DALLE VACCHE, Filippo (Filippo da Caravaggio)
Fu attivo come architetto nella seconda metà del sec. XV in territorio bresciano. Non v'è traccia, allo stato attuale delle ricerche, di una sua provenienza pavese, asserita in Thieme-Becker. Più probabilmente fu, come molti altri costruttori del tempo, originario di Caravaggio, "un interessantissii. mo centro di partenza di maestranze lom, barde" dirette specialmente a Brescia (Peroni, 1963, p. 634): "da Caravaggio" sarà il collaboratore che gli succederà nella fabbrica di Salò, pure "da Caravatio" e, probabilmente, della stessa famiglia è un "Cristoforo de Vachis marengonus", attivo a Brescia dal 1469 al 1475 (Mucchi, 1932; Peroni, 1963, p. 634).
La prima opera documentata del D. è l'intervento di ricostruzione del duomo di Salò, il cui progetto gli fu affidato nel 1452 e che fu iniziata l'anno successivo; a questa data restano incognite l'età e la formazione del D., anche se i documenti lasciano intendere trattarsi ormai di persona affermata, in grado di fornire progetti, dirigere maestranze e cantieri (Mucchi, 1932; Peroni, 1963, p. 364).
Sulla scorta di un attento esame delle opere documentate con sicurezza, Peroni (1963) individua nel D. una personalità complessa ed originale, in cui si alternano motivi della tradizione costruttiva tardogotica padana a precoci accenni di un linguaggio rinascimentale. Tale esperienza è evidente a Salò nell'adozione, in pianta, del modello della chiesa veronese di S. Anastasia (Mucchi, 1932; Romanini, 1955; Peroni, 1963), ma. risolta in alzato, specie nell'impostazione della cupola direttamente sulla zona presbiteriale, con pennacchi di raccordo e basso tamburo finestrato, in un modo (Peroni, 1963, p. 631) che sembra riconducibile, per i valori illusionistico-prospettici creati, alle piante centrali del primo Rinascimento.
È perciò ipotizzabile che, negli oltre dieci anni che lo separano dalla seconda opera documentata, il coro delle monache in S. Giulia a Brescia, iniziato nel 1466 con Giovanni del Formaggio (Panazza, 1958; Peroni, 1963, ecc.), il D. abbia sperimentato nuovi moduli costruttivi quali allora si andavano precocemente diffondendo in Lombardia (Peroni, 1961, p. 669).
In questo senso sarebbe del tutto comprensibile il profondo rinnovamento attuato in S. Giulia, dove un ampio vano rettangolare è fiancheggiato da tre profonde arcate a pieno centro in funzione di cappelle, rese intercomunicanti da bassi passaggi rettangolari; separa l'ordine inferiore dalla volta a botte una parete finestrata tra due cornici.
La stessa scansione si realizza all'esterno, ma in ordine inverso; l'ordine inferiore è infatti costituito da una parete continua, segnata unicamente da una serie di oculi nella parte alta, su cui si imposta l'ordine superiore, scandito ed alleggerito da tre profonde arcature.
Tale equilibrio stilistico, di netto valore rinascimentale, non è stato più raggiunto nelle opere successive: l'"augmentum" della parrocchiale di Chiari (Guerrini, 1978), intrapreso nel 1481, e con la collaborazione di Antonio Zurlengo la fabbrica dei convento di S. Francesco in Brescia, a partire dal 1483.
Nel primo edificio, benché risulti fortemente rimaneggiato nel tempo, specie in alzato, il D. sembra tornare, almeno in pianta, alla soluzione già proposta a Salò (Romanini, 1955, p. 660; Peroni, 1963, p. 638). Quanto ai lavori in S. Francesco (Mucchi, 1938; Peroni, 1963, p. 672), benché sia difficile distinguere quanto si può attribuire con sicurezza al D., essendo, inoltre, perdute le due sale capitolari di S. Maria de Dom, a cui attese negli stessi anni, essi sembrano confermare l'alternarsi di soluzioni tardogotiche, nell'apparato delle cappelle, ad altre protorinascimentali, nei chiostri e nella sala capitolare.
L'importanza delle commissioni ed il linguaggio espresso dal D. ne fanno, comunque, una figura di primo piano in ambito bresciano, pronto a mediare influssi veneti e lombardi, nonché a cogliere i segni del rinnovamento architettonico operantesi nella seconda metà del '400. Un documento pubblicato dal Guerrini (1974) permette di stabilirne la morte sul finire del 1484 (presumibilmente a Brescia), anno in cui il suo nome scompare anche dai registri di pagamento bresciani.
Fonti e Bibl.: A.M. Mucchi; Il duomo di Salò, Bologna 1932, p. 20; Id., Di una lapide ricordante gli architetti A. Zurlengo e F. da Caravaggio, 1483, in Memorie d. Ateneo di Salò, XI, (1938), pp. 356 ss.; A. M. Romanini, in Storia di Milano, VI,Milano 1955, pp. 659 s.; G. Panazza, I Civici Musei e la Pinacoteca di Brescia, Bergamo 1958, pp. 53 s.; A. Peroni, L'archit. e la scultura nei sec. XV e XVI, in Storia di Brescia, Brescia 1963, II, pp. 629-35, 638 s., 664-76; S. Guerrini, Nuove scoperte archivistiche intorno a F. da Caravaggio e G. del Formaggio, in Brixia sacra, IX (1974), pp. 85 ss.; Id., F. da Caravaggio, Bernardino di Chiari, ibid., XIII (1978), pp. 61 s.; R. Boschi, L'inventario architettonico, in S. Salvatore di Brescia, Brescia 1978, p. 95; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXXIV, p. 30 (s. v. Vacche, Filippo dalle).