CAMERINI, Filippo
Figlio di Orazio e di Maddalena Saturni, nacque il 12 nov. 1665 nei pressi di Camerino.
Le notizie, del tutto generiche e stereotipe, trasmesse su di lui dai molti cultori di memorie patrie che hanno illustrato la città di Camerino, non sono adeguate né agli elogi, certamente eccessivi, riservati ai suoi studi, né ai meriti reali da lui conseguiti presso la storiografia di più vasto respiro per la segnalazione di innumerevoli ed importanti fonti epigrafiche ed archivistiche. L'unico autore, un anonimo, che tenta di fornire qualche dato biografico lo dice nato a Muccia nel 1659, nella residenza di campagna della famiglia. I registri di battesimo di quel luogo non confermano la circostanza, ma contribuiscono forse a spiegare l'equivoco, originato da una parziale omonimia e dal fatto che i Camerini, ma non sappiamo quale ramo, possedettero a Muccia un'abitazione. D'altra parte i registri della cattedrale di Camerino, unica chiesa che nel '600 avesse in città il fonte battesimale, escludono che egli possa esser nato nel capoluogo.
Intorno ai venti anni il C. entrò novizio nell'oratorio di S. Carlo, una congregazione camerte di preti regolari chiamati dal nome del protettore "carlotti" o anche "preti dell'ospizio", per l'ospitalità che concedevano ai pellegrini che allora numerosi passavano per Camerino diretti a Roma o Loreto. Probabilmente la vocazione maturò nella scuola che i carlotti avevano aperto e gestivano nella città con successo superiore ai somaschi, per la modernità della didattica attestata ancora dalle pubblicazioni dei maestri. Secondo alcuni la passione per gli studi avrebbe procurato al C. un posto di convittore presso il collegio Montalto di Bologna; è certo, invece, che di questo collegio, che era stato fondato da Sisto V per la gioventù marchigiana destinata al dottorato e più meritevole, il C. nell'età matura e già sacerdote, per obbedire al card. Vallemani, fu rettore, forse nel periodo compreso fra il 1716 e il 1730. All'infuori delle parentesi bolognesi trascorse la sua lunga vita a Camerino, dividendo il suo tempo fra gli studi storici e le molte pratiche di pietà.
Morì il 12 sett. 1748, lasciando una produzione storico-letteraria modesta se rapportata all'impegno della ricerca; ma la pesante vita di congregazione, non a sufficienza compensata dalla possibilità di disporre di una cospicua biblioteca, la collaborazione continua generosamente assicurata ad altri studiosi, un certo pudore nel dare alle stampe i suoi studi influirono negativamente sul numero e la mole delle opere.
Di notevole importanza nella vita del C. fu la sua amicizia con il Muratori: la corrispondenza tra i due a noi pervenuta abbraccia un periodo di tempo che va dal 1730al 1746e coincide col definitivo rientro del C. in patria. Forse la conoscenza diretta di alcune opere già pubblicate dal Muratori, sicuramente la fama del grande storico spinsero il C. a offrirsi come collaboratore. Il modenese mostrò grandissimo interesse per le iscrizioni latine, i documenti medioevali, le monete e i sigilli che il C. inviava per lo più in copie eseguite con molta cura, ma talvolta, quando la mole e la disponibilità lo consentivano, anche in originale. La documentazione non riguardava soltanto il territorio camerte, ma l'intero Piceno e molte città della vicina Umbria, mentre per il Regno di Napoli il C. assicurava al Muratori l'appoggio del card. Enriquez, già governatore di Camerino. Continue proteste di gratitudine da parte del Muratori, alcune notizie di carattere personale sapientemente dosate, l'invio di un "ritrattino in ovato" per dimostrare confidenza e amicizia, promesse di citazione nelle pubblicazioni future costituivano un forte incentivo per l'animo semplice dello storico di provincia, costretto ad affrontare sacrifici anche economici per non deludere le aspettative dell'amico. Della collaborazione il Muratori darà affettuoso attestato soprattutto nella prefazione al Novus thesaurus veterum inscriptionum (Mediolani 1739-42)e in molte citazioni sparse nei quattro volumi della raccolta.
Alle vicende sfortunate e paradossali di un'edizione libraria sono legate indissolubilmente la vita e l'attività di studioso del Camerini. Nel secolo precedente lo storico Camillo Lilii aveva affidato per la stampa prima al tipografo Paradisi (1649) e successivamente al Grisei (1652) di Macerata il manoscritto ponderoso di una sua opera: la Historiadella città diCamerino. Il trasferimento in Francia, avvenuto podo dopo, l'incarico di storiografo regio conseguito presso quella corte e la morte sopravvenuta nel 1660 impedirono all'autore di occuparsi delle vicende editoriali, in particolare di inviare una seconda copia delle parti del manoscritto andate smarrite e di affidare a un incisore l'illustrazione del volume. Agli inizi del '700 le "risme impresse" dell'Historia risultavano ancora giacenti presso gli eredi del Lilii, i quali frattanto non si erano rifiutati di concedere agli studiosi più insistenti nelle richieste alcuni esemplari, ovviamente lacunosi, dell'opera stampata. Gli eredi e la municipalità decisero finalmente di sottrarre alla polvere le molte "risme" ingiallite, facendole rilegare con pochi brani di completamento affidati al C., essendo risultata in gran parte vana la ricerca degli originali fra le carte lasciate dall'autore. G. Antonio Antonucci, spedizioniere a Roma delle bolle apostoliche, si assunse l'onere di far approntare da incisori "i rami" per l'illustrazione del volume e assolse il compito fra il 1717-19. Il C. nel 1716 scrisse da Bologna per annunciare ultimato il lavoro di restauro, scrupolosamente condotto su fonti storiche di prima mano. Forse difficoltà di finanziamento, certamente ostacoli di ordine tecnico, malumori e pressioni di famiglie nobili locali sollecitanti continui ritocchi per vedere meglio illustrato il loro casato, lontananza del C. dalla città e altri ostacoli rinviarono però il compimento del progetto. Importanti rinvenimenti archeologici nella zona, l'acquisizione di nuovi documenti medioevali, la raggiunta consapevolezza di quante fossero le emende da apportare al testo del Lilii (una lunghissima e preziosa esposizione antiquaria priva però di qualunque collegamento critico) portano il C. a un progressivo lavoro di aggiornamento e di correzione, tanto da far ritenere imputabili anche alla sua irresolutezza di studioso molti dei rinvii.
Partito con intenti umili di restauro, egli non pervenne mai a un ripensamento critico e ad una ristrutturazione della materia, come i nuovi indirizzi storiografici avrebbero pur preteso. Superò il Lilii nel rigore della documentazione, ma gli fu di gran lunga inferiore per generosità di produzione e passione storica. Le aggiunte e le correzioni sono molte e talora così frammentarie da poter trovare inserimento tipografico appropriato solo in una nuova edizione dell'Historia. In questo senso un confratello del C., nel 1736, scrisse al Muratori, fiducioso nell'amicizia tra i due, perché volesse benevolmente adoperarsi per la ricerca di un editore, ma nel '38ilC. sollevò il modenese dall'impegno trascurato richiedendo l'acquisto di alcuni volumi, a lui mancanti, dei Rerum ItalicarumScriptores necessari per aggiornare ulteriormente l'opera. Forse un giudizio molto duro, espresso dal Muratori sul Lilii in una lettera di quello stesso anno, dette al C. la definitiva certezza della vanità della sua fatica. I Supplementi all'istoria del Lilii saranno stampati a Camerino dal Sarti nel 1835, quasi un secolo dopo la morte del C.; la pubblicazione riguarderà tuttavia solo le pagine necessarie a completare l'Historia impressa ormai due secoli prima.
Altri impegni di minor mole, e pertanto più allettanti per lo storico reso insicuro dai molti scrupoli, erano stati frattanto affidati al C.: nel 1730 pubblicava infatti a Ravenna la Vita del b. Giovanni da Parma.
Il Muratori lodò molto questa "pia fatica", ma ancor più l'altra dedicata a La vita del b. Pietro da Mogliano e pubblicata a Camerino nel 1737, che definì scritta "con istile savio e limpido, senza esagerazioni, senza frange di panegirico, con bel racconto istorico e lingua purgata: che vuol dire da maestro". Com'è costume dell'agiografia, anche in queste pagine la fede talora cede alla credulità; una certa esigenza di rigore storico, tuttavia, riaffiora sempre e non può non definirsi eccezionale per l'epoca e il genere letterario, destinato essenzialmente all'edificazione spirituale dei lettori. Sotto questo profilo le vite del C. si distaccano notevolmente anche dalle moltissime, pur apprezzabili per i tempi, redatte nella "libreria di S. Carlo", in quel tempo fervida fucina agiografica.
L'amore per la sua città trascinò il C. in una polemica storico-letteraria alquanto rumorosa e aspra per il tono ad essa dato dalla controparte. Camerino fra i suoi titoli storici più prestigiosi vantava un'alleanza aequo foedere stretta con Roma nel 310 a. C. L'abate Francesco Mariani di Viterbo nella sua opera De Etruria metropoli (Romae 1728) ritenne che i Camertes Umbri, ricordati da Livio (9, 36) e da altri autori latini, protagonisti della eccezionale alleanza paritetica con Roma, fossero gli abitanti di Chiusi, chiamata Camars in epoca preromana. Per ribattere e ulteriormente replicare, il C. pubblicò i seguenti scritti: Confutazione di ciò che l'autore "De Etruria metropoli" ha scritto intorno agli antichi Camerti Umbri, Perugia 1739; Esame di quanto ha scritto il sig. Ab. F. Mariani intorno ai Camerti Umbri mentovati da Livio di Filetimo Adiaforo, Perugia 1739; Philaletis Adiaphori, Adnotationes ad responsionem F. Mariani pro Umbris Camertibus Etruriae seu Clusinis, Pisauri 1740; Notomia della scrittura del sig. Ab. F. Mariani intitolata "Risposta italiana a Filetimo Adiaforo"(s.n.t., in appendice al precedente scritto). I giornali letterari del tempo dettero spazio alla contesa, gli pseudonimi usati non riuscirono a coprire e mantenere anonimo l'autore, e così il mite e insicuro ecclesiastico camerte, per ironia della sorte, conseguì notorietà soprattutto come polemista abile e indomito.
Fonti e Bibl.:Solo per qualche cenno biobibliografico si possono ricordare i seguenti autori: O. Turchi, De Ecclesiae camerinensis pontificibus siveCamerinum sacrum, Romae 1762, p. 3e passim;(F. Vecchietti), Biblioteca Picena..., III, Osimo1790, pp. 127-29; F. Fiorgentili, Degli studi generalied universitari di Camerino..., Camerino 1864, pp. 5 s., 41; F. Liverani, La città di Camerino e il Muratori, Camerino 1872, passim; P. Savini-M. Santoni, Storiadella città di Camerino, Camerino 1895, pp. 247 s.
Dati attendibili sulla famiglia del C. sembrano quelli anagrafici contenuti in unsi schematica ricerca genealogica aggiornata fino al 1739e conservata presso l'Archivio di Stato di Camerino, Fondo Archivio storico del Comune, busta Nobiltà e cittadinanza Hh 9. Le lettere indirizzate dal Muratori al C. furono edite dapprima da G. Palmieri, Lettore di L. A. Muratorial p. F. C., in Atti e memorie delle Deputazioni di storiapatriaperleprovincemodenesi e parmensi, s. 3, V, (1888), 1, pp. 1-53, e successivamente dal Campori nell'Epistolariodi L. A. Muratori, V-XI, Modena 1903-1907, ad Indicem. Quelle del C. al Muratori sono conservate nella Biblioteca Estense di Modena, Arch. Soli-Muratori, filza 58. Rapporti del C. con l'Olivieri, fondatore in Pesaro della Biblioteca Oliveriana, sono attestati dal ms. 346, cc. 3-8, di quella biblioteca.
Ricordano il contributo del C. archeologo, oltre il Muratori citato nel testo, E. Bormann, in Corpus inscriprionum latinarum, Berolini 1888, IX, 2, p. 814; G. Boccanera-S. Corradini, Preistoria e archeologia nel Camerinese, in Studi maceratesi, IV, Macerata 1970, pp. 55 s.
Due manoscritti (92 e 133)della Val di Camerino e un terzo appartenente alla Biblioteca Battibocca, nella stessa città, conservano i Supplementi all'istoria di Camerino di C. Lili. La fonte più importante è tuttavia quella che sembrerebbe la copia di lavoro del C., e precisamente un esemplare dell'opera del Lilii, conservato presso la Valentiniana, dove non solo appaiono tutte le aggiunte, anche quelle brevi marginali che non hanno trovato accoglimento nell'edizione a stampa, ma è altresì evidentissima in più punti la stratificazione delle successive correzioni.
Per la polemica che il C. sostenne colMariani sivedano, oltre le pubblicazioni sopra citate e quelle del viterbese desumibili nel testo: Novelle letterarie di Firenze, I (1740), coll. 646-58; IV (1743), col. 71; Novelle d. repubbl. letter. (Venezia), XV (1743), p. 93; G. M. Mazzuchelli, Gli Scritt. d'Italia, I, 1, Brescia 1753, p. 138; (Anonimo), Confut. di quanto alcuni anonimi camerinesi, il sig. Ab. Francesco Antonio Zaccaria, il Novellista di Firenze, e l'autore delle Memorie enciclopediche, che si stampano in Bologna al n. 24del mese di luglio 1781 contro di Macerata hanno calunniosamente scritto e affermato, Cosmopoli 1782, pp. 83 s. Il Muratori approvò e sostenne l'apologia del C. e col peso della sua autorità liquidò anche pubblicamente come visionario il Mariani: Somnia sane venditatquiCamertes Clusii in Urbe Etruriae se adinvenisse nuper sibi persuasit (Thesaurus, I, p. CCCXXXIX).