CAETANI, Filippo
Nacquea Roma nel 1565 circa (le biografie e i documenti conservati nell'archivio di palazzo Caetani, a Roma, non registrano né il mese né il giorno della nascita) da Onorato (IV), signore (dal 1586 duca) di Sermoneta, e Agnesina Colonna. Nella prima gioventù venne destinato alla carriera ecclesiastica, secondo la tradizione delle grandi famiglie romane. In seguito però, dopo il manifestarsi della sifilide nel primogenito Pietro, il padre, Onorato, decise di far accasare il secondogenito Filippo onde dare un erede al titolo: come sposa venne scelta la consanguinea Camilla Gaetani d'Aragona, figlia di Luigi, duca di Traetto, e di Comelia Carafa; dopo lunghe e difficili trattative le nozze vennero finalmente celebrate nel 1593. Dopo tale data il C. si trasferi a Napoli, secondo una clausola esplicita impostagli dai suoceri nel contratto matrimoniale. Nel Regno napoletano lo troviamo attivo negli anni seguenti, con varie cariche amministrative: dal 1605 in poi, anno in cui Filippo III gli affidò il governatorato di Salemo, resse come governatore varie province del Regno (Capitanata, Molise, ecc.). Durante un soggiorno in Spagna venne fatto cavaliere di S. Giacomo. Nel 1611 contribuì alla fondazione dell'Accademia di Belle Arti di Capo di Napoli. Alla morte del duca Pietro, suo fratello, nel settembre del 1614, gli succedette nel ducato di Sermoneta, ma nel dicembre dello stesso anno si ammalò gravemente a Cisterna e, tornato a Roma, quivi morì dopo una lunga agonia il 20 dic. 1614. Fu sepolto a Roma, nella chiesa di S. Pudenziana.
La precoce attitudine del C. agli esercizi letterari è documentata dal seguente episodio: nell'ottobre del 1589, quando il C. aveva solo quattordici anni, il pontefice Sisto V fu ricevuto da Onorato (IV) Caetani a San Lottieri, ai piedi del monte di Sermoneta: si dice che in quell'occasione il giovane C. abbia recitato una patetica orazione, che commosse il terribile pontefice. Più letterato che uomo politico, carattere calmo e meditativo, che amava immergersi nei suoi studi, il C. scrive di se stesso, in una lettera all'amico Bartolomeo Rota del 1607: "e di mio genio sono assai inclinato alla quiete e al riposo" (lettera in Arch. Caetani, Roma, schede dattiloscritte C. 26).
La versatilità del C. nelle lettere si manifestò soprattutto in campo teatrale: la sua fama di letterato è infatti legata a tre note commedie, l'Ortensia, La schiava e Li due vecchi.Non si sa con certezza quando siano state scritte queste commedie, che ci restano riunite in un unico volume postumo, Le tre commedie famose del sig. Filippo Caetano duca di Sermoneta, cioè la schiava, l'Ortensio, Li due vecchi, Napoli 1644. L'Ortensia furappresentata a Rimini nel febbraio del 1609 per la nobiltà locale, presente anche il cardinal Bonifacio. Il Tonini afferma che la commedia fu anche stampata in questa città nello stesso 1609 per opera del Simbeni. Il Belloni cita un'edizione palermitana del 1641. Delle altre due commedie, una (probabilmente La schiava)furecitata in Napoli, davanti al viceré Pedro Fernandez de Castro, tra il 1610 e il 1616, e ivi stampata per Tarquinio Longo nell'anno 1613.
Queste commedie, che risentono del gusto classicheggiante della età precedente, e si distinguono per la loro regolarità dalla commedia spagnoleggiante del sec. XVII, godettero di un notevole successo e furono più volte rappresentate in molte città d'Italia. Il ritorno allo schema classico è però alquanto estrinseco e il risultato è di estrema disorganicità, in quanto i motivi topici non sono resi funzionali alla fabula e finiscono per essere fini a se stessi: i protagonisti non sono personaggi, ma tipi quasi raggelati nella fissità della maschera.
Il C. dovette dilettarsi anche, seppure in via del tutto secondaria, del genere lirico: un suo sonetto, di tipo stereotipamente arcadizzante, è conservato manoscritto nell'Archivio Caetani.
Bibl.: La DomusCaietana, compilata da G. Caetani, si interrompe, purtroppo, per la morte del suo autore, al volume II (IlCinquecento).Restano comunque fonte preziosa di notizie sulla famiglia Caetani le schede dattiloscritte del catalogo dell'Archivio Caetani di Roma, che dovevano servire per la compilazione dei volumi seguenti. Cfr. inoltre P. Mandosio, Bibliotheca Romana, Roma 1692, II, p. 267; P. Napoli-Signorelli, Storia critica dei teatri antichi e moderni, Napoli 1789, IV, p. 155; G. Amati, Bibliografia romana, Roma 1880, I, pp. 44 s.; C. Tonini, La coltura letteraria e scientifica a Rimini dal secolo XIV ai primordi del XIX, Rimini 1884, II, p. 72; G. Caetani, Caietanorum genealogia, Perugia 1920, p. 77 e tav. LXXV; Id., DomusCaietana, San Casciano Val di Pesa 1933, II, pp. 202, 272 s.; B. Croce, I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo, Bari 1947, p. 5; Id., Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, Bari 1948, p. 285; I. Sanesi, La Commedia, Milano 1954, II, pp. 113 s.; A. Belloni, IlSeicento, Milano 1955, p. 348.