CIANI, Filippo
Nacque a Milano il 28 luglio 1778 da Carlo, banchiere, e da Maria Zacconi.
Il padre - la cui famiglia, originaria della Val Leventina nel Canton Ticino, si era trasferita a Milano verso la metà del '700 - con la sua attività di banchiere aveva accumulato una notevole fortuna, e avendo manifestato sentimenti democratici era stato chiamato a far parte (maggio 1796)della prima municipalità insediata a Milano dopo l'ingresso dell'armata francese. Un fratello del C., Gaetano, scudiero del viceré Eugenio Beauharnais, era stato insignito dell'Ordine della Corona di ferro e del titolo di barone. All'altro fratello, Giacomo, il C. restò strettamente legato tutta la vita e, fino ai primi del 1840, ne condivise interessi politici e vicende.
Il C. non rimase estraneo alla crisi finale del Regno italico; insieme col Visconti, col Carcano e col Crivelli fu tra i firmatari dell'indirizzo a favore dell'indipendenza della Lombardia, presentato dalla guardia civica milanese al MacFarlane e ad A. Sommariva, primo governatore austriaco di Milano dopo l'ingresso delle truppe alleate. Non risulta implicato nella cospirazione milanese del 1821; nondimeno, nel luglio 1822, abbandonò l'Italia assieme al fratello Giacomo e, dopo due brevi soggiorni in Svizzera e a Parigi, nel maggio 1823 salpò per l'Inghilterra e si stabilì a Londra. dove entrò in relazione col gruppo di esuli italiani che comprendeva G. Rossetti, G. Berchet, L. Angeloni, S. di Santarosa. La partenza da Londra di alcuni amici (il De Meester ad esempio, che aveva raggiunto con loro l'Inghilterra, si era trasferito a Parigi) convinse il C. e Giacomo a lasciare, nell'autunno 1829, l'isola per stabilirsi, dopo alcune settimane di soggiorno nella capitale francese, a Ginevra. Qui i due fratelli entrarono in relazione con il Sismondi e con P. Rossi. Nel febbraio 1831 accolsero l'esule Mazzini, e furono loro, molto probabilmente, a presentarlò al Sismondi ed al Rossi; in seguito divennero tra i più ferventi suoi sostenitori, soprattutto sul piano finanziario, a cominciare da quando fu decisa l'organizzazione della poi fallita spedizione di Savoia. Anche se nell'opera di proselitismo della Giovine Italia il C. fu meno attivo del fratello, forse per la sua propensione alla meditazione ed al dibattito teorico, nel 1833, insieme a F. Ugoni, pubblicava un foglio, Il Tribuno, per diffondere i programmi mazziniani. Da Ginevra col fratello si trasferì a Bellinzona, e di lì, nel settembre 1833, a Lugano, dove prese stabile dimora e dove cominciò una partecipazione alla vita politica ticinese sempre più intensa ed attiva. Con l'acquisto della maggioranza azionaria della tipografia Ruggia i due fratelli ebbero a disposizione uno strumento con cui sostenere lo sforzo dei democratici per consolidare la riforma del 1830. Ma nel 1839 la reazione conservatrice ebbe, per un momento, il sopravvento: il C. e il fratello furono costretti ad abbandonare il Ticino essendo stata messa in discussione la loro cittadinanza. La sollevazione popolare, partita da Chiasso, pose fine al colpo di Stato reazionario; fiurono indette nuove elezioni che confermarono la maggioranza democratica, e il Gran Consiglio, tra i primissimi provvedimenti dopo il suo insediamento, richiamò i due fratelli.
Non molto tempo dopo il C. fu chiamato a far parte del governo, e mise a profitto la preparazione politica e anuninistrativa e le dirette esperienze fatte studiando l'organizzazione sociale della Lombardia e dell'Inghilterra.
Nel 1843 fondò il primo asilo di carità per l'infanzia a Lugano, sull'esempio di quanto, per ispirazione di F. Aporti, era stato fatto in Lombardia. Riprendendo temi dibattuti dal Cattaneo nel Politecnico, progettò una casa penltenziarla per l'educazione dei carcerati, che non ebbe realizzazione. Nel 1848, all'esaltazione per la vittoriosa insurrezione milanese, seguì la delusione della disfatta e del ritorno degli Austriaci: il C. collaborò all'assistenza dei profughi e si legò strettamente al Cattanco che, costretto all'esilio, si era rifugiato nel Ticino.
Durante la sua permanenza al governo furono approvati i provvedimenti di soppressione degli Ordini religiosi che prepararono la laicizzazione dell'istruzione. Durante la sua presidenza del Consiglio di Stato, nel marzo 1849, fu approvato il progetto di riforma della costituzione. Ma la fase più importante della sua attività ticinese fu legata al periodo in cui fu segretario di Stato per l'istruzione; fece infatti preparare dal Cattaneo e da G. Cantoni quel progetto di revisione generale dell'organizzazione scolastica superiore ticinese che, approvato ed attuato, diede al Cantone una delle soluzioni più progredite del tempo. Fu così fondato il liceo cantonale, che cominciò a funzionare a Lugano alla fine del 1852; il C. ne seguì direttamente i primi anni di vita e dovette sostenere una dura battaglia per respingere la violenta reazione conservatrice e cattolica perché veniva sottratta al clero l'educazione dei giovani. Nei medesimi anni, in collaborazione col Cattaneo, si occupò di progetti rilevanti sul piano economico, indispensabili per il progresso sociale del Canton Ticino, quali la bonifica della piana di Magadino e la strada ferrata del Gottardo.
Gli ultimi anni di vita furono resi penosi dalla riduzione e dalla perdita della. vista. Morì, a Lugano il 12 dic. 1867.
Fonti e Bibl.: Edizione naz. degli scritti di G. Mazzini, Scritti editi e ined., V, pp. 208, 330, 383, 467; C. Cattaneo, Epistolario, a c. di R. Caddeo, Firenze 1952, II, pp. 147-51, 153 s., 183 ss., 252, 276; L. Marchetti. Le carte dei fratelli C., in Il Risorg., V(1953), pp. 184 s.; C. Battaglini-G. Airoldi, Onoranze funebri di F. C., Lugano 1867; A. Vannucci. I martiri della libertà ital. dal 1794 al 1848, Milano 1880, III, pp. 118-125; G. De Castro, Cospirazioni e processi in Lombardia, in Riv. stor. itaL, XI(1894), pp. 411 ss.; D. Spadoni, Milano e la congiura del 1814 per l'indipendenza ital., Modena 1937, I, p. 109; 111, p. 255; G. Ferretti, Italia e Svizzera nel 1848, Firenze 1946, p. 57; R. Manzoni, I fratelli C., intr. dì G. Martinola, Lugano 1953 (ristampa di articoli pubbl. nel 1906 su L'Azione di Lugano); F. Della Peruta, Mazzini e i rivoluzionari ital. Il partito d'azione, Milano 1974, pp. 114, 120, 156 s.