CAPPONI, Filippo
Nacque a Firenze da Recco probabilmente alla fine del XIII secolo, dato che già nel 1320 fu inviato dalla Repubblica ambasciatore a Genova per invitare quella città ad entrare in lega con Firenze contro Castruccio Castracani. Nel 1341 il C. sposò Piera di Simone Guardi; morta questa nel 1348, nel 1350 prese in moglie Ermellina di Guarnieri Benci, morta l'8 apr. 1398. Politico e mercante, il C. insieme al fratello Mico fu nel '300 l'uom0 più rappresentativo della sua famiglia. Diresse una importante compagnia per il commercio della lana, e per tutelare gli interessi dei lanaioli intervenne nel gennaio del 1364 contro la proposta, avanzata per far fronte alla crisi finanziaria dovuta al prolungarsi della guerra con Pisa, di imporre una tassa sul commercio e sui prodotti della lana, riscuotendo l'appoggio tra gli altri di Niccolò degli Albizzi e di Giovanni de' Ricci.
Il nome del C. ricorre frequentemente negli atti pubblici e privati nel corso del XIV secolo. Il 16 febbr. 1362 compare come esecutore del testamento di Giovanni di Gherardo Lanfredini; il 28 ott. 1365 ebbe facoltà dalla Repubblica di costruire alcuni mulini nel popolo di S. Frediano a poca distanza dal ponte alla Carraia. Ricoprì numerose cariche di carattere amministrativo e militare: nel 1344 fu eletto a rivedere e correggere gli errori della prestanza; nel 1350 fu ufficiale dell'estimo; nel 1351 fu soprintendente alla costruzione e alla manutenzione dei ponti; nel 1353 fu castellano a Pistoia; nel 1354 fu ufficiale di condotta; si recò a Cascia nel 1355 per verificare e restaurare le fortificazioni di quella località; fu dei Sedici gonfalonieri delle compagnie nel 2347 e nel 1365; il 29 luglio 1366 compare in Consiglio per la Fabbrica di S. Maria del Fiore insieme ad Andrea Rondinelli, a Salvestro dei Medici e a Uguccione de' Ricci. Intensa fu anche l'attività diplomatica del C.: ambasciatore a Pistoia nel 1353 per convincere quella città a fortificare porta Caldatica e ad affidarla ai Fiorentini perché potessero difendersi nel caso che il vescovo di Milano avesse voluto attaccare la città da quella parte; nel 1355 compare più volte nelle discussioni del Consiglio dei richiesti; nel 1365 si recò a San Miniato, per fare da paciere fra le famiglie dei Ciccioni e dei Mangiadori e nel 1369 a Volterra per tentare di mediare il conflitto tra quella città e i Belforti, già signori di Volterra e allora fuorusciti.
Negli anni compresi fra la cacciata del duca d'Atene da Firenze e il tumulto dei Ciompi, caratterizzati dalla recrudescenza delle lotte intestine ed in particolare dal continuo tentativo dell'oligarchia cittadina di monopolizzare la Parte guelfa e quindi anche la Signoria, il C. si schierò al fianco dei maggiori esponenti della fazione vicina alla famiglia dei Ricci, e si fece portavoce dell'ala meno retriva e più aperta della Parte. In questo senso appoggiò la riforma, proposta alla fine del 1366 da uomini vicini alla famiglia dei Ricci, che doveva sancire definitivamente la supremazia del Comune sulla Parte. Fu un deciso fautore della guerra degli Otto santi, sostenuta da Firenze contro il papa, e accettata suo malgrado dall'oligarchia fiorentina. Il ruolo svolto dal C. non dovette essere certo di secondaria importanza se si pensa soprattutto al fatto che più volte ricoprì la carica di priore (1350, 1357, 1364, 1376) e ai suoi numerosi interventi nei dibattiti conservati nelle filze delle Consulte e Pratiche (sucui cfr. Brucker).
Il C. fece testamento e morì nel dicembre del 1378.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Diplomatico, S. Spirito, 16febbr. 1362; Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, in Rer. Italic. Script., 2ed., XXX, 1, a cura di N. Rodolico, pp. 235, 246, 306; Delizie degli eruditi toscani, XIII (1780), p. 151; XIV (1781), pp. 53, 180; Th. E. Mommsen, Italienische Analekten zurReichsgeschichte des 14 Jahrhunderts (1310-1378), in Schriften der Monum. Germ. Hist., XI, Stuttgart 1953, pp. 166, 174, 177; G. A. Brucker, Florentine Politics and Society 1343-1378, Princeton, N.J., 1962, ad Indicem (fondamentale); P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Capponi, tav. II.