DEL TORRE, Filippo
Nacque a Cividale del Friuli il 1ºmaggio 1657 da Mario, discendente dalla nobile famiglia de' Canali, trasferitasi da Milano a Cividale nel sec. XIII, e da Camilla Formentini.
Compiuti i primi studi presso i padri somaschi a Padova, si dedicò, nell'università della stessa città, allo studio della giurisprudenza, Altivando nel contempo l'eloquenza, l'archeologia e l'antiquaria, con Ottavio Ferrari, la matematica e l'anatomia. Conseguito il titolo di doctorutriusque iuris all'età di venti anni, fece ritorno a Cividale, dove prosegui per proprio conto gli studi di matematica, fisica, astronomia ed astrologia giudiziaria. In questo stesso periodo, mettendo a frutto le lezioni del Ferrari, pose le basi per quella che, insieme alla carriera ecclesiastica, avrebbe rappresentato la sua maggiore attività: l'antiquaria. Nell'autunno del 1680 prese i voti e subentrò nel canonicato di Cividale a suo zio, Lorenzo Del Torre. Tale carica gli consentì l'accesso all'archivio del capitolo di Cividale e lo studio delle carte medievali, sia ecclesiastiche sia civili, in esso Conservate; andava raccogliendo intanto iscrizione e monete del periodo romano nel territorio di Cividale ed Aquileia, che avrebbe poi descritto nelle sue opere.
Nel 1687 si trasferì a Roma e qui l'amicizia del cardinale Leandro di Coloredo gli valse l'ingresso nei circoli accademici della capitale, quali l'Accademia Fisicomatematica di monsignor Ciampini, e la Conferenza dei concili al Collegio de Propaganda Fide.
In questa sede egli presentò una dissertazione sulla colonia di Forum. Iulii, nata dagli studi del periodo del canonicato cividalese e rimasta inedita. Oggetto della dissertazione è l'origine del titolo di patriarca del metropolitano di Aquileia, ascritta dal D. all'ampliamento della diocesi seguito alla distruzione della metropoli dell'Illirico occidentale da parte di Attila. Parimenti manoscritta rimase una relazione sulla città di Cividale, contenente l'esposizione delle giurisdizioni del capitolo cividalese, il governo, le antichità ed il territorio della città.Nel 1690 il D. venne scelto dal cardinale Giusepe Renato Imperiali, legato di Ferrara, quale auditore, ufficio che mantenne fino al 1696. Tornato a Roma, grazie all'appoggio del bibliotecario apostolico, p. Arrigo Noris, entrò a far parte della congregazione per la Revisione del calendario ecclesiastico. A questo, periodo va ascritta la sua prima opera di rilievo, i Monumenta veteris Antii, cui fornirono la materia gli scavi compiuti nel proto di Anzio nel 1699.
L'interesse del D. si appuntò su due lapidi venute alla luce in quell'occasione: un'iscrizione recante le cariche civili e militari del cittadino romano M. Aquilio ed un bassorilievo con figure e simboli del dio Mitra.
Nell'opera confluirono studi antichi e nuovi: alla descrizione delle due lapidi ed al relativo corredo di notizie, facevano seguito una dissertazione sul dio aquileiese Beleno ed una relativa alla città di Cividale, cui rivendicava, in concorrenza con Udine, la discendenza dall'antica Forum Iulii; in appendice, inoltre, egli pubblicò circa settanta iscrizioni tratte da lapidi friulane ed i frammenti delle tavole riguardanti i "fratelli Arvali" scoperte poco tempo prima lungo la via Ostiense e dalle quali si ricavavano notizie intorno ai sacrifici ed alle cerimonie spettanti a questo collegio.
Nel 1702, nel mese di giugno, il D. lasciò Roma ed il servizio presso l'Imperiali, per insediarsi nella diocesi di Adria, della quale era stato nominato vescovo il gennaio precedente. Posta la propria residenza a Rovigo, si dedicò all'attività pastorale, senza per questo tralasciare gli studi, e mantenendo vivi i rapporti con letterati e scienziati che le opere e la frequentazione dell'ambiente romano gli avevano procurato: a testimoniare queste relazioni rimangono gli scambi epistolari con S. Maffei, A. Magliabechi, L. A. Muratori, con il cardinale Domenico Passionei, l'abate B. Bacchini e J. Mabillon. Parimenti, a testimonianza della molteplicità dei suoi interessi, nascevano allora gli studi, esposti in forma epistolare, De inscriptione Taurobolica reperta in viciniis Lugduni, intorno ai riti in onore di Cibele, e Sulla generazione dei vermi, indirizzata al Vallisnieri e da questo pubblicata nella propria opera Nuove osservazioni ed esperienze intorno all'ovaia scoperta nei vermi tondi dell'uomo. Fu, invece, il Giornale de' letterati d'Italia ad ospitare nel 1710uno studio su una moneta recante l'effigie di Anna Faustina, in cui il D. affrontava problemi di cronologia sorti intorno al periodo di imperio di Elagabalo.
La discrepanza fra il periodo assegnato da Dione Cassio ad Elagabalo e le sue cinque podestà tribunizie, attestate da numerose monete, ponevano il problema dell'inizio del suo impero: il D. ne propose una soluzione che accordava i due termini anticipando il computo della prima podestà al gennaio dell'anno di assunzione della dignità imperiale. A questa prima discussione del problema fecero seguito due dissertazioni apologetiche, sollecitate dalla comparsa di due scritti sullo stesso argomento: l'uno del benedettino Virgilio Valsecchi, che aggiungeva un anno all'impero di Elagabalo, sottraendo il suo predecessore Macrino dal computo degli imperatori, l'altro ad opera di uno dei prefetti della Biblioteca Vaticana, Giovanni Vignoli. Il D. indirizzò soprattutto contro quest'ultimo la sua seconda dissertazione, che però rimase allo stato di manoscritto per la morte dell'autore. Per interessamento di suo nipote Lorenzo e di Scipione Maffei la dissertazione fu data alle stampe a Venezia nel 1741 con il titolo Philippi a Turre episcopi Adriensis de annis imperii M. Antonini Elagabali ac de initio imperii Severi Alessandri dissertatio apologetica secunda.
Il D. mori a Rovigo il 25 febbr. 1717.
Opere: Monumenta veteris Antii, Romae 1700; Lettera ... al ... dottor Giannantonio Astori, sopra un medaglione di Annia Faustina, in Giornale de' letterati d'Italia, IV (1710), pp. 360-89; De annis imperii M. Aurelii Antonini Elagabali. Et de initio imperii ac duobus consulatibus Iustini Junioris, Patavii 1713; Osservazioni sopra un'iscrizione della città di Capodistria, senza luogo e data [1745]. Tra gli studi del D. esposti in forma epistolare e pubblicati nelle opere dei destinatari: Epistula ad B. Montfauconium de quadam tela quae non comburitur, in B. Montfaucon, Diarium Italicum, Parisii 1702, p. 450; Epistula ad C. Charmies et Societate Iesu, de inscriptione Taurobolica reperta in viciniis Lugduni 1705, in J. Le Clerc, Bibliothèque choisie, Amsterdam 1709, XVII, p. 167; Sulla generazione dei vermi, in A. Vallisnieri, Nuove osservazioni ed esperienze intorno all'ovaia scoperta nei vermi tondi dell'uomo, Padova 1713, c. 34.
Bibl.: G. Lioni, Vita di monsignor F. D., vescovo d'Adria, in Giorn. de' letter. d'Italia, XXXIII (1719-20), pp. 1-96; J.-P. Niceron, Mémoires pour servir a l'histoire des hommes illustres., Venise 1750, I, pp. 35-43; A. Zeno, Lettere, Venezia 1752, I, ad Ind.;G. G. Liruti, Notizie delle vite ed opere de' letterati del Friuli, Venezia 1830, IV, pp. 261-80; E. De Tipaldo, Biografie degli Italiani illustri, X, Venezia 1845, pp. 156-62; O. Valentinelli, Bibliografia del Friuli, Venezia 1861, pp. 140, 165, 339.