BREME, Filippo Arborio Gattinara conte di Sartirana dei marchesi di
Primogenito del marchese di Breme Ludovico Giuseppe e di Marianna Dal Pozzo dei principi della Cisterna, nacque a Torino il 1º nov. 1776. Fu paggio del re e ufficiale nei dragoni "Chiablese", pnma di raggiungere a Vienna il padre, che vi era ambasciatore. Nella capitale austriaca completò gli studi. Durante il periodo napoleonico, aggregato il feudo di famiglia alla Lombardia, divenne suddito del Regno d'Italia. Nel 1806, nello stesso anno in cui suo padre divenne ministro dell'Interno, fu nominato da Napoleone barone e ciambellano, e prestò servizio presso la corte di Milano, dove esercitò anche le funzioni di ufficiale di ordinanza del viceré Eugenio Beauharnais. Il 14 giugno 1809 partecipò alla battaglia sul fiume Raab, affluente del Danubio, tra l'armata d'Italia comandata dal viceré Eugenio e l'esercito austriaco comandato dall'arciduca Giovanni d'Austria, e fu ferito.
Caduto l'imperatore dei Francesi e crollato il Regno d'Italia, le terre dei marchesi di Breme tornarono a incorporarsi nel territorio soggetto alla sovranità dei re sabaudi. Il B., per conseguenza, ridivenne suddito sardo. L'esempio paterno gli indicò la carriera da seguire: entrato nella diplomazia, il 1º giugno 1816 fu inviato, con la carica di ministro plenipotenziario, a Monaco di Baviera, dove, dal novembre 1816 al settembre 1817 e poi dal dicembre 1817 al novembre 1819, ebbe alle sue dipendenze, in qualità di facente funzioni di incaricato di affari, il fratello più giovane Venceslao.
Nelle istruzioni il re si diceva persuaso che il B., grazie ai suoi "talens distingués" avrebbe trovato l'abilità necessaria nel "maniement" degli affari pubblici e nell'adempimento della sua missione presso una corte, dove i precedenti sovrani sardi "n'étaient pas en usage d'envoyer des Représentants". Dalle corrispondenze del suo inviato il re si attendeva non "un simple récit des grandes affaires", ma lo sforzo di penetrazione delle ragioni degli avvenimenti.
In realtà, fallito per l'atteggiamento dei governi di Roma e di Napoli il progetto di una lega tra il Piemonte e altri Stati nunori in Italia, lo scopo della missione B. (cfr. la sua relazione al re del 29 dic. 1816, pubblicata dal Bianchi) fu quello di favorire una intesa tra Piemonte e Baviera in funzione antiaustriaca dal momento che questi due Stati - come egli scriveva - "dovevano necessariamente cercare il medesimo appoggio, alzar su delle comuni basi l'edifizio della reciproca loro sicurezza, e contrarre i legami di una amicizia fondata sopra identici interessi e identiche speranze". Benché il B. avesse perseguito quel "disegno tanto prudente quanto luminoso" con convinzione e con entusiasmo, tuttavia la lotta delle due fazioni accanite a disputarsi "il maneggio degli affari" in Baviera si risolse a favore di quella favorevole agli interessi della corte di Vienna.
"La Baviera diventerà una provincia austriaca - scriveva - per l'ardore con cui la si vedrà adottare le massime ed isposare gl'interessi del gabinetto di Vienna".
Nei suoi rapporti da Monaco il B. descrisse con acume la politica estera del piccolo Stato, ma anche l'amministrazione interna, la situazione militare, nonché le qualità e gli atteggiamenti dei membri della casa reale e delle personalità politiche più influenti (per es. l'atteggiamento del re nei confronti delle negoziazioni di mons. Haffelin, ministro di Baviera presso la Santa Sede, con quest'ultima: dispaccio del 1º apr. 1818, e il grande malcontento generato in Baviera dalla elevazione alla porpora cardinalizia dello stesso Haffelin "veduta da tutti i partiti con l'occhio della disapprovazione maggiore": dispaccio del 17 maggio 1818).
La morte troncò inaspettatamente la carriera del Breme. Era a Torino in congedo, quando, il 25 ott. 1819, mentre attraversava in carrozza il Ticino, nei pressi di Vigevano, per accorrere con il fratello Filiberto e un chirurgo al capezzale del padre infermo nel castello di Sartirana, fu travolto dalle acque del fiume in piena per le piogge autunnali.
"Chi non lo conobbe da vicino, non sa qual perdita abbiamo fatta, e come uomini e come cittadini" scrisse S. Pellico al fratello. Lo stesso prudente principe Carlo Alberto gli aveva riservato fiducia e amicizia: come principe - gli scriveva il 20 ag. 1817 - "j' aurais toujours beaucoup de personnes qui paraîtront mes amis, mais bien peu comme vous, mon cher Sartirana". E in altra, non datata, "l'amitié que je vous porte est et sera toujours aussi vive qu'avant que vous allassiez à Munich". Ed è singolare che proprio all'epoca di questa amicizia, e cioè quando il B. stava per iniziare la sua missione diplomatica, un rapporto inedito del Bubna (cit. da N. Nada nella sua recensione a A. Cutolo, Il duca di Brindisi, in Boll. stor.-bibl. subalpino, LIX [1961], p. 637)dell'11 giugno 1816presentava il B. "tout-à-fait dans les principes soidisants liberaux" e "en liaison intime avec tous ceux qui à Milan passent pour les héros de la secte", anche se "trop prudent pour s'ériger en coriphée des facteurs de l'indépendance et de la réunion de l'Italie dans un temps où des opinions émises dans ce sens pourraient le compromettre".
Aveva sposato, in prime nozze, Mariann Carlotta Signoris Buronzo, e in seconde nozze Marianna dei conti Hallot des Hayes. Lasciò un figlio di nome Ferdinando e tre figlie: Marianna, andata sposa nel '20 al marchese Carlo Emanuele Ferrero di La Marmora, poi principe di Masserano; Luisa, che sposò in prime nozze il marchese Alessandro Doria di Ciriè e in seconde nozze Carlo Giuseppe di San Martino d'Aglié detto il conte di Valprato, ed Ernestina Teresa, che divenne moglie del conte Adolfo Frichignono di Castellengo. Il B. si era acquistata anche fama di mecenate delle arti belle. Amante della pittura, aveva dipinto ed inciso con una certa bravura ritratti di persone (ammirato quello dello zio principe della Cisterna) e "altri soggetti di storia".
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Sezione I, Lettere Ministri in generale. Personale diplomatico e consolare (1814-1859); Ibid., Istruzioni agli agenti del re all'estero,mazzo 1º, f. 23: Istruzioni regie al conte F. A. di Sartirana B. per la sua missione presso la corte di Baviera (30 maggio 1816); Ibid., Lettere del ministero Esteri di Baviera all'inviato sardo, mazzo 2º da ordinare: Notes du ministère bavarois adressées au c.te Brême de Sartirana du 30 juillet 1816 au 18 août1820; Ibid., Archivio Alfieri, mazzo 41, fasc. 12 (1816-17); G. De Gregory, Istoria della vercellese letteratura ed arti, parte IV, Torino 1824, pp. 356 s.; N. Bianchi, Storia della diplomazia europea in Italia dall'anno 1814 all'anno 1861, I, Torino 1865, pp. 238-240, 302 s.; F. Vigliada, Ferdinando Arborio Gattinara. Cenni biógrafici Firenze 1869, pp. 8 s., 29 s. (due lettere di Carlo Alberto al B.); I. Rinieri, Della vita e delle opere di Silvio Pellico, Torino 1898, I, pp. 361-365; M. Degli Alberti, La politica estera del Piemonte sotto Carlo Alberto, I, Torino 1914, p. 25; L. di Breme Lettere, a cura di P. Camporesi, Torino 1966, adIndicem.