CITRO, Filippo de
Discendeva da un'antica famiglia di milites capuani, ricordata già nel 1129 alla corte del principe Roberto II, la stessa alla quale apparteneva anche quel Riccardo de Citro, che nella sua qualità di regio connestabile di Capua partecipò nel 1171 a una "curia" presieduta dal conte Roberto di Caserta, maestro giustiziere e maestro connestabile di Puglia e di Terra di Lavoro. Nel secolo XIII un altro Riccardo de Citro faceva parte del capitolo del duomo di Capua come arcidiacono (dal 1219 al 1243).
Il C. nacque da Filippo, morto prima del 1227, a quanto sembra nel primo decennio del sec. XIII, visto che già nel 1227 fu uno dei fideiussori prodotti da Enrico Filangieri per il suo contratto nuziale con Ymilla de Surrento, erede della baronia di Rossella presso Capua. In vari documenti sono ricordati terreni di proprietà del C. a Capua e nei dintorni. Come il suo antenato anche il C. deteneva l'ufficio di comestabulus Capue che gli conferiva la sovrintendenza sulle milizie feudali dovute dalla nobiltà capuana. In questo ufficio è ricordato per la prima volta il 10 aprile 1230, quando l'imperatore Federico II, in quel momento a Foggia, lo nominò magister operis Sancti Germani, affidandogli la direzione delle opere di fortificazione a San Germano (Cassino). Nel giugno dello stesso anno, insieme con l'abate di Casamari e con Pier delle Vigne, il C. accordò agli inviati della ribelle Gaeta un salvacondotto per le trattative con i cardinali Giovanni di Sabina e Tommaso di Capua, che tuttavia non sortirono lo effetto sperato dall'imperatore.
Il C. sovrintese ai lavori di fortificazione a San Germano e a Rocca Janula fino al giugno del 1235. Nel gennaio del 1232 sei rappresentanti del Comune di San Germano, per ordine del capitano del Regno, il conte Tommaso di Acerra, dovettero impegnarsi per sé e i loro concittadini di appoggiare il C. più attivamente di quanto avevano fatto in precedenza, il che permise al C. di procedere a una nuova divisione dei lavori. Nel marzo dello stesso anno si fece pagare un indennizzo di duecento once d'oro per aver rinunciato a demolire alcune costruzioni nella zona di San Germano, e destinò una parte di questa somma alle truppe imperiali che assediavano Antrodoco, dove si era trincerato Bertoldo di Spoleto. Dopo la morte del conte di Fondi Riccardo d'Aquila nel luglio del 1232, il C., insieme con il giustiziere di Terra di Lavoro, Ettore di Montefuscolo, confiscò i feudi del conte, Fondi, Traetto (Minturno) e Suio; grazie all'opera del C. anche il castello di Itri, dove inizialmente avevano opposto resistenza i seguaci di Goffredo d'Aquila, poté essere riconquistato per la Corona.
Nel giugno del 1235 i reggenti del Regno riorganizzarono i lavori di fortificazione di Rocca Janula, destituendo nello stesso mese dal suo incarico il C. che fu sostituito da Giacomo de Molino. L'inchiesta sull'amministrazione del C. rivelò parecchi illeciti e costrinse il C. nel 1237 a riscattarsi dalla colpa di peculato pagando la somma di cento once d'oro.
Il C., che nell'ottobre del 1232 si era fatto infeudare dall'abate Landolfo di Montecassino di certe terre del monastero tenute in precedenza da Tancredi da Venafro, nel 1238 tornò di nuovo al servizio imperiale, quando Federico II riorganizzò l'amministrazione nelle parti imperiali dell'Italia con l'aiuto di nobili regnicoli. Nel 1238 fu nominato capitano imperiale di Moncalieri, e in questa qualità nel maggio obbligò alcuni nobili a stabilire la propria residenza a Moncalieri. Contemporaneamente fu anche capitano di Torino, dove nel luglio del 1238, come luogotenente dell'imperatore e del suo vicario generale in Piemonte Manfredi Lancia, ricevette il censo dovuto all'Impero dal monastero di S. Solutore a Torino per la località di Calpice, garantendo al monastero la protezione dell'Impero contro i conti di Savoia. Allora sembra anche aver promulgato le disposizioni dell'imperatore relative ai castelli del vescovato di Acqui. Il C. fu sostituito a Moncalieri e a Torino non dopo il gennaio 1239 da Gionata da Luco.
Non si hanno notizie su altre attività del C. al servizio dell'imperatore, ma è certo che fino al 1249 conservò il titolo di comestabulus Capue. Il 30 sett. 1248 fu incaricato insieme al giudice Taddeo Peregrini, dal maestro camerario di Terra di Lavoro Guglielmo Turriono, di eseguire la sentenza della Magna Curia contro Filippo Ursone da Capua, e assolse questo incarico nell'aprile del 1249. Dopo questa data non si hanno più sue notizie. E ricordato come defunto in un documento capuano del marzo 1264.
Fonti e Bibl.: Abbazia di Montevergine, Archivio, Pergamena n. 1599 (1227 febbraio); Abbazia di Montecassino, Caps. LXXXV, ChartaeS. Germani, fasc. 1 n. 2 (1232 ott. 16) (cfr. ibid., Codex diplomaticus Casinensis, V, ff. 190rv); Capua, Arch. del Capitolo metropol., Pergamena n. 210 (1264 marzo); Hist. patriae monum., Chartarum tomus II, Augusta Taurin. 1853, coll. 1406 s., n. 1840; E. Winkelmann, Acta Imperiiinedita, I, Innsbruck 1880, pp. 640 s., n. 828; J. F. Bohmer-J. Ficker-E. Winkelmann, RegestaImperii, V, Innsbruck 1881-1901, nn. 1777, 2200, 2686, 13256; G. Iannelli, Documenti ined. con iquali si prova che Capua fu la patria di Pietro dellaVigna..., in Atti della R. Commiss. conservatricedei monumenti ed oggetti di antichità e belle arti della provincia di Terra di Lavoro, XIII (1882), pp. 23, 25, 31 s., 48, ss; F. Gabotto, Un comunepiemontese nel sec. XIII, in Ateneo veneto, s. 4, XIX (1895), p. 13; P. Scheffer-Boichorst, Urkunden und Forsch. zu den Regesten der staufischenPeriode, in Neues Archiv, XXIV (1899), p. 189; F. Gabotto, Inventario e regesto dell'Arch. comunale di Moncalieri fino all'anno 1418, in Miscell. di storia ital., s. 3, V (1900), p. 355 n. 152; F. Cognasso, Cartario della abbazia di San Solutoredi Torino..., Pinerolo 1909, pp. 135 n. 108; Ryccardus de Saneto Germano, Chronica, in Rer. Ital. Script., 2 ed., VII, 2, a cura di C. A. Garufi, pp. 166 s., 177, 181 s., 190 s., 195; L. Pescatore, Le più antiche pergamene dell'Arch. arcivescoviledi Capua, in Campania sacra, II (1971), pp. 54-56 n. 12; T. Rossi-F. Gabotto, Storia di Torino, I, 1914, pp. 263, 402; M. Ohlig, Studien zum Beamtentum Friedrichs II. in Reichsitalien von 1236-1250, Kleinheubach 1936, pp. 80, 93 s.