CECCHI, Filippo
Nacque a Borgo Buggiano in Val di Nievole (Pistoia) il 31 maggio 1822, da Vincenzo e da Artemisia Cortesi. Entrò nella Congregazione delle scuole pie a Firenze all'età di diciassette anni e fece gli studi di scienze sotto la guida degli scolopi; nel novembre del '42 cominciò ad insegnare: fu dapprima ad Urbino per due anni, poi venne chiamato a Firenze, dove riprese gli studi scientifici; alla fine del '45 andò a Volterra a inaugurarvi la scuola di fisica e fu quindi ordinato sacerdote; infine nel '48 fu richiamato a Firenze per prendere il posto di P. Tanzini nella cattedra di fisica. Non lasciò mai questo posto e negli ultimi due anni della sua vita fu anche professore di fisica nell'istituto della SS. Annunziata al Poggio Imperiale.
Tra i suoi tanti e svariati lavori scientifici e tecnici si ricorda: Il barometro aerometrico a bilancia della Loggia dell'Orcagna in Firenze (Firenze 1862). Riguarda la costruzione di un nuovo barometro per la città di Firenze, commissionato al C. e al padre G. Antonelli dal ministro della Pubblica Istruzione nel 1859. Lo strumento venne collocato sulla loggia dell'Orcagna: si trattava di un barometro a bilancia a tubo mobile e vaschetta fissa le cui singolari proprietà erano l'invariabilità del livello del mercurio nella vaschetta e la facoltà di ingrandire le indicazioni con i soli movimenti della canna barometrica. Il C. inoltre progettò un nuovo sistema di elettrocalamita "a rocchetto", costruita attorno al 1852 e descritta più tardi nella Corrispondenza scientifica in Roma (III [1854], 19, pp. 149-51) e ne Il Nuovo Cimento (I[1855], pp. 433-43); un motore elettromagnetico nel quale il volante era mosso dalle ancore di due elettrocalamite a rocchetto, che si alzavano e abbassavano alternativamente: fu messo in funzione alla prima Esposizione italiana che si tenne a Firenze nel 1861. La telegrafia aveva preso un notevole incremento, l'orologeria elettrica cominciava a diffondersi e frequenti erano le invenzioni di apparati atti a regolare o la trasmissione telegrafica o il segnalamento del tempo. Il C. inventò un congegno, descritto ne Lo Spettatore (I[1855], pp. 67-71), che consisteva in una elettrocalamita diritta ai cui due estremi erano fissate due masse polari a forma di sbarrette; l'elettrocalamita è girevole intorno al "suo asse, e lanciando nel filo della elettrocalamita delle correnti alternate, i pezzi polari sono attratti ora, a destra ora a sinistra, determinando un moto oscillatorio intorno ai perni: il movimento oscillante si produce per mezzo dell'azione di due forze, l'una attrattiva e l'altra repulsiva, le quali operando simultaneamente e nello stesso verso aumentano di gran lunga l'effetto.
Il C. si occupò anche della costruzione di parafulmini e lo studio lo condusse a scrivere alcune interessanti note (in particolare Sulla costruzione dei parafulmini, nella Rivista scientificaindustriale compilata da G. Vimercati, VI [1874], pp. 350-57); ebbe anche l'incarico di rinnovare i parafulmini che già esistevano e di porne dei nuovi sulla cupola di S. Maria del Fiore a Firenze, dove, insieme al p. Antonelli, restaurò il celebre gnomone solstiziale costruito nel 1468 dal Toscanelli. Durante l'esecuzione dei lavori, essi idearono di ripetere, su scala più vasta, la celebre esperienza di L. Foucault con la quale fu dimostrata in modo sensibile la diurna rotazione della Terra. Si servirono di un pendolo lungo 90 metri con appesa una palla di kg 33 che compiva oscillazioni in 9 secondi e, abbandonato a se stesso, continuava a oscillare per circa 6 ore.
Nel gennaio del 1872 alla morte dell'Antonelli, suo amico e collaboratore, il C. gli successe nella direzione dell'Osservatorio Ximeniano e si diede allo studio della meteorologia e della fisica terrestre; cominciò ad arricchire l'Osservatorio di strumenti, modificandone altri, tra cui l'elioscopio di G. M. Cavalleri (cfr. Perfezionamento all'elioscopiodel p. Cavalleri, nella Rivista scientifico-industriale compilata da G. Vimercati, V [1873], pp. 133 s.).
Eseguì osservazioni nuove sulla direzione dei venti che agitano le alte regioni dell'atmosfera, studiando il moto delle nubi. A tal proposito ideò uno speciale nefoscopio, che andò man mano perfezionando e che poi illustrò in una memoria (Nefoscopio del p. Filippo Cecchi, nel periodico Scienza e lettere, I [1883], pp. 139-44, 247-55, 501-05). Si tratta di uno specchio circolare e girevole nel quale si riflettono la nube e una sferetta metallica sostenuta da un'asta verticale; guardando le immagini della nube e della sferetta e girando opportunamente lo specchio, si fa in modo che l'immagine della nube si sposti lungo il diametro dello specchio che coincide con la linea meridiana. Così si può conoscere la direzione del moto della nube e si può anche valutare la sua velocità apparente, e da questa risalire con un semplice calcolo, conoscendo il rapporto fra le due, a quella reale.
Negli ultimi anni il C. si occupò di sismologia: i suoi sismografi da lui descritti nelle memorie Sismografo elettrico a carte affumicate scorrevoli, in Atti Acc. pont. dei Nuovi Lincei, XXIX (1876), pp. 421-28, e Sismografo a carte affumicate non scorrevoli, in L'Elettricista, I (1877), pp. 73-77, 120-22, 146-49, si diffusero molto rapidamente negli osservatori italiani e stranien, e gli meritarono la medaglia d'oro all'Esposizione nazionale di Torino del 1884. Fece costruire nel 1882 un avvisatore sismico e nello stesso anno un sismografo a registrazione continua, presentato al Congresso meteorologico di Napoli nel 1882.
Tra le sue pubblicazioni si deve ricordare il trattato Nozionielementari di chimica (Firenze 1869; nuove edizioni nel 1871, 1876, 1880, 1887): nella prefazione il C. dice di volersi uniformare al programma ministeriale in cui la chimica deve essere di complemento e di aiuto allo studio più ampio della fisica; nell'ultima parte sviluppa la teoria atomica, in modo completo per l'epoca, trattando i principî fondamentali, i metodi di determinazione dei pesi atomici e molecolari, delle formule chimiche, delle catene atomiche e dei tipi molecolari.
Il C. morì il 1º maggio 1887 a Firenze.
Fonti e Bibl.: Necrol. in Illustraz. italiana, 15 maggio 1887, p. 359; T. Martini, F. C., in Ateneo veneto. s. 12, I (1888), pp. 1-33; M. S. De Rossi, Il padre F. C. delle Scuole Pie ed elenco delle opere, in Atti dell'Acc. pont. dei Nuovi Lincei, XL (1886), pp. 163-168; G. Giovannozzi, Il padre F. C., Firenze 1887; Id., Discorso per la commemorazione del p. F. C. ...,Firenze 1906; S. Ferrighi, L'Osservatorio Ximeniano di Firenze, Breascia 1932, pp. 115-125; J. C. Poggendorff, Biogr.-liter. Handwört. zur Gesch. der ex. Wissensch., III, p. 254; IV, p. 232.