DELL'ANTELLA, Filippo
Nacque intorno ai primi anni del sec. XIV, verosimilmente a Firenze, nella "cappella" di S. Romolo, dove risiedeva la famiglia. Era figlio di Neri di Filippo di Guido di Compagno, mercante, e nipote del ben più noto mercante e cambiatore, Guido di Filippo di Guido.
Come testimoniano i documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze, la famiglia era originaria di Antella, un paese del comune di Bagno a Ripoli: un ramo di essa, che aveva come capostipite un Compagno, si sarebbe stabilito in Firenze sin dai primi anni del sec. XIII. Il padre del D. si era occupato dell'andamento della compagnia mercantile della famiglia; dagli ultimi venti anni del sec. XIII sino al primo decennio del sec. XIV era stato socio del fratello Guido in alcune operazioni mercantili e in numerosi investimenti immobiliari. Inoltre aveva partecipato, sempre insieme con il fratello Guido, alla tassazione per la battaglia di Montaccianico e aveva fatto parte della fazione dei bianchi. Dei fratelli del D., il primogenito Simone, erede del titolo e dei beni, si dedicò alla attività mercantile della famiglia; fu eletto gonfaloniere negli anni 1351, 1357, 1363. Il secondogenito, Francesco, abbracciò la vita ecclesiastica: ordinato sacerdote, divenne pievano di S. Maria dell'Antella, pieve di. cui la famiglia deteneva il patronato.
Al pari del fratello Francesco, anche il D. venne destinato al sacerdozio: ricevuti gli ordini sacri, percorse la carriera ecclesiastica nel clero fiorentino, giungendo a diventare priore della chiesa di S. Piero di Scheraggio a Firenze. Ebbe modo di dar prova delle sue spiccate doti di diplomatico già nel 1328 durante una ambasceria ad Avignone presso il pontefice, per chiedere aiuti a nome del governo fiorentino preoccupato dalla minaccia delle truppe di Castruccio Castracani, giunte alle porte di Pistoia. Rientrato a Firenze, si dedicò al ministero pastorale e spirituale nella chiesa di S. Piero di Scheraggio. Dal 1335 canonico e prevosto della cattedrale, sotto il pontificato di Benedetto XII godette di grande considerazione presso la corte pontificia. Cappellano del papa, negli anni compresi fra il 1335 ed il 1340 viaggiò a lungo per svolgere, su incarico del pontefice e in rappresentanza della Sede apostolica, sei missioni. La sua condotta in questi incarichi fu prudente e improntata a molta saggezza: la fiducia che egli seppe meritarsi negli ambienti curiali contribuì ad indurre Benedetto XII a designarlo come successore del vescovo di Firenze Francesco Silvestri, deceduto il 21 ott. 1341. Di questa designazione non si tenne conto dopo la morte di Benedetto XII (25 apr. 1342): il nuovo pontefice, Clemente VI, preferì infatti trasferire alla diocesi di Firenze, il 26 giugno 1342, il vescovo di Pisa Angelo Acciaiuoli. Il D. rimase priore della chiesa di S.Piero di Scheraggio. Già nel 1343, tuttavia, fu creato da Clemente VI, in attuazione del progetto più generale di restaurazione dell'autorità della Sede apostolica nelle terre di dominio pontificio, rettore della Romagna. E quando la sede vescovile di Ferrara si rese vacante per la morte del vescovo Guido da Baisio, sempre da Clemente VI fu nominato, il 21 ott. 1349, vescovo di quella importante diocesi. I Fiorentini gli inviarono, per congratularsi di tale promozione, una lettera in data 9 nov. 1349.
Il D. governò la Chiesa ferrarese con molta oculatezza e prudenza, seguitando tuttavia ad alternare l'attività più propriamente pastorale con mansioni di Curia, assolvendo gli incarichi amministrativi e diplomatici che i pontefici gli andarono via via affidando. Durante gli ultimi anni di Clemente VI, dal 23 nov. 1350 al 13 giugno 1351, fu infatti a capo di sette diverse commissioni ecclesiastiche instituite per dirimere controversie per conto della Sede apostolica. Sotto il pontificato di Innocenzo VI godette di grande considerazione presso la Curia; dal nuovo papa fu creato nel 1353 rettore del ducato di Spoleto.
Tale nomina deve essere vista nel quadro più generale del piano di riconquista e di organizzazione in Stato dei territori di dominio pontificio in Italia già progettato dai papi precedenti, ma la cui attuazione Innocenzo VI aveva affidato, il 20 giugno 1353, al card. Egidio de Albornoz. Quella di rettore era carica di grande responsabilità perché costituiva chi la deteneva a governatore delle singole città e delle terre comprese nell'ambito della sua giurisdizione; gli conferiva inoltre il controllo di tutte le questioni ecclesiastiche e la riscossione delle decime. Come rettore del ducato di Spoleto, il D. ebbe il compito di appoggiare anche sul piano militare le iniziative e la politica del card. Albornoz. Con bolla del 6 ag. 1353, il D. fu incaricato inoltre dal pontefice di correggere e punire prevaricazioni e crimini che fossero stati commessi da chierici e da ecclesiastici in tutto il ducato di Spoleto.
Nel 1354 il D. partecipò all'assedio e fu presente alla capitolazione del castello di Collepino di Spello, eventi forse da connettersi con le operazioni militari che il card. Albornoz aveva promosso proprio in quell'anno in Umbria, nel tentativo di ristabilirvi il dominio della Sede apostolica. Dopo questo anno il D., come rettore del ducato di Spoleto, limitò la sua attività per lo più al controllo sull'amministrazione ecclesiastica e su quella civile, se si esclude l'azione di repressione che fu costretto a svolgere nel mese di gennaio del 1355 per sopire i disordini scoppiati a Perugia. Il 27 febbr. 1357 venne trasferito alla sede di Firenze, dove succedette a Francesco degli Atti, che il 23 dic. 1356 era stato creato dal papa Innocenzo VI cardinale prete del titolo di S. Marco.
Si deve ritenere inaccettabile, per il trasferimento del D. a Firenze la data del 1353 tradizionalmente accolta daila letteratura (si veda, ad es., il Ceracchini) e confortata da una epigrafe, sormontata dallo stemma dei Dell'Antella, posta nel palazzo arcivescovile di Firenze. Alla luce di una documentazione più attendibile, si è potuto accertare, infatti, che il D. fu designato vescovo di Firenze il 27 febbr. 1357: alcuni mesi dopo l'elevazione al cardinalato del suo predecessore, Francesco degli Atti. Avvalora questa conclusione anche una testimonianza indiretta della cerimonia tenutasi per celebrare il solenne ingresso del D. in Firenze: la controversia che fu discussa il 23 genn. 1358 fra Pietro Bellagi della parrocchia di S. Reparata e Bartolomeo di Matteo Chiarissimo della parrocchia di S. Pietro Maggiore, per il possesso della sella usata dal nuovo vescovo, appunto, nel corso di quella cerimonia.
Il primo atto del D. come vescovo di Firenze, fu quello di fare innalzare nella cattedrale fiorentina un altare in onore di s. Sebastiano, nel quale ripose degnamente le reliquie del santo che egli aveva portato da Roma. Ebbe come suoi vicari generali Giovanni Albergati di Arezzo, che successivamente venne eletto vescovo di quella città, e frate Iacopo da Perugia, che fu testimone dell'atto di possesso fatto dal D. nell'entrare nella cattedrale.
Il D. morì a Firenze pochi anni dopo, nel 1363: ignoriamo esattamente quando, certo comunque non prima del 20 aprile. Il suo corpo fu sepolto nella cattedrale fra la navata centrale e quella di tramontana.
Centosettantotto anni dopo la sua morte, sullà tomba del D. fu posta una lastra con lo stemma della famiglia (uno scudo di bianco allo scaglione di rosso) ed una iscrizione: "Philippi Antellensis episcopi Florentini sepulcrum. Obiit MCCCLXI: gentiles annos post CLXXVIII instauraverunt". L'Ughelli, e il Ceracchini e gli autori che muovono da essi, affermano - sulla scorta della data riportata sulla lastra tombale (in vero non molto attendibile) che il D. era già morto nel 1361. L'esame della documentazione dimostra invece, al di là di ogni dubbio, che il D. era ancora vivo fra il 17 febbraio e il 20 apr. 1363. Ora, poiché il suo successore, Pietro Corsini, fu nominato il 10 sett. 1363, la data di morte del D. deve essere collocata fra il 20 aprile e il 10 settembre di quell'anno.
Fonti e Bibl.: La document. relativa alla famiglia e alla vita del D. è conservata presso l'Arch. di Stato di Firenze, Carte Pucci, cart. I, 30; Ibid., Carte Dei, 5, ins. 211; Ibid., Carte Papiani Ceramelli, n. 170; Ibid., Carte Sebregondi, busta 162a-b; Ibid., Carte Ancisa, BB 349, cc. 363r-364v; KK 358, cc. 174v-175r, 34r; Ibid., Manoscritti, 624: Sepoltuario del Rosselli, I,c. 420, n.216; Ibid., Manoscritti, 626: Sepoltuario Biscioni, I, cc. 33v, 149r, 196r; Ibid., Manoscritti, 421: P. Monaldi, Historia delle famiglie della città di Firenze e della nobiltà dei fiorentini, cc.56v, 194v-195r; Ibid., Manoscritti, 291: Ruolo dei canonici della Chiesa metropolitana di Firenze, c.9; Ibid., Manoscritti, 290: Sacrario fiorentino, cc. 191, 208; Ibid., Manoscritti, 527: Cittadinario fiorentino, Quartiere di S. Croce, VI, c.6; Ibid., Carte Strozziane, s. 2, 55, c. 128rv; s. 3, 100, cc.270r-272v; Ibid., Notarile Antecosimiano: Protocolli di Tano Righi da Lutiano, L 290 (1358-1362), cc. 7r-8v; R. Ficker, Urkunden zur Gesch. des Rdmerzuges Kaiser Ludwig des Bayern, Innsbruck 1865, n. 119; Benoît XII, Lettres communes, a cura di J. M. Vidal, I, Paris 1902, nn. 235, 2942; II, ibid. 1904, nn. 5669, 7774, 8236, 8293; Clément VI, Lettres closes, patentes et curiales, a cura di E. Deprez-M.G. Mollat, I, Paris 1960, nn. 2339, 2341, 2346, 2348, 2351, 2444; Innocent VI, a cura di P. Gasnault, I, Paris 1960, nn. 469, 471, 472, 473, 475, 477, 479, 480; II, ibid. 1962, nn. 937, 1123, 1125, 1126, 1127; III, ibid. 1968, nn. 1302, 1722; E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane e umbre, I,Firenze 1672, p. 456; L.G. Ceracchini, Cronologia sacra dei vescovi ed arcivescovi di Firenze, Firenze 17 16, pp. 105 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, II,Venetiis 1717, pp. 546 s.; III, ibid. 1718, p. 150; G. Richa, Notizie istoriche della Chiesa fiorentina divisa nei suoi quartieri, I, 2, Firenze 1755, p. 8; L. Barotti, Serie dei vescovi ed arcivescovi di Ferrara, Ferrara 1781, p. 61; J. Manni Ferranti, Compendio di storia sacra e politica di Ferrara, IV,Ferrara 1810, pp. 409 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine ai nostri giorni, IV,Venezia 1846, p. 112; XVI, ibid. 1864, pp. 555-58; C.Eubel, Hierarchia catholica medii aevi…, I, Monasterii 1913, pp. 248, 250; P.Richard, F. D., in Dietionnaire d'histoire et de géogr. ecclés., III,Paris 1924, coll. 513 s.; R. Davidsohn, Storia di Firenze, IV,Firenze 1960, p. 1148.