FILIPPO di Mézières
Militare, diplomatico e scrittore francese. Nato verso il 1326 a Mézières da una famiglia della piccola nobiltà, studiò ad Amiens. Dal 1345 fu in Italia prima al servizio di Luchino Visconti, poi di Andrea d'Ungheria, re di Napoli. Nel 1346, acceso dall'idea della crociata, si era unito ad Umberto II del Delfinato, nella spedizione che questi fece a Smirne; e dopo lo scacco da lui subito si recò in pellegrinaggio a Gerusalemme.
Nel 1361 fu nominato cancelliere del regno di Cipro dal re Pietro I, che F. aveva conosciuto durante la sua dimora (1346-47) presso il padre di lui, Ugo IV: entusiasti entrambi della crociata, a cui F. aveva tentato d'indurre i principi occidentali già nel 1348 e 1349. Nel 1362 F. accompagnò il suo signore in un viaggio in Europa allo stesso scopo e si rese utile soprattutto nell'azione diplomatica diretta a porre fine ai conflitti che ostacolavano l'effettuazione dell'impresa. Così negli anni 1363-64 egli negoziò, per il papa Urbano V, il ricupero dei castelli e dei territorî nella regione di Bologna, usurpati da Bernabò Visconti. A fianco del re prese parte alla conquista di Alessandria, il 10 ottobre 1365. Ma la ritirata, alla quale nel 1366 il re fu costretto dai cavalieri della crociata, dopo il saccheggio della città, fu per F. un'amara delusione. Egli si distinse ancora, nel 1366, in una spedizione contro Alaia o Candelore, sulle coste della Siria, e in altri viaggi di propaganda: attività troncata dall'assassinio di Pietro I nel 1369.
F. si ritirò sulle prime a Venezia, quindi in Avignone, ma passò nel 1373 al servizio del re di Francia Carlo V, che l'accolse nel suo consiglio, gli assegnò una pensione e gli affidò soprattutto gli affari italiani. Nel 1376 accompagnò il duca d'Angiò in Italia; cercò invano di ristabilire la pace fra Cipro e i Genovesi; pare che abbia preso parte nei negoziati che portarono al trattato del 1377 fra il re di Cipro e Bernabò Visconti; nello stesso anno intervenne presso Carlo V di Francia in favore di Venezia. Nello scisma d'Occidente abbracciò la causa dell'antipapa Clemente VII. Dopo la morte di Carlo V (1380) si ritirò nel convento dei celestini di Parigi, che non abbandonò più fino alla sua morte (29 maggio 1403; non, come si credeva, il 16 maggio 1405).
Ma anche in quest'ultimo periodo della sua vita non cessò di interessarsi della politica; conservò specialmente rapporti con Luigi di Orléans, il che gli valse attacchi violenti da parte del partito borgognone, sopra tutto da Jean Petit (v. giovanni senzapaura, XVII, p. 229; gerson, XVI, p. 831). Negli anni 1394-95 cercò di promuovere la conclusione di una tregua tra la Francia e l'Inghilterra per rendere possibile una nuova crociata. Questa continuava ad essere sempre la sua idea dominante. Egli le consacrò, nel suo ritiro, parecchi scritti: la Chevalerie de la Passion de Jésus-Christ (progetto di un ordine destinato alla conquista della Terrasanta), di cui egli iniziò la redazione nel 1368; il Songe du Vieil Pèlerin (1388-89); l'Oratio tragedica (1389-90); l'Epistre lamentable et consolatoire (1397), indirizzata al duca di Borgogna. Sono di lui pure scritti di devozione o di edificazione, come la Epistola exhortatoria a suo nipote, Giovanni di Mézikres, canonico di Noyon (1381); una Vita S. Petri Thomasii; un De laudibus Beate Marie Virginis, ispirato dalla sua ardente devozione alla Vergine, che gli fece spiegare sforzi fortunati per introdurre nell'Occidente la festa della Presentazione (2i novembre). L'attribuzione a F. del Songe du Verger e della narrazione della morte di Carlo v fu contestata.
Bibl.: R. Delachenal, Histoire de Charles V, Parigi 1909-1931, voll. 5; S. Luce, La mort du roi Charles V, in Le Correspondant, 1892; N. Iorga, Philippe de Mézières (1327-1405) et la Croisade au XVIe siècle, Parigi 1896; id., L'Épître de Philippe de Mézières à son neuveau, in Bulletin de l'Inst. pour l'Europe Sud-Orientale, VIII, 1921; id., Le Testament de Philippe de Mézières, ibid.: G. Gazier, Un manuscrit inédit de Philippe de Mézières, retrouvé à Besançon, Parigi 1919 (Bibliothèque de l'École des Chartes, 80).