CARAVITA, Filippo
Nacque, probabilmente a Napoli, da Nicolò e da Giulia di Capua, ma se ne ignora la data.
Nel 1707, all'ingresso nel Regno napoletano delle truppe austriache, ricopriva la carica di regio consigliere, dalla quale venne sospeso, per effetto del provvedimento generale adottato da Carlo VI d'Asburgo il 31 luglio nei confronti di tutti i dignitari e funzionari nominati dal rivale Filippo V Borbone, provvedimento comunicato ai Napoletani e reso esecutivo solo un mese più tardi. Si recò allora a Barcellona ad impetrare grazia presso il nuovo sovrano e tornò a Napoli verso la metà del 1708, avendo ottenuto già da qualche mese la reintegrazione nel Sacro Regio Consiglio. Il 14 luglio 1708 riprese infatti possesso della carica, nella quale, a partire dal 22 sett. 1707 era stato sostituito, nella ruota, o sezione, del Consiglio presieduta da Carlo Brancaccio, alla quale apparteneva, dal consigliere Gaetano Argento per la trattazione delle cause già a lui affidate. Alla corte di Barcellona, non sappiamo con quali argomenti, ma si suppone, in base ad altri casi analoghi, sborsando qualche somma in danaro, aveva inoltre ottenuto il diritto di successione, appena la carica si fosse resa vacante, nell'ufficio di consultore del cappellano maggiore, solitamente assegnato ad un regio consigliere. Tra la fine del 1713 e gli inizi dell'anno successivo subentrò appunto a Flavio Gurgo nelle funzioni di consultore del cappellano maggiore, il quale a sua volta era a capo dello Studio napoletano.
In tale veste il C. è l'autore di un progetto di riforma universitaria. Su richiesta del governo austriaco, una consulta fu da lui redatta, il 29 sett. 1714, e presentata al viceré conte di Daun, come parere relativo ad alcune petizioni avanzate al re dalla città di Napoli e dal baronaggio del Regno, per ottenere il trasferimento dell'università dal chiostro di S. Domenico al palazzo degli studi, occupato da una guarnigione militare; una ristrutturazione dell'insegnamento con l'abolizione di alcune materie e l'istituzione di altre nuove; una riforma dei concorsi a cattedra con l'attribuzione del diritto di voto ai soli professori veramente competenti per affinità di materia; l'abolizione di ogni distinzione tra cattedre perpetue e incarichi di insegnamento formalmente temporanei; una maggiore serietà ed efficienza dell'insegnamento stesso con un prolungamento dell'anno accademico; il pronto pagamento degli stipendi dei professori con l'eliminazione di ogni intralcio burocratico. Il C. accolse le richieste relative alla sede, alla ristrutturazione dell'insegnamento, alla riforma dei concorsi e le accompagnò con un'analisi particolareggiata delle condizioni dell'ateneo napoletano, mettendo in rilievo, cattedra per cattedra, negligenze, abusi e incompetenze dei professori, che spesso si facevano sostituire da altri nell'insegnamento, e la scarsa frequenza degli studenti. Auspicava inoltre un rinnovamento e ammodernamento delle discipline e un più diretto e penetrante controllo dello Stato sull'insegnamento privato, con una esplicita negazione della libertà di insegnamento, rivolta soprattutto a colpire l'insegnamento ecclesiastico. Si è supposto, ma senza alcun fondamento effettivo, un intervento di Gaetano Argento, al quale inizialmente, ma erroneamente, la consulta era stata attribuita. La riforma proposta, alla quale sembra fosse favorevole il Consiglio di Spagna, al quale fu trasmessa dal sovrano, non venne comunque attuata, anche per il parere contrario del cappellano maggiore, don Diego Vincenzo de Vidania, e una riforma fu attuata solo nel 1732, quando la cappellania fu ricoperta da Celestino Galiani (cfr. De Blasiis).
In occasione delle nozze di Gaetano Argento, il C. compose dei versi, pubblicati a Napoli a cura di Vincenzo d'Ippolito, nel giugno 1714, assieme a molti altri, tra i quali quelli di Giambattista Vico. Se ne ignora la data di morte.
Bibl.: G. Origlia, Ist. dello Studio di Napoli, Napoli 1753-1754, II, pp. 240 ss.; V. Ariani, Dominici Caravitae emeriti senatoris elogium, Neapoli 1770; Opuscoli di G. B. Vico, a cura di P. De Rosa di Villarosa, Napoli 1818, I, p. 206; G. De Blasiis, L'università di Napoli nel 1714, in Arch. stor. per le prov. napol., I (1876), pp. 141-66; M. Schipa, in Storia della Univers. di Napoli, Napoli 1924, pp. 443 ss.; F. Nicolini, Uomini dispada di Chiesa di toga di studio ai tempi di Giambattista Vico, Milano 1942, pp. 229, 233, 299 ss., 303, 376; Id., Aspetti della vita sei-settecentescanapol., in Boll. d. Arch. stor. del Banco di Napoli, I (1950), 2, pp. 71 s.; R. Colapietra, Vita pubblicae classi politiche del viceregno napoletano, Roma 1961, pp. 207 ss.