate più antiche di Firenze risiedenti nel primo cerchio di mura; nel corso dei secoli XIV e XV assunse un ruolo politico di rilievo, acquisendo inoltre una solida posizione economica legata all'attività di lavorazione e di commercio della lana. Il padre del G. ricoprì i maggiori uffici del Comune e anche il G. intraprese la carriera politica, divenendo uno fra i più importanti esponenti del partito oligarchico.
Nel 1382, appena maggiorenne, il G. vinse lo scrutinio per gli uffici maggiori (Tratte 355, c. 61r: tutti i documenti citati nel corso della voce, se non altrimenti specificato, si intendono conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze) e, alla fine dello stesso anno, nel novembre-dicembre, ottenne il mandato per il priorato (Tratte 57, c. 124v).
Dall'unione con Antonia di Domenico Sapiti, avvenuta nel 1386, nacquero Bernardo, Francesco, Domenico, Giovanni, Antonio, Ugolino, Tita, Lisa: quest'ultima sposò poi Giovenco di Antonio de' Medici.
La notizia del matrimonio di Lisa - con il quale i Giugni stabilirono un'alleanza soprattutto politica con una delle famiglie più influenti del reggimento - è riportata nella prima dichiarazione catastale del G., in cui si dice che il contratto fu stipulato il 9 giugno 1427 e che la figlia portò in dote 750 fiorini d'oro (Catasto 73, c. 383r). Tuttavia, già il 14 febbraio precedente lo stesso Cosimo de' Medici ne aveva dato l'annuncio in una lettera diretta al cugino Averardo, che si trovava come oratore a Ferrara, affermando che la decisione era stata presa quella stessa mattina (Mediceo avanti il principato, II, 26). Risulta inoltre che un'altra figlia del G., Ginevra, si maritò in seconde nozze con Giovanni di Andrea Della Stufa; un'altra tradizione, meno attendibile, riporta invece che una figlia del G. sposò Iacopo di Ugo Della Stufa, zio di Giovanni di Andrea, e che alla sua morte si fece monaca insieme con le due figlie presso il monastero di S. Giovannino, fuori la porta di S. Piero Gattolini.
Nel 1387, dal 1° gennaio, il G. fu inviato come capitano ad Arezzo (Tratte 982, c. 10r); successivamente nel 1391 e nel 1393 vinse ancora le elezioni per gli uffici maggiori (Tratte 356, c. 82r e 357, c. 12r). Nello stesso 1393 ricoprì la carica di podestà di Città di Castello (Firenze, Bibl. nazionale, Magl. XXV, c. 225). Nel 1396, il 13 marzo, venne iscritto nell'arte della lana insieme con il fratello Andrea (Arte della lana 20, c. 22r) per fini non solo politici ma legati anche all'importante ditta laniera che i Giugni possedevano nel "popolo" di S. Martino. Dagli elenchi sistematici riguardanti le estrazioni agli uffici dell'amministrazione dello Stato, disponibili tuttavia solo a partire dal 1396 (Tratte 170-172, adannos), possiamo ricostruire il cursus honorum del G.: risulta quindi che nel 1398 egli fu dei Sei di Arezzo (1° gennaio), e che dal 1° agosto seguente divenne ufficiale delle Condotte. Dal 1° apr. 1400 fu ufficiale dei Difetti e quindi dal 17 settembre podestà di Prato. Nel 1401 ricoprì ancora le cariche di ufficiale delle Carni e di ufficiale del Monte (rispettivamente dal 1° luglio e dal 1° dicembre).
Il 1° genn. 1402 conseguì per la prima volta la carica di gonfaloniere di Giustizia (57, c. 144r); fu poi vicario di Anghiari (29 giugno 1402), provveditore della Camera del Comune (4 genn. 1403), ufficiale dell'Opera di S. Reparata (1° marzo 1404), dei Nove (dal 3 sett. 1404 fino al 16 febbr. 1405). Sempre nel 1405, il 1° marzo, venne eletto capitano di Volterra, e il 16 agosto seguente assunse l'ufficio dei Contratti; dal 14 giugno al 1° dic. 1406 fu dei Sei di Pistoia. Nel 1408 fu membro degli Otto di custodia (dal 16 gennaio, per due mesi), poi vicario di Anghiari (14 aprile) e camarlingo del Sale (1° novembre). Nel 1409 divenne ufficiale dei Pupilli (15 maggio) e, contemporaneamente, ebbe l'incarico per l'Opera di S. Reparata (dal 1° maggio fino al 1° settembre). Eletto ufficiale delle Castella il 20 novembre dello stesso anno, vi rinunciò il 29 dicembre seguente perché estratto gonfaloniere di Giustizia (Tratte 598, c. 150v), carica che assunse il 1° genn. 1410 (Tratte 57, c. 152v); il 10 giugno seguente divenne di nuovo camarlingo del Sale. Nel 1411, il 18 maggio, fu podestà di Pisa e il 1° dicembre successivo ufficiale delle Condotte. Sempre nel 1411 si qualificò nello squittinio per le cariche maggiori (Tratte 359, c. 45r). Nel 1412 divenne ufficiale dell'Onestà (4 gennaio) e ufficiale delle Grascia (1° agosto). Il 1° maggio 1413 fu tratto nuovamente gonfaloniere di Giustizia (Tratte 57, c. 155v); nel 1414 fu ufficiale sopra le Gabelle del vino (16 giugno) e per tutto il mese di dicembre seguente ufficiale di S. Maria del Fiore.
Nel gennaio 1415 il G. venne eletto tra i dieci magistrati deputati a promuovere la pace, per assicurare così un periodo di tranquilla prosperità allo Stato, che era stato messo a dura prova dai rischi di un'invasione da parte delle truppe del re di Napoli Ladislao Durazzo, che nel giugno del 1413 avevano occupato Roma. Sempre nel 1415 fu dei Dieci di Pisa (18 febbraio), ufficiale alle Porte (1° ottobre) e contemporaneamente capitano di Orsanmichele (1° ottobre). Fu dei soprintendenti delle Stinche dal 1° ott. 1416, gonfaloniere di Giustizia per la quarta volta dal 1° maggio 1417 (Tratte 57, c. 158v). Il 9 sett. 1420, in occasione della partenza da Firenze alla volta di Roma di papa Martino V, che doveva rientrare a Roma, il G. venne nominato dalla Signoria e dai Collegi tra i cittadini deputati - fra i quali vi erano anche Rinaldo degli Albizzi, Palla Strozzi e Giovanni di Bicci de' Medici - ad accompagnare il pontefice fino ai confini con Siena: la missione durò fino al 12 settembre seguente. Nello stesso anno, dal 1° ottobre, ottenne l'incarico di ufficiale alle porte.
Il 1° sett. 1421 venne eletto vicario della Val d'Elsa, il 18 apr. 1422 ancora tra i Dieci di Pisa, e il 18 ottobre seguente regolatore dei contratti. Nel 1423 fu degli Otto di custodia (1° giugno) e capitano di Pisa (17 settembre). Eletto podestà di Mangona il 4 ott. 1424, il G. scrisse da Barberino di Mugello, il 17 ottobre seguente, una lettera alla Signoria aggiornandola circa lo stato delle fortezze e dei contingenti di armati presenti in quel territorio, facendo presente la necessità di prendere misure adeguate circa le riparazioni da effettuare e i rifornimenti di truppe carenti a causa dell'alta mortalità, per provvedere alla difesa di quella zona altrimenti resa difficoltosa (Signori. Responsive 8, c. 126r). Nel 1425, dal 1° settembre, fece parte dei Sei della mercanzia, il 16 febbr. 1426 venne tratto ufficiale alle Porte, ma dovette rinunziare poco dopo all'incarico perché estratto il 12 marzo seguente tra i Dodici buonuomini (Tratte 600, c. 144v). Dal 22 genn. 1427 fu capitano di Volterra e quindi, dal 18 ottobre seguente, regolatore dei contratti. Nello stesso 1427 il G. presentò una dichiarazione catastale (Catasto 73, cc. 381r-383r), in cui attestò che egli con la famiglia risiedeva nel popolo di S. Martino di Firenze in una casa confinante con quella del fratello Andrea. Tra le numerose proprietà dichiarate vi erano una bottega situata sotto l'abitazione, un'altra casa nella piazza di S. Martino con due botteghe, un podere con casa da signore nel popolo di S. Stefano in Pane, nel luogo detto le Panche, un podere nel popolo di S. Michele a Lupo e vari altri possedimenti nel contado verso Val di Marina. Oltre ai figli sopra ricordati, risultavano ascritti al nucleo familiare del G. Ginevra di Angelo Vernacci, moglie di Bernardo, di anni 20 (il matrimonio risaliva al 1423), Caterina, figlia di Domenico, di mesi 14, e una schiava di 45 anni.
Nel 1429 il G. ricoprì le cariche di ufficiale dei Contratti (16 febbraio) e di operaio di S. Maria del Fiore (1° settembre); sempre in questo anno fece la dichiarazione dell'età davanti ai Conservatori di legge, affermando di avere più di 45 anni (Tratte 79, c. 54v). Nella seconda portata catastale del G. del 1430 risultava che il figlio Bernardo aveva fatto una società legata al commercio della lana nel 1428 e, degli altri figli, che Giovanni si trovava a Bruges, che Francesco si trovava a Napoli dove teneva una bottega di panni di lana, che Domenico, infine, si era stabilito in Sicilia con la compagnia della famiglia (Catasto 402, cc. 113r-116r). Nello stesso 1430 il G. fu dei Dieci di libertà (1° dicembre). Nel 1431 ricoprì contemporaneamente gli uffici di operaio di S. Maria del Fiore (1° maggio) e dei Dieci di Pisa (3 maggio). Venne eletto membro degli Otto di custodia dal 1° febbr. 1432, camerario di Camera e ufficiale del Sale rispettivamente dal 1° giugno e dall'11 ottobre seguenti. Infine, dall'11 ott. 1433 ottenne l'incarico di scrivano dei Pupilli. Sempre in questo anno il G. fece l'ultima dichiarazione catastale dalla quale risultava fra l'altro che il figlio Bernardo aveva fondato una compagnia di arte della lana con Lottieri del Piccino (Catasto 493, cc. 155r-159v).
Il G. morì a Firenze presumibilmente nell'aprile del 1434: il 3 di questo mese ne venne infatti ordinata la cerimonia funebre con grandi onori e a spese della Signoria (Provvisioni 125, c. 3v); fu sepolto a S. Croce presso la sacrestia (Manoscritti 248; Priorista Mariani, cc. 221r-223r).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Ceramelli Papiani 2409; Tratte 57, cc. 124v, 144r, 152v, 155v, 158v; 79, c. 54v; 170-172, ad annos; 355, c. 61r; 356, c. 82r; 357, c. 12r; 359, c. 45r; 598, c. 150v; 600, c. 144v; 982, c. 10r; Catasto 73, cc. 381r-383r; 402, cc. 113r-116r; 493, cc. 155r-159v; Mediceo avanti il principato II, 26; Arte della lana 20, c. 22r; Signori. Responsive 8, c. 126r; Provvisioni 125, c. 3r; Priorista Mariani, cc. 221r-223r; Manoscritti 248; 360, c. 170rv; Firenze, Bibl. nazionale, Passerini 188, 219; Poligrafo Gargani 980; Magl. XXV, c. 225; Marchionne di Coppo Stefani, Istoria fiorentina, in Delizie degli eruditi toscani, XIV (1781), p. 296; ibid., XV (1781), pp. 207, 287; ibid., XVI (1783), p. 171; ibid., XVII (1783), p. 34; Naddo da Montecatini - Iacopo Salviati, Croniche fiorentine, ibid., XVIII (1784), pp. 205, 214, 337; Giovanni Morelli - Lionardo Morelli, Croniche, ibid., XIX (1785), pp. 25, 40; Giovanni Cambi, Istorie, ibid., XX (1785), p. 152; F. Inghirami, Storia della Toscana, XIII, Fiesole 1844, p. 175; Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per il Comune di Firenze dal 1399 al 1433, I, a cura di C. Guasti, Firenze 1867, p. 310; G.A. Brucker, Dal Comune alla Signoria. La vita pubblica a Firenze nel primo Rinascimento, Bologna 1977, pp. 306 s., 355; D. Kent, The rise of the Medici faction in Florence. 1426-1434, Oxford 1978, pp. 55, 60.