PETITI, Filiberto
Pittore, nato a Torino il 14 novembre 1845, morto a Roma il 27 luglio 1924. Imparò a dipingere nella sua città natale alla scuola del Cerutti, ma i suoi veri maestri e ispiratori furono Carlo Piacenza e Angelo Beccaria. Per lungo tempo non poté dedicarsi completamente alla sua arte, essendosi avviato alla carriera amministrativa per volontà dei genitori. A Firenze conobbe e frequentò i macchiaioli, ma non si lasciò conquistare dalla loro tendenza troppo lontana dal suo spirito. Anche l'influenza personale di Telemaco Signorini, che fu tuttavia la più notevole, si limitò ai temi dei suoi quadri, che il P. imparò a restringere alla più semplice verità. Fu soprattutto pittore di paesaggi, ottimamente disegnati e solidamente costruiti, coloriti con sobrietà e con gusto fine, spesso con larghezza di pennellata, sempre con ricchezza di sentimento e di poesia. Esordì nel 1894 con La quiete, esposta alla Promotrice fiorentina e ora nel Museo civico di Torino insieme con Maremma e Quiete minacciata. Da allora fu assiduo alle esposizioni di Firenze, ma inviò spesso opere sue a Milano, a Roma, a Torino, alle internazionali di Venezia. L'ex-imperatore di Germania Guglielmo II acquistò Boschi di Marino, che è forse il suo lavoro migliore. Bene rappresentato in numerose collezioni private italiane e straniere.
Bibl.: M. Labò, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVI, Lipsia 1932 (con bibl.); A. M. Comanducci, I pittori italiani dell'Ottocento, Milano 1934, pp. 525-26.