GALLI, Filippo
Nacque a Roma, nel 1783, dal "chef de la Floreria pontificale" (Fétis, p. 389).
Studiò inizialmente da dilettante e come tale, in giovanissima età, si produsse in pubblico. Venuto a contrasto con la famiglia (si era sposato contro la volontà del padre che lo voleva avviare alla carriera ecclesiastica) pensò di guadagnarsi la vita sfruttando le sue doti vocali.
Cantò il suo primo ruolo significativo come tenore, nell'opera I fuorusciti di F. Paër, al teatro Ducale di Parma per la stagione di carnevale 1804-05.
Successivamente si esibì al S. Carlo di Napoli nelle opere: Andromeda di V. Trento (30 maggio 1805), accanto a Teresa Fischer; Gonsalvo di G. Tritto (15 ag. 1805); L'oracolo sannita e Il trionfo di Davide di N. Zingarelli (rispettivamente 4 nov. 1805 e marzo 1806); Paride di P. Caselli (12 genn. 1806). Sempre a Napoli per tre stagioni consecutive, dal 1806 al 1808, cantò al teatro dei Fiorentini in opere di V. Fioravanti, C. Guglielmi, F. Grazioli, L. Mosca e G. Latilla. Le sue ultime esibizioni da tenore furono al Ducale di Parma in Oreste di F. Morlacchi (6 dic. 1808), La capricciosa corretta di Fioravanti (18 genn. 1809) e Il trionfo di Quinto Fabio di V. Fiordo (4 febbr. 1809).
A quest'epoca, forse in seguito a una grave malattia che lo aveva colto, il G. cambiò timbro di voce: consigliato anche da G. Paisiello, passò al registro di basso che coltivò fino a diventare uno dei più grandi "bassi cantanti" italiani della prima metà dell'Ottocento, in un'accezione molto vicina a quella dell'attuale basso-baritono.
Debuttò nel nuovo ruolo al teatro Nuovo di Padova, il 20 giugno 1811, nella Cambiale di matrimonio di G. Rossini, ma si affermò definitivamente come Taraboto nell'Inganno felice, dello stesso Rossini, dato in prima esecuzione assoluta al S. Moisè di Venezia l'8 genn. 1812. Lo stesso anno fu scritturato alla Scala di Milano, dove esordì con due prime rappresentazioni: La vedova stravagante di P. Generali (30 marzo 1812), nella parte di Polidoro, e Il cicisbeo burlato di F. Orlandi (2 maggio 1812; Pippetto Cicisbeo); interpretò inoltre opere di D. Cimarosa, G. Mosca e S. Pavesi. Il 26 sett. 1812 cantò come Asdrubale, accanto al contralto Maria Marcolini, alla prima assoluta di un altro lavoro di Rossini, giovane esordiente alla Scala, La pietra di paragone.
Divenne, da questo momento, il cantante preferito del compositore pesarese, per il quale interpretò, in diverse prime assolute, molte parti da protagonista quali: Mustafà nell'Italiana in Algeri al teatro S. Benedetto di Venezia (22 maggio 1813), Selim nel Turco in Italia alla Scala (14 ag. 1814), il duca d'Ordow, in cui primeggiò come basso drammatico e virtuoso, nel Torvaldo e Dorliska al Valle di Roma (26 dic. 1815), Fernando nella Gazza ladra, ancora alla Scala (31 maggio 1817).
Presente alla Scala per diversi anni, oltre al repertorio rossiniano interpretò anche opere di Paër, Generali, G.S. Mayr, G. Farinelli, C. Coccia, G. Weigl, C.E. Soliva, P. von Winter, M. Carafa, e si esibì nel più significativo repertorio mozartiano: Così fan tutte, Don Giovanni, Le nozze di Figaro e Il flauto magico (1814-15). Il 3 dic. 1820 tornò al S. Carlo di Napoli per la prima del Maometto II di Rossini, con Isabella Colbran e A. Nozzari, nel ruolo principale scritto per lui, in cui il basso diventava cantabile, anzi "amoroso", oltre che virtuoso, con un'evoluzione del ruolo assai significativa.
Fu al S. Carlo anche nella stagione 1821: prese parte all'Adelaide di Baviera di L. Carlini (12 genn. 1821) e alla prima della Donna selvaggia di Coccia; inoltre, nel periodo di quaresima, cantò nell'oratorio di F.J. Haydn La creazione.
All'apice del successo, debuttò a Parigi, con la compagnia del Théâtre-Italien, nella Gazza ladra di Rossini (18 sett. 1821), cui fecero seguito altre opere, prevalentemente di repertorio rossiniano, interpretate con successo fino al giugno 1822. Rientrato in Italia, fu prima al Filarmonico di Verona nella cantata di Rossini Il vero omaggio (3 dic. 1822), con G.B. Velluti e P. Tosi, poi alla Fenice di Venezia, come Assur nella prima assoluta di Semiramide di Rossini (3 febbr. 1823), parte virtuosistica tra le più complesse che il compositore, ancora una volta, aveva scritto apposta per lui.
Dal 1823 al 1825 ritornò alla Scala con opere del repertorio rossiniano e anche: Le finte amazzoni di P. Raimondi (1823), Anima di G. Rastrelli (1824), Aspasia e Agide di G. Nicolini (1824), Elena e Malvina di Soliva (1824), Isabella ed Enrico di G. Pacini (1824), Il sonnambulo di Carafa (1824), I tre mariti di F. Carulli (1825), Pompeo in Siria di F. Sampieri (1825).
Dall'agosto 1825 al 1828 cantò ancora al Théâtre-Italien di Parigi, poi al King's theatre di Londra (1827) e in Spagna. Nel 1830 si esibì a Roma nel prediletto Rossini: al teatro Apollo nell'Assedio di Corinto, ossia Maometto II, poi all'Argentina in Semiramide e Cenerentola. Nel 1830-31, al Carcano di Milano, prese parte a due prime rappresentazioni in ruoli scritti per lui dai "nuovi" compositori alla moda: Enrico VIII nell'Anna Bolena di G. Donizetti (26 dic. 1830), con Giuditta Pasta e G.B. Rubini, e il conte Rodolfo nella Sonnambula di V. Bellini (6 marzo 1831.
Ma il G., a quest'epoca, aveva già problemi di voce che si rendevano via via più evidenti; si trasferì allora all'estero cantando a Barcellona, a Londra (Covent Garden, in I Capuleti e i Montecchi di Bellini il 20 luglio 1833), ma soprattutto in Messico, dove rimase per diversi anni alla guida di una compagnia di cantanti italiani che portava in giro il repertorio di Paisiello, Pacini, Morlacchi, Donizetti, Bellini e Rossini. Nella primavera del 1839 riapparve in Italia al teatro d'Angennes di Torino nel Barbiere di Siviglia e, nel 1840, alla Scala in Marin Faliero di G. Donizetti e negli Avventurieri di G. Cordella, senza molto successo, però, data la situazione vocale ormai compromessa. Decise, perciò, di ritirarsi dalle scene e si dedicò inizialmente alla direzione dei cori di Madrid e di Lisbona; nel 1842 si stabilì definitivamente a Parigi dove insegnò canto e declamazione al conservatorio fino al 1848.
Il G. morì a Parigi, in assoluta povertà, il 3 giugno 1853.
Temperamento versatile, dotato di rara potenza di canto e di una grande tecnica vocale che gli permetteva di raggiungere un alto livello virtuosistico - probabilmente anche grazie all'aver cantato per alcuni anni con voce tenorile -, si distinse sia nel genere comico brillante, in cui univa l'eleganza alla vivacità, sia in quello nobile o serio, dove il pathos era vigorosamente espresso. Soprattutto le sue capacità vocali ed espressive aiutarono l'evoluzione del ruolo del basso, affrancandolo dalla pressoché esclusiva caratterizzazione di "buffo" in cui l'aveva confinato il Settecento, almeno fino a Mozart e Cimarosa.
Il fratello Vincenzo, nato a Roma nel 1798, fu basso comico. Pur essendo dotato di una bella figura e di una voce assai potente, benché non sempre intonata, fu considerato assai inferiore al G., tanto da venire soprannominato il "Galli minore". Esordì a Roma al teatro Argentina nel 1819 nel Giulio Cesare nelle Gallie di Giuditta Nicolini, nella parte di Eugaro, con G. Pasta. Il 21 ag. 1824 debuttò alla Scala in Torvaldo e Dorliska di Rossini, nella parte di Giorgio, accanto al G. con cui cantò più volte. Nella stessa stagione scaligera si esibì nella Donna del lago di Rossini, nella prima del Sonnambulo di Carafa e nella Vestale di G. Spontini. Rimase alla Scala per molti anni interpretando opere di Mozart, Rossini e altri compositori: F. Strepponi, Coccia, G. Panizza, L. Rossi, S. Mercadante e L. Ricci (per quest'ultimo cantò in tre prime: Chiara di Rosenberg [11 ott. 1831], in una parte scritta appositamente per lui, con Giuditta Grisi; I due sergenti [1° sett. 1833]; Un'avventura di Scaramuccia [8 marzo 1834]). Dopo un breve periodo di assenza, riapparve alla Scala nel 1837 per interpretare I Capuleti e i Montecchi di Bellini, La muta di Portici di D. Auber (1838), Monsieur de Chalumeaux di F. Ricci (1839), Rosanne di F. Schoberlechner (1839) e Gli avventurieri di G. Cordella (1840), insieme con il fratello F. Galli. Con quest'opera si concluse il suo rapporto con il teatro milanese; sempre a Milano, alla Canobbiana, aveva preso parte alla prima di S. Pavesi La donna bianca di Avenello (13 nov. 1830).
Si produsse saltuariamente anche all'estero (a Londra, 1833, e a Vienna, 1836) e altrove in Italia: al Nuovo di Napoli tra il 1827 e il 1828, al Regio di Torino (1828), al Comunale di Bologna (1829-30), ancora a Torino e a Trieste (1837), al Carlo Felice di Genova dal 1841 al 1844 e al S. Lucia di Padova (1845) in due opere di G. Donizetti: La figlia del reggimento e L'elisir d'amore. Nel 1850 era al Théâtre-Italien di Parigi nel Barbiere di Siviglia (Bartolo) di Rossini e nel 1854 al S. Radegonda di Milano in Podestà di Gorgonzola di G.B. Cagnola. L'ultima sua esibizione fu a Londra, nel 1857, al teatro St. James nel Campanello dello speziale di G. Donizetti. Morì a Milano il 23 nov. 1858.
Vincenzo ebbe un figlio, Achille, nato il 26 genn. 1829 a Padova, che divenne un buon compositore e un ottimo insegnante di pianoforte e di canto. Morì a Padova il 1° ott. 1905.
Fonti e Bibl.: Gazzetta privilegiata di Milano, 4 maggio 1839; 30 maggio, 28 dic. 1840; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, Napoli 1881, III, p. 409; IV, pp. 92-95, 174-177, 263 ss., 282 s.; P.E. Ferrari, Spettacoli drammatico musicali e coreografici in Parma, Parma 1884, pp. 50 ss.; B. Brunelli, I teatri di Padova, Padova 1921, pp. 377, 493; E. Gara - C. Sartori, G. F., in Enc. dello spettacolo, V, Roma 1958, coll. 846-849; C. Gatti, Il teatro alla Scala, Milano 1964, ad ind.; R. Celletti, La vocalità, in Storia dell'opera, Torino 1977, III, 1, ad ind.; M. Rinaldi, Due secoli di musica al teatro Argentina, Firenze 1978, I, p. 551; II, pp. 666 s., 673; F.J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, pp. 389 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, pp. 104 s.