BELFORTI, Filippo
Figlio di Ottaviano, nacque a Volterra nel 1319 o nel 1320, da una delle più cospicue e potenti famiglie cittadine. Abbracciato lo stato ecclesiastico non era ancora in possesso degli ordini maggiori quando, probabilmente grazie all'influenza del padre (il quale aveva instaurato su Volterra, dal 1340, una signoria personale), venne creato canonico della cattedrale e qualche tempo più tardi, alla morte del vescovo Rainuccio Allegretti, esponente della fazione avversa a quella dei Belforti (1348, inizi), fu chiamato a succedergli sulla cattedra episcopale. La bolla di nomina, promulgata da Clemente VI il 10 luglio 1348, mette tuttavia in particolare rilievo la "scientia literarum" e la "honestas vitae ac morum" del giovine Belforti.
Allorché il B. ascese al soglio vescovile, degli antichi privilegi e degli antichi poteri sulla città e sul contado, derivanti ai vescovi di Volterra in virtù di quella signoria nei, secoli precedenti concessa e poi sempre riconosciuta e confermata dagli imperatori ai presuli volterrani, non era rimasto poco più che il nome. Il potere vescovile aveva, infatti perduto ogni seria influenza sulla vita politica del Comune, scadendo a mero, strumento di lotta nelle mani delle grandi famiglie volterrane che si disputavano il governo della città. Quanto alle condizioni sia materiali sia spirituali della Chiesa volterrana in quegli anni, esse dovevano essere desolanti, anche se, purtroppo, non siamo attualmente in grado di potercene fare un'idea precisa, data la scarsezza dei documenti contemporanei sinora pubblicati.
Al suo ritorno da Avignone, dove aveva allora sede la curia pontificia e dove egli si era recato con ogni probabilità per ricevervi la consacrazione episcopale, nel 1350, il B. si lamentò ripetutamente, in diverse lettere, sia, della mancanza di sacerdoti sia del precario stato in cui si trovavano le finanze della sua Chiesa, fattori questi che compromettevano la sua azione apostolica.
La principale fonte di ricchezza della Chiesa di Volterra erano state le miniere d'argento di Montieri, allora però del tutto esauste, tanto che il B. dovette usare tutta la sua influenza presso l'imperatore Carlo IV del Lussemburgo perché facesse cancellare l'obbligo del pagamento dei 30, marchi annui che i vescovi di Volterra dovevano all'Impero colme regalia per lo sfruttamento delle miniere di Montieri (la richiesta venne accolta il 23 maggio 1355). Al cronico stato di dissesto in cui si trovavano le finanze vescovili il B. pensò di rimediare imponendo speciali tasse al clero diocesano.
Come feudatario e vassallo dell'Impero, il B., nella prirnavera del 1355, seguì Carlo IV dei Lussemburgo a Roma, dove, il 5 aprile, assisté alla sua incoronazione imperiale. Il 21 febbraio precedente, a Pisa, Carlo IV gli aveva confermato la "giurisdizione imperiale" sulla città e diocesi di Volterra; il 23 maggio, dopo l'apoteosi romana, il novello imperatore gli riconfermò tutti i privilegi e tutti i diritti che i suoi predecessori avevano concesso alla Chiesa di Volterra.
Quanto seriamente il B. intendesse i diritti e l'autorità derivantigli dalla "giurisdizione imperiale", di cui era investito come vescovo di Volterra, basterà a far comprendere la "protesta solenne" da lui presentata al cospetto dell'imperatore eletto, quando questi si trovava a Pisa nel marzo 1355: in essa egli dichiarava indebito e lesivo dei suoi diritti e della sua autorità il giuramento di fedeltà che il Comune di Volterra aveva prestato direttamente all'imperatore il 3 marzo. La "solenne protesta" venne accolta come legittima da Carlo IV il 9 marzo successivo.
La sua fedeltà all'Impero non impedì tuttavia al B. di mantenere buona rapporti con la corte di Napoli, e, in particolare, col re Luigi e col gran siniscalco Niccolò Acciaiuoli, che egli con una certa regolarità tenne informato delle vicende politiche toscane. Tale giuoco, che rientrava perfettamente nel quadro della politica perseguita dalla sua famiglia, la quale cercava di mantenere il dominio su Volterra barcamenandosi anche in Toscana tra città "guelfe" e città "ghibelline" - Firenze, Pisa, Siena - servì solo a ritardare di poco la fine della libertà di Volterra e della signoria dei Belforti: tre anni dopo la morte del, B., infatti, nel corso della guerra condotta da Firenze contro Pisa, Volterra verrà occupata dagli eserciti fiorentini, Paolo Belforti, fratello del B., tratto in arresto e decapitato, la sua famiglia cacciata in esilio.
Nonostante le difficoltà finanziane in cui si dibatteva, il B. riuscì a portare a termine, nel corso del suo episcopato, la costruzione dell'ospedale iniziato dal vescovo volterrano Ranieri Belforti (suo zio), ospedale che dedicò ai SS. Apostoli Iacopo e Giovanni. Il B. morì il 20 ag. 1358 a Volterra e fu sepolto nella cattedrale della città.
Di particolare interesse per l'attività pastorale del B. sono le Constitutiones synodales Ecclesiae Volaterranae da lui promulgate in occasione del sinodo diocesano celebrato in Volterra alla presenza del vescovo Paolo di Calcedonia e di tutto il clero della diocesi (10 nov. 1356); l'opera, divisa in cinque libri, tratta l'organizzazione e la disciplina ecclesiastica. Il manoscritto delle Constitutiones è conservato presso la Biblioteca Guarnacci di Volterra, insieme col registro delle epistole, in latino ed in volgare, scritte dal B. durante il suo episcopato, dalle quali il Giachi estrasse trenta "pezzi" di carattere essenzialinente politico, e con un secondo regístro, contenente minute di lettere, libri di spese, donazioni ed altri atti relativi alla famiglia Belforti per il periodo che va dall'anno 1340 all'anno 1401.
Bibl.: S. Ammirato, Storia dei vescovi di Fiesole, di Volterra e d'Arezzo, Firenze 1637, p. 147; F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, I, Venezia 1717, col. 1454; L. A. Cecina, Notizie stor. della città di Volterra, con note, ed accresciuta da F. Dal Borgo, Pisa 1758, pp. 124, 132-148, 152-154; A. F. Giachi, Saggio di ricerche sopra lo stato antico e moderno di Volterra, I, Firenze 1786, pp. 132, 151; II, Siena 1796, pp. 68-70, 109 s., 121, 124 s., 136, 141, 152, 172-174; Appendice....Siena 1798, pp. 30-61, 97-99; G. Cappelletti, Le chiese d'Italia, XVIII, Venezia 1864, p. 245; G. Leoncini, Illustr. sulla cattedrale di Volterra, Siena 1869, pp. 264, 322; J. F. Bóhmer, Regesta Imperii, VIII, a cura di A. Huber, Innsbruck 1877, nn. 2001, 2019-2022, 2030, 2096 s., 2103, 2106 s., 2119, 2133 s., 2144; R. Maffei, Storia volterrana, a cura di A. Cinci, Volterra 1887, pp. 477, 483 s., 488 s.; G. Volpe, Volterra..., Firenze 1923, pp. 201-203, 243 s. (ora in Toscana medioevale, Firenze, 1964, ad Indicem); G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Bibl. d'Italia, II, p. 185; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VII, coll. 518 s.