SEVEROLI, Filippo Giacomo
– Nacque il 16 novembre 1762 a Faenza dal conte Giacomo e da Livia Rondinelli, secondogenito di tre figli maschi. Improbabili il luogo (Fusignano, Ravenna) e la data di nascita (1767) che si trovano spesso nelle fonti.
Filippo studiò nel collegio dei Nobili di Ravenna, all’epoca gestito dai gesuiti, e fu successivamente tentato dalla carriera ecclesiastica, la quale era, grazie anche ai benefici di cui godeva la casa, un suo approdo privilegiato.
Al ramo minore della famiglia apparteneva il poco più anziano Antonio Gabriele, che fu nunzio pontificio a Vienna, cardinale dal 1816 e che nel 1823 stava per essere eletto papa, ma fu messo fuori gioco da un veto austriaco.
Severoli entrò nel 1783 nella Pontificia Accademia ecclesiastica di Roma, che era frequentata dalla nobiltà non soltanto italiana e che preparava a una carriera di alto profilo in veste talare: suo compagno di corso fu Annibale della Genga, il futuro papa Leone XII, mentre l’anno precedente erano stati ammessi dieci allievi, tra i quali tre futuri cardinali.
Non è noto il motivo che indusse Severoli ad abbandonare gli studi nella prestigiosa accademia, né si conoscono particolari circa la sua vita prima dell’ottobre 1796, quando divenne noto per la sua militanza, condivisa con i fratelli Pietro e Girolamo, nelle file filorivoluzionarie e fu arrestato. Poté comunque sottrarsi alla reazione pontificia, rifugiandosi a Firenze, da dove ritornò agli inizi del 1797, quando l’offensiva napoleonica, culminata nella battaglia del Senio del 3 febbraio, permise al ‘partito’ filofrancese di conquistare il potere a Faenza. Severoli fu incluso, insieme a Pietro, tra i membri della municipalità di Faenza e, in un secondo tempo, tra quelli dell’Amministrazione centrale della Romagna insediata a Forlì; dopo l’annessione alla Cisalpina, fu membro del Corpo legislativo della Repubblica.
Quando, nel giugno del 1797, fu costituita a Forlì una coorte dell’Emilia, Severoli era già stato nominato, il 15 febbraio (questa la data indicata dai due registri delle matricole degli ufficiali segnalati nelle fonti e che va preferita a quella dell’8 maggio recepita da un certificato rilasciato nel 1823 dall’Imperial regio generale comando militare di Milano e fatta propria da Antonio Mambelli, 1969, p. 79), capo battaglione, vale a dire maggiore. Stando al Registro contenente settant’un foglio, prese parte alla campagna di Bonaparte in Friuli. Il comando della coorte dell’Emilia fu dapprima affidato all’ex marchese riminese Alessandro Belmonte Cima, che aveva alle spalle una brillante carriera nella Marina spagnola, ma poi gli subentrò Severoli. La coorte dell’Emilia fu incorporata in novembre nell’esercito cisalpino quale quinta legione sotto il comando di Severoli, che il 17 gennaio 1798 fu promosso capo di brigata, un grado equivalente a quello di colonnello, fino a quando, il 25 marzo 1799, la legione venne fusa con altri corpi nella mezza brigata di fanteria leggera. Nel frattempo Severoli era diventato il comandante della prima mezza brigata di linea, con parte della quale combatté in Toscana. Partecipò il 15 agosto alla battaglia di Novi, dove manovrò abilmente in modo da evitare che la sua mezza brigata fosse travolta dall’ondata di panico che aveva colpito l’esercito francese.
Riparato al di là delle Alpi con i resti dell’esercito cisalpino, Severoli divenne uno dei due capi di brigata della legione italica costituita da Giuseppe Lechi, che nella primavera del 1800 fiancheggiò le truppe di Bonaparte nella campagna contro gli austriaci. Fu poi trasferito in Toscana per combattere contro i napoletani. Il 22 settembre fu promosso generale di brigata. Trascorse gli anni dal 1801 al 1806 di guarnigione fra la Puglia, Milano e la sua Romagna. Nel 1806, dopo essere stato decorato quale commendatore della Corona ferrea, prese parte alla campagna che permise la conquista della parte continentale del Regno delle Due Sicilie. Nel 1807 fu inviato in Germania alla testa di un reggimento di linea per rafforzare la divisione italiana comandata da Pietro Teulié, che stava assediando Kolberg. Morto Teulié il 18 giugno, Severoli gli subentrò nel comando della divisione, prima a titolo interinale, poi dal 7 ottobre quale generale di divisione.
Nel 1809 prese parte il 16 aprile alla battaglia di Sacile, dove ebbe un braccio fracassato da un proiettile, e, una volta ristabilito, il 14 giugno a quella di Raab, dove riportò due ferite ed ebbe due cavalli uccisi sotto di sé. Tra i reggimenti agli ordini di Severoli vi era in quella campagna quello di Carlo Zucchi (1861), che nelle sue Memorie avrebbe inchiodato il generale a una silhouette collaborazionista alquanto discutibile: Severoli «per verità era un soldato intrepido di fronte ai maggiori pericoli, aveva grande onestà d’animo, ma poi si lasciava andare alle maggiori adulazioni verso i Francesi; ne usava costantemente la lingua scrivendo o parlando in mezzo a’ soldati italiani, e piuttosto che arrecare qualche noja agli uffiziali superiori dell’esercito francese, avrebbe tralasciato di far rendere giustizia ai suoi subalterni» (p. 21). In effetti, si conosce almeno un episodio di segno contrario: nel 1813 in Spagna Costante Ferrari, un ufficiale che aveva preso a piattonate un francese e che per questo ‘delitto’ era stato condannato a morte dal comandante in capo, il maresciallo Louis-Gabriel Suchet, non solo fu rimesso in libertà da un fermo intervento di Severoli, ma quest’ultimo offrì anche al ‘reprobo’ di entrare a far parte del suo stato maggiore.
Una volta conclusa la guerra contro gli austriaci e i loro alleati, Severoli fu tra i generali incaricati di reprimere la rivolta tirolese. Fu ricompensato per il suo comportamento nella campagna del 1809 con la nomina, il 15 agosto, a membro della Legion d’onore, mentre nel 1810 Napoleone gli concesse una dotazione di 10.000 lire sui beni demaniali tirolesi e lo nominò conte dell’Impero.
Nel 1810 Severoli passò in Spagna, dove tenne il comando della divisione Pino per parecchi mesi, dalla fine di marzo a novembre. Ritornato in Italia, vi organizzò una divisione, che condusse in Spagna nell’agosto del 1811 e che prese parte agli assedi – e alle conquiste – di Valencia e di Peñiscola nel gennaio-febbraio del 1812. Nel corso di quest’ultimo anno la divisione combatté in Catalogna e nel centro della penisola. Nel 1813 tutte le truppe italiane in Spagna furono riunite nella divisione Severoli. Il comportamento del generale nel corso della guerra indusse Napoleone a premiarlo con la designazione, nel marzo del 1812, a ufficiale della Legion d’onore: inoltre il suo fu tra i pochissimi nomi italiani ritenuti meritevoli di essere incisi nell’Arco di trionfo a Parigi.
Severoli fece decorare nel 1811 dal pittore Felice Giani alcune stanze del palazzo di Faenza, tra le quali una dedicata ai condottieri (scelti unicamente fra personaggi dell’antichità), e nel 1813 acquistò una villa a Fusignano.
Alla fine di quest’ultimo anno, fu richiamato in Italia, dove l’esercito di Eugène de Beauharnais si stava battendo contro l’alleanza tra gli austriaci e il re di Napoli, Gioacchino Murat. Severoli fu incaricato di tenere Piacenza e poi di occupare Parma. Al ponte di San Maurizio, presso Reggio, fu colpito da un colpo di cannone alla gamba destra, che gli fu amputata. Il 16 marzo 1815 fu pensionato dagli austriaci con il grado di luogotenente feldmaresciallo, ma il 17 dicembre 1820 fu richiamato in servizio e nominato comandante della fortezza di Piacenza. Il 16 aprile 1822 fu restituito alla pensione e decorato con l’Ordine della corona di ferro di 2a classe.
Morì a Fusignano il 6 ottobre 1822. Fu sepolto nell’oratorio della villa intitolato all’Angelo custode.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Ministero della Guerra, Registri matricole degli ufficiali, reg. 130, c. 24, Registro contenente settant’uno foglio..., «li 23 pratile anno 6° repubblicano» [11 giugno 1798]; reg. 137, n. 498, Registro di tutti i brevetti di nomina dati dal Direttorio esecutivo della Repubblica Cisalpina agli ufficiali d’ogni grado e d’ogni arma..., «quindici vendemmiale anno decimo repubblicano» [7 ottobre 1801]. Inoltre: T. Torrigiani, Elogio al signor conte F. S. commendatore della Corona Ferrea e dell’Ordine costantiniano [...] scritto in occasione delle solenni esequie, Faenza 1823; C. Vacani, Storia delle campagne e degli assedj degl’Italiani in Ispagna, dal 1808 al 1813, I-VI, Firenze 1827, passim; [C. De Laugier], Fasti e vicende dei popoli italiani dal 1801 al 1815 o memorie di un uffiziale per servire alla storia militare italiana, I-XIII, Firenze 1829-1838, passim; G. Lombroso, Vite dei primarj generali ed ufficiali italiani che si distinsero nelle guerre napoleoniche dal 1796 al 1815, Milano 1843, pp. 245-266; A. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana. Cenni storico-statistici dal 1796 al 1814, I-II, Milano 1845, passim; C. Zucchi, Memorie, Milano 1861, p. 5; D. Strocchi, Lettere edite e inedite ed altre inedite a lui scritte da uomini illustri, I, Faenza 1868, p. 62; P. Bosi, Il soldato italiano istrutto nei fasti militari della sua patria, Torino 1869, p. 560; E. Grandi, Faenza a’ tempi della Rivoluzione francese (1796-1801), Bologna 1906, ad ind.; C. Ferrari, Memorie postume, Milano-Varese 1942, pp. 306 s.; A. Mambelli, I romagnoli nelle armate napoleoniche. Stati di servizio, elenchi e documenti, note biobibliografiche, Forlì 1969, pp. 79-82; V. Ilari -P. Crociani - C. Paoletti, Storia militare dell’Italia giacobina. Dall’armistizio di Cherasco alla pace di Amiens, 1796-1802, I-II, Roma 2001, ad indices; Iid., Storia militare del Regno italico (1802-1814), I-III, Roma 2004, ad indices; Gli italiani in Spagna nella guerra napoleonica (1807-1813). I fatti, i testimoni, l’eredità, a cura di V. Scotti Douglas, Alessandria 2006, ad ind.; Ancora sugli italiani in Spagna durante la Guerra de la Independencia, a cura di V. Scotti Douglas, numero speciale di Il Risorgimento, LX (2008), 1-2.