BONCOMPAGNI, Filippo
Nacque a Bologna il 7 sett. 1548 da Boncompagno e da Cecilia Bargellini. Addottoratosi in legge il 23 febbr. 1571, si trasferì a Roma presso lo zio paterno Ugo, allora cardinale, dal quale ottenne la carica di protonotario apostolico. Eletto Ugo al pontificato col nome di Gregorio XIII, il 15 maggio 1572, il B. fu compreso nella sua prima promozione cardinalizia con il titolo di S. Sisto e la dignità di cardinal nepote.
Le pressioni della Curia, specie quelle dei cardinali Carlo Borromeo e Marco Sittich Altaemps, solerti zelatori della disciplina tridentina, indussero tuttavia il pontefice a svuotare questa posizione del B. dei poteri politici che le erano tradizionalmente connessi, nonché a limitarne drasticamente le prebende. Infatti mentre la suprema direzione degli affari pontifici veniva affidata al cardinale Tolomeo Galli, a questo il B. rimase sempre sostanzialmente subordinato anche per quella parte delle tradizionali attribuzioni dei cardinal nepoti che gli era stata accordata, l'amministrazione dello Stato ecclesiastico, cioè, peraltro diminuita anche degli affari finanziari e militari, i primi attribuiti a una speciale congregazione, i secondi completamente delegati a suo cugino, il figlio naturale del papa, Giacomo Boncompagni. Il B. ricevette con grande ritardo anche le due cariche che venivano generalmente accordate al cardinal nepote, quella di penitenziere e di arciprete di S. Maria Maggiore, ambedue assai ambite perché cospicuamente dotate: ebbe la prima soltanto alla terza vacanza, dopo i cardinali Giovanni Aldobrandini e Stanislao Hosio, l'8 ag. 1579, e la seconda nel 1581.
Il prestigio del B. doveva essere ulteriormente diminuito proprio in conseguenza di una missione diplomatica che invece avrebbe dovuto appagare il suo amor proprio così largamente deluso. Nel luglio 1574 infatti fu inviato dal papa a Venezia, presso Enrico di Valois, durante il viaggio di trasferimento del sovrano dal trono di Polonia a quello francese. Compito del B. era di trattare un incontro a Bologna tra il re e il papa in vista di una comune azione contro gli ugonotti; la missione fallì completamente, poiché Enrico non aveva interesse a pregiudicare con atteggiamenti e impegni preliminari in materia religiosa il già difficile equilibrio della corona francese. Sul piano personale, poi, il B. trasse dalla ambasceria ancor minori motivi di soddisfazione: Gregorio XIII, infatti, durante l'assenza del B. da Roma, per non restare - come dichiarò - senza un cardinal nepote, concesse la porpora cardinalizia al figlio di una sua sorella, Filippo Guastavillani. Così da allora il ruolo di cardinal nepote fu esercitato con eguale diritto dai due cugini, provocando beghe e contrasti senza fine che certo furono tra gli episodi meno edificanti del pontificato: tanto più che, appunto in ragione della limitata responsabilità e autorità politica dei due rivali, l'oggetto del contendere era sempre meschinamente personalistico. Le più memorabili dispute tra i due si ebbero a proposito delle creazioni cardinalizie, ciascuno cercando di mettervi a profitto la propria influenza su Gregorio XIII: ma in questo trovarono, oltre alle resistenze della Curia, anche quelle del terzo cugino, Giacomo Boncompagni, convinto "che a lui non metta a conto col seguito di creature promosse far grandi S. Sisto e Guastavillano, poiché i cardinali creati hanno più occasione di gratificare et servire a cardinali nepoti de Papi che a qual si voglia parente laico che resti, per stretto che sia" (Pastor, IX, p. 884).
Il B. fece parte di numerose congregazioni cardinalizie, tuttavia senza segnalarsi mai per qualche speciale contributo. Dal 1573 fu membro della Congregazione "Greca", istituita in quell'anno da Gregorio XIII, preposta dapprima alla riforma dei conventi basiliani in Italia, poi alle missioni in Oriente: il più immediato precedente della futura Congregazione di Propaganda Fide. Secondo una nota dell'agente mantovano Aurelio Zibramonte, del gennaio 1573, il B. avrebbe fatto parte anche di una congregazione cardinalizia incaricata di studiare l'azione cattolica in Germania: il suo nome non figura tuttavia in altri elenchi. Fu membro anche della Congregazione del Concilio, di quella per la riforma del Decreto, della cosiddetta Pecuniaria, incaricata cioè di controllarel'amministrazione finanziaria dello Stato ecclesiastico, e di quella preposta alla sua amministrazione politica. Ebbe una parte importante nelle fastose cerimonie del 1585 per l'arrivo a Roma di una missione giapponese.
Tra le cariche minori del B. fu quella di governatore di Civita Castellana, attribuitagli il 25 luglio 1577 e rinnovatagli il 3 apr. 1581; fu protettore dei premostratensi, dei certosini e dei domenicani, del collegio e ospedale della Nazione inglese in Roma e dell'università di Bologna; fu, infine, abate commendatario di S. Stefano a Bologna, della basilica milanese di S. Maria e di S. Bartolomeo di Muriano.
Alla morte di Gregorio XIII il B. pretese di mettere a frutto l'influenza che riteneva di avere sui cardinali creati dallo zio per determinare l'elezione del nuovo pontefice: assicurò pertanto, ancor prima che si chiudesse il conclave, l'appoggio del partito "gregoriano" al vecchio, influentissimo Alessandro Farnese, che nel dar credito al B. commise forse il più grave errore della sua lunga carriera curiale. I cardinali gregoriani, infatti, non interpellati dal B., espressero clamorosamente la loro protesta per quella mancanza di riguardo mettendosi a disposizione - secondo l'invito fatto loro da Giacomo Boncompagni - del maggior avversario del Farnese, il cardinale Ferdinando de' Medici, che poi dirottò i loro voti su Felice Peretti, eletto Sisto V, cui nelle ultime battute del conclave lo stesso B. fu costretto a dare il voto.
Il B. morì a Roma il 7 giugno 1586 e fu seppellito in S. Maria Maggiore. Risulta da un documento dell'Archivio Vaticano (Archivio Boncompagni, prot. 622, n. 7) che aveva avuto un figlio naturale di nome Pietro: nel 1624 questi era impegnato in una trattativa per questioni ereditarie con il duca di Sora Gregorio Boncompagni.
Fonti e Bibl.: Nel fondo Boncompagni dell'Arch. Segr. Vat. si conservano inediti numerosi scritti del B. di carattere politico e religioso e varia corrispondenza sua o a lui relativa; in particolare, per la sua missione presso Enrico III, cfr. Codici, lettera D, n. 6, Ragguaglio del ... viaggio fatto a Venezia l'anno 1574 ...; per la carriera ed i benefici ecclesiastici, sempre in Arch. segreto Vatic., Boncompagni, prot. 9, nn. 34, 50, 51, 61, 66; prot. 601, n. 118. Vedi inoltre: G. P. Maffei, Annali di Gregorio XIII, Roma 1742, I, p. 23; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2370; P. v. Törne, PtoléméeGallio,card. de Côme, Helsinki 1907, pp. 120 ss.; L. v. Pastor, Storia dei papi, IX, Roma 1929, ad Indicem; X, ibid. 1929, ad Indicem; P. Litta, Le fam. celebri ital., s. v. Boncompagni di Bologna, tav. I.