AMADEI, Filippo
Compositore e violoncellista, nato a Roma nella seconda metà del XVII secolo. L'A. è da identificare con Filippo Amadio, che, secondo il Gerber, era giudicato intorno al 1720 "violoncellista di grande arte" in Europa, e con il compositore Filippo Mattei, detto Pippo. Il cognome Mattei - erratamente interpretato e notificato da J. Mattheson nella sua Critica Musica (Hamburg 1722) - ha fatto ritenere per lungo tempo che esistessero due musicisti distinti, mentre, in realtà, si tratta di uno solo.
Una delle sue prime composizioni conosciute è l'oratorio Amans delusus, del 1699, da cantarsi nell'oratorio dell'Arciconfraternita del SS. Crocifisso nella chiesa di S. Marcello in Roma il venerdì dopo la quinta domenica di quaresima (domenica di Passione), come risulta dal libretto stampato a Roma da Giovan Francesco Buagni. L'A. fece parte, nella classe dei violoncellisti, della "Società del Centesimo", creata in seno alla Congregazione di S. Cecilia e figura anche come trombettiere nel 1702 fra i musici di Campidoglio. Valente musicista e didatta, in quest'ultima qualità l'A. fu al servizio del cardinale Pietro Ottoboni, già dall'epoca indicata dal Crescimbeni nei suoi Commentari intorno alla storia della volgar poesia (I, Roma 1702, p.241), e poi più precisamente tra il 1708 e il 1718, quando anche l'architetto Filippo Juvara, prima di trasferirsi a Torino, lavorava per quel cardinale, creando le scene del suo teatrino. Autore degli oratori L'Abelle (1708, palazzo della Cancelleria) e Santa Cassilda (1711, oratorio della Chiesa Nuova, Roma), l'A. scrisse nel 1711, probabilmente in casa del cardinale Ottoboni, l'opera Teodosio il Giovane, rappresentata appunto in quel teatrino e il cui libretto, recante dodici incisioni di Filippo Juvara, fu edito nel 1712 in Roma da A. De Rossi. Recatosi a Londra, forse nel 1718, dal febbraio 1719 esegui dapprima concerti unitamente al violinista Giovanni Stefano Carbonelli, con il quale poi fece parte, come violoncellista, nel 1720, dell'orchestra della Royal Academy of Music, fondata da G. F. Haendel per la rappresentazione di opere italiane con artisti italiani. Il 1° febbr. 1721 fu eseguita al teatro dell'Accademia, al Haymarket, l'opera satirica Arsace, musicata da G. M. Orlandini, con adattamento e nuove arie aggiunte dell'Arnadei.
In quest'opera il cui libretto era stato rifatto e adattato da Paolo Rolli per l'Accademia dall'originale di A. M. Salvi Amore e Maestà, o sia l'Arsace, musicato da Michelangelo Gasparini ed eseguito la prima volta nel 1715 alla villa di Pratolino, l'eroe del titolo doveva raffigurare il conte di Essex e Statira, regina di Persia, la regina Elisabetta.
Il Mattheson tradusse l'Arsace,che venne rappresentato ad Amburgo nel 1722 con il titolo Der ehrsüchtige Arsaces.
L'A. collaborò anche alla composizione del primo atto dell'opera Muzio Scevola, scritta dal Rolli espressamente per il teatro dell'Accademia allo scopo di sedare la rivalità - parteggiata dall'aristocrazia e dal pubblico - sorta fra Giovanni Bononcini e Haendel, che a loro volta ne composero il secondo e terzo atto. L'opera fu rappresentata al Haymarket il 15 apr. 1721, ma senza l'esito desiderato, e due anm più tardi fu replicata ad Amburgo. Nel 1723 l'A. viveva ancora a Londra, come appare da un elenco di abbonati a una grammatica italiana pubblicata dal librettista Angelo M. Cori. Dopo questa data non si hanno altre notizie dell'A., e s'ignorano l'anno e il luogo della sua morte.
Tuttavia, nell'ultimo verso dell'epitaffio satirico - e sconcio - che gli fece il Rolli, è detto che egli "cadde immaturo"; secondo l'Amati, probabilmente a Roma.
Stimato come violoncellista singolare e compositore melodioso, ma poco profondo, si ricordanò dell'A., oltre le opere sopra citate, La pace per la nascita del Redentore, cantata, Roma 1701, le arie manoscritte Pastorella sventurata, per il soprano con Bc. (Cambridge, Fitzwilliam Museum), Il pensiero, quest'ultima in Cantate musicali di diversi Autori. Parole dell'Ecc.mo D. Antonio Ottoboni... Unite in Roma... 1709... 1710 (Londra, Bntish Museum. Segnata: F.[ilippo] A.[madei] 1709, forse autografa) e un bellissimo Adagio, quasi certamente scritto per violoncello, assai elogiato da B. Romberg.
Bibl.: O. Amati, Bibliografia romana. Notizie della vita e delle opere degli scrittori romani dal secolo XI fino ai nostri giorni, Roma 1880, p. 9; S. Fassini, Il melodramma italiano a Londra nella prima metà del Settecento, Torino 1914, pp. 54,124; A. Cametti, La Società del Centesimo presso la Congregazione di S. Cecilia (1688), s.n.t., p. 5; Id., I musici di Campidoglio..., Roma 1925, pp. 38, 42; A. Rava, Il teatro Ottoboni nel palazzo della Cancelleria, Roma 1942, p. 3; A. Della Corte, Satire e grotteschi di musiche e di musicisti d'ogni tempo, Torino 1946, pp. 351 s.; A. Hughes-Hughes Catalogue of manuscript music in the British Museum, II, London 1908, p. 508; E. L. Gerber, Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, I, Leipzig 1812, coll. 83 s.; H. Mendel, A. Reismann, Musikalisches Conversations-Lexikon, I, Berlin 1881, p. 189; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, p. 122; VI, p. 380; X, p. 44 s; G. Grove, Dia. of Music and Musicians, I, London 1954, pp. 130, 806; Enciclopedia dello Spettacolo, I, coll. 446 s.