FILIPPI, Filippo
Nacque a Vicenza il 13 genn. 1830 da Giovan Battista, commerciante, e da Isabella Castellani. Si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Padova, spinto dal padre che voleva avviarlo alla carriera di avvocato. Tuttavia fu l'interesse per la musica ad attrarlo fin dagli anni universitari.
Dopo la laurea, conseguita nel 1853, si trasferì a Venezia per la pratica di avvocato. Ma di lì a poco abbandonò gli studi giuridici per la musica: iniziò infatti a curare la cronaca dei teatri per un piccolo giornale di Venezia, I fiori letterari, diretto da G. Pezzi. Il suo primo articolo "un po' serio e pensato", com'ebbe poi a definirlo, fu la recensione dell'opera L'Ebreo di G. Apolloni, del 1855: il giudizio del F. si ispirava a principi estetici di derivazione tedesca, nel riconoscimento dell'"intellettualità e la soggettività dell'arte musicale, che gli sembrava priva di quella materia, di quel requisito obbiettivo, fornito alla poesia dalla parola concettuale, e alla pittura dalla naturale figura" (Della Corte).
T. Ricordi volle la pubblicazione dell'articolo sulla Gazzetta musicale di Milano. Era l'inizio del suo impegno giornalistico. Nello stesso anno cominciò a collaborare come corrispondente da Venezia con il suddetto periodico milanese, poi con il Pungolo di L. Fortis e con la Rivista veneta, di cui fu anche direttore e per la quale scrisse critiche musicali e bibliografiche, poesie e articoli di letteratura. Nel 1856 collaborò alla Rivista dell'Esposizione delle belle arti di Venezia, mentre altri suoi articoli comparvero su Età presente ed altri periodici che incorsero in provvedimenti di censura da parte della polizia austriaca. Nel 1857 pubblicò a Milano Della vita e delle opere di Adolfo Fumagalli, raccolta di saggi stampati dall'anno avanti. Nell'agosto del 1858 divenne redattore della Gazzetta musicale di Milano. La rivista l'anno successivo interruppe le pubblicazioni per alcuni mesi, e, alla ripresa, dal 1860 il F. sostituì A. Mazzuccato alla direzione restandovi fino al 1862.
Nel 1859 fu chiamato come segretario di redazione e critico d'arte alla rivista liberale Perseveranza, incarico che mantenne da allora in poi stabilmente.
Per ciò che riguarda il dibattito musicale, fu allora in polemica con critici come G. Rovani e A. Ghislanzoni, che si tenevano su posizioni piuttosto tradizionaliste rispetto a quelle che il F. era venuto assumendo già nel periodo della collaborazione al Pungolo, accanto a P. Ferrari, L. Fortis, A. Fano, F. Faccio e P. Fambri. In particolare egli seguiva con vivo interesse le vicende della giovane scuola italiana rappresentata dal Faccio e da A. Boito. Del Faccio sollecitò il debutto come direttore d'orchestra a Venezia ed ebbe ad esaltarne le doti di operista.
Per ciò che riguarda il secondo, lavorò a che ne fosse accolto il Mefistofele alla Scala e sotto la direzione dello stesso autore: egli vedeva così garantita la riunione in uno della cosiddetta "trinità" di poeta, musicista e direttore. Dopo il clamoroso insuccesso prese le difese dell'opera, pur non mancando poi di avanzare rilievi critici di cui l'autore dovette tener conto durante la successiva revisione dell'opera.
Ma soprattutto egli prese posizione netta nella controversia che divideva allora la critica sulla questione wagneriana, schierandosi di nuovo contro i pretesi difensori della tradizione nazionale. Ad ogni modo, i suoi primi scritti su Wagner testimoniavano di una conoscenza non esauriente delle polemiche che si erano avute allora in Germania, e che del resto in quel finire degli anni '60 avevano perso ormai buona parte delle ragioni originarie. Questo non toglie che "più tardi, con la migliore conoscenza delle ulteriori opere di Wagner, e grazie finalmente alla meno angusta esperienza delle musiche d'ogni tempo, le sue critiche risposero con minor debolezza al loro compito" (Della Corte).
Dal 1867 al 1869 il F. diresse il Mondo artistico, giornale di musica, dei teatri e delle belle arti. Fu intanto chiamato a far parte del consiglio direttivo del conservatorio di Milano; il 6 sett. 1868 sposava nel battistero di S. Giovanni a Bergamo la cantante lirica Pauline Vaneri, insegnante in quello stesso conservatorio. Con la collaborazione alla Perseveranza iniziò un periodo di viaggi all'estero. Già nel 1864 era stato a Parigi per la morte di G. Meyerbeer.
Fu ancora a Parigi per la Petite Messe solemnelle di Rossini e per il Don Carlos di Verdi. Si recò ad Avignone per il centenario del Petrarca e fu inviato a Madrid per il matrimonio di Alfonso XII con Maria Cristina d'Austria, a Mosca per l'incoronazione dello zar, a Suez per l'inaugurazione del canale. Nel 1870 era a Weimar quale unico inviato italiano per le rappresentazioni wagneriane organizzate da F. Liszt. Di qui il suo saggio R. Wagner. Viaggio musicale nelle regioni dell'avvenire, comparso a Milano nel 1876 in Musica e musicisti. Critiche, biografie ed escursioni intorno all'opera di Haydn, Beethoven, Weber, Meyerbeer, Rossini, Schumann, Wagner, Verdi, tradotto subito dopo in lingua tedesca (trad. di F. Furchheim, Leipzig 1876). Fu a Monaco e a Bayreuth nel 1876 per la inaugurazione del teatro e la rappresentazione della Tetralogia wagneriana; le corrispondenze per la Perseveranza furono allora raccolte nel Secondo viaggio nelle regioni dell'avvenire in appendice a G. Marsillach Leonardt, Riccardo Wagner (Milano 1881). In questo stesso anno, in occasione della Esposizione nazionale a Milano, fu chiamato a scrivere sulla Musica a Milano (Milano 1881).
Nel 1885 si ammalò di encefalopatia. Riprese a lavorare due anni dopo con la corrispondenza da Venezia per la Esposizione internazionale di belle arti e, poi, con la critica dell'esecuzione torinese dell'Arianna di B. Marcello, opera che egli aveva scovata in partitura per canto e orchestra a Milano presso l'antiquario Arrigoni, consigliandone la pubblicazione al Ricordi.
Morì a Milano il 24 giugno 1887.
Bibl.: Gazzetta musicale di Milano, XLII (1887), pp. 208-210; G. Gasparella, F. F. musicista e critico d'arte, in Atti della Accademia Olimpica di Vicenza, XXXII(1900), pp. 75-127; A. De Angelis, Il critico F. F. e il wagnerismo, in Musica doggi, febbraio 1933, pp. 63-68; A. Della Corte, Le critiche musicali di F. F., in Riv. musicale ital., LVI (1954), pp. 45-60, 141-159; G. Graziosi, in Enc. dello spett., V, Firenze-Roma 1958, pp. 308 s.; F. Abbiati, Storia della musica, III,Milano 1974, pp. 390, 404; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, II, p. 785.