AZZAIOLO, Filippo
Vissuto nel XVI secolo, della sua vita si hanno scarsissime notizie, che si possono desumere soltanto per induzione dalle date di pubblicazione delle sue opere e da quanto indirettamente si apprende dalle prefazioni di esse. Nacque a Bologna prima del 1540 e dopo il 1530: una data anteriore va esclusa poiché la prima opera, che l'A. definisce "giovenil fatica", uscì nel 1557. Si suppone che sia stato cantore ecclesiastico presso qualche cappella della città, ma non presso la principale, quella di S. Petronio, nei cui elenchi e libri paga il suo nome non figura. Può darsi, come scrive il Vatielli - e lo induce a credere il genere di produzione per cui oggi viene ricordato -, che abbia appartenuto o come maestro o come cantore a una di quelle società corali, menzionate anche dal Bottrigari nel suo dialogo Il Desiderio, overo De Concerti Musicali di varii Instrumenti (Milano 1601), che in quel tempo erano in gran voga a Bologna.
La produzione dell'A. è rappresentata da tre libri di Villotte alla Padoana con alcune Napolitane a quatro voci intitolate Villotte del Fiore, editi da Antonio Gardano a Venezia, i primi due anonimi (1557, 1559), il terzo, uscito a dodici anni di distanza, sotto il suo nome. Non si conoscono le ragioni che indussero l'A. a mantenere l'incognito, né le dedicatorie, nel solito stile pomposo e generico dell'epoca, possono illuminare in qualche modo. Forse il genere di composizione, allora poco stimata dai dotti, indusse l'A. a questo riserbo per non compromettere il suo prestigio di musicista e soltanto il grande successo ottenuto dai primi due libri, che ebbero due ristampe nel 1564 (Scotto) e nel 1566 (Rampazzetto), lo convinse a rivelarsi. Si ignora la data della morte, da porsi, comunque, dopo il 1569, quando uscì l'ultima opera, il terzo libro di Villotte.
Queste Villotte del fiore, a parte il loro valore musicale, sono importanti per la conoscenza della canzone popolare del tempo, che ricompare quale elemento naturale costitutivo sia come innesto, o integrale o frammentario, sia in libera trascrizione. Ciò spiega come in questi componimenti, ridotto al minimo il gioco polifonico, tutto l'interesse converga sul "cantus", che è il vero e solo elemento melodico genuino al quale tutte le altre parti sottostanno nell'ordinamento ritmico, omofonicamente, a commento armonico. In tal modo le canzoni appaiono nella loro grazia naturale quale viva espressione della voce del popolo. Questa scrittura polivoca, semplice e dai lineamenti simmetrici, eserciterà una azione chiarificatrice sul contrappuntismo, spesso artificioso, della musica dotta contribuendo così a formare quello stile proprio del periodo aureo del madrigale che, secondo il Giustiniani, "consisteva in una nuova aria et grata all'orecchie, con alcune fughe facili e senza straordinario artificio".
Delle venti villotte dell'A. (dette anche "Bergamasche", "Venetiane", "Napolitane", a seconda delle parole dialettali o semi-dialettali usate nel testo) comprese nel primo libro, dove compaiono anche una "Todesca" di Girardo da Panico e quattro madrigali rispettivamente di Giovanni Francesco Caldarino, di un P. H. non meglio identificato - il Vatielli fa il nome di Pietro de Hostia -, di Bartolomeo Spontone e di Vincenzo Ruffo, meritano di essere segnalate la prima, Al dì dolce ben mio, notevole per una "Gagliarda" a carattere strumentale, di cui esiste anche un'intavolatura per liuto di un anonimo cinquecentesco pubblicata da O. Chilesotti nel 1890; la terza, E d'una viduella, che si trova identica nel testo e molto simile nella musica nel Primo libro delle Villotte di Alvise Castellino (Venezia 1541); la quarta, Prima hora della notte, assai di moda a quell'epoca, interessante per l'innesto nella seconda parte di un'altra canzone, O Turisan che cant' in turisella;la sesta Da l'horto se ne vien la vilanella,una delle più importanti, formata anch'essa dall'unione di due canzoni risalenti al '400 e di cui la seconda, Torèla mo' vilano, più antica, era stata elaborata polifonicamente da Ph. Verdelot; la nona, Chi passa per 'sta strada, fra le più belle e più note del '500, cui esistono molte trascrizioni strumentali, una delle quali per liuto di Giacomo Gorzanis, riprodotta dal Chilesotti nell'Encyclopédie de la Musique di A. Lavignac (I.ère partie, II, Paris 1921, p. 656); la quindicesima, Ti parti cuor mio, che in forma identica, ma a tre voci, si trova inclusa nel famoso Cicalamento delle donne al bucato di A. Striggio (1569); la ventesima, Poi che volse de la mia stella, che s'incontra già nel terzo libro delle Frottole Petrucciane (1504) sotto il nome di Bartolomeo Tromboncino. Nel secondo libro figurano otto composizioni dell'A. - insieme con altre di altri autori -, e sono notevoli la terza, Mille gentil salute, inserita già, sebbene con notevoli varianti, nel primo libro delle villotte del Castellino; la quarta, Girometta, senza te, che non solo fu una delle più popolari di quel tempo tanto da essere anche "ridutta a ragione di musica con tromboni, cornetti et cornamuse de sonatori eccellentissimi alla ringhiera del Palazzo maggiore... con soddisfazione grandissima del popolo ascoltante" (Ciro Spontone nel dialogo Il Bottrigaro),ma ispirò anche molti maestri di musiche strumentali del '600, fra i quali G. Frescobaldi; la settima, Bona via faccia barca,nella cui seconda parte è innestata la nota canzone La Vilanella, già apparsa con varianti nel primo libro, e che è un tipico esempio del procedimento usato dai maestri del '500 per incastonare nelle composizioni la canzone popolare.
Del terzo libro contenente dodici componimenti, cinque di altri musicisti, sette dell'A., il più interessante è l'ultimo, E me levai d'una bella mattina,che è una trascrizione a otto voci dell'omonima canzone a quattro che si trova nel primo libro. Una ristampa moderna del primo e del secondo libro è stata curata da G. Vecchi (Bologna 1953), mentre F. Vatielli curò l'edizione di tredici villotte tratte dal primo libro (Bologna 1921).
Bibl.: G. Gaspari, Musicisti bolognesi del XVI secolo, Imola 1975, pp. 14 ss.; O. Chilesotti, Da un codice Lauten-Buch del cinquecento. Trascriz. in notaz. moderna di O. C., Lipsia 1890, p. 38 n. 35; V. Giustiniani, Discorso sopra la musica de' suoi tempi (1628),in A. Solerti, Le origini del melodramma, Torino 1903, p. 106; F. Vatielli, prefaz. a Villotte del fiore, Bologna 1921; Id., Canzonieri musicali del cinquecento,in Arte e vita musicale a Bologna,Bologna 1927, pp. 43 ss.; A. Einstein, The Italian madrigal,Princeton N. Y. 1949, I, pp. 348, 351, 375, 380; II, p. 750; A. Calcaterra, Poesie e canto, Bologna 1951, pp. 16 s., 137; F. A., Il secondo libro de villotte del fiore alla padovana (1559), a cura di G. Vecchi, Bologna 1953, pp. 5 ss. (prefazione); R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, p. 252; Diz. Ricordi della musica e dei musicisti, Milano 1959, p. 78.