FILIBERTO II, duca di Savoia
Figlio primogenito del duca Filippo II e di Margherita di Borbone, nacque a Pont-d'Ain (dipartimento dell'Ain) nel 1480 e fu a lungo allevato presso la corte di Carlo VIII, re di Francia.
Suo padre Filippo II di Bresse, fratello del duca Amedeo IX, era succeduto alla guida del ducato dopo la morte del nipote di questo, Carlo Giovanni Amedeo, figlio del duca Carlo I, deceduto in tenera età nel 1496.Filippo II, che regnò per un breve periodo dall'aprile 1496 al novembre 1497, impresse al suo regno una costante linea di autonomia dalle ingerenze francesi: fra le diverse iniziative diplomatiche egli acconsentì al matrimonio del figlio F. con Iolanda Ludovica, figlia del defunto duca Carlo I e di Bianca di Monferrato. Il contratto, stipulato il 12 marzo 1496, prevedeva una dote di 100 ducati d'oro e ogni ragione spettante alla sposa sul marchesato di Monferrato. Il grado di consanguineità fra i due (F. era infatti cugino di primo grado del padre della sposa) richiedeva la dispensa papale, che fu ottenuta, dopo un'indagine svolta dal vescovo di Losanna, il 22 maggio 1496; due mesi più tardi, il 20 luglio, il matrimonio venne infine celebrato.
Già nel testamento del padre, redatto il 26 giugno 1482, F. era stato nominato erede universale di terre, località e castelli della Savoia ed in generale di tutti i luoghi al di là del fiume Ain; una volta divenuto duca, Filippo II lo investì, il 12 giugno 1497, di ogni diritto pertinente al Ducato, che egli ereditò dopo la morte del padre, avvenuta a Chambéry il 7 nov. 1497.
F., soprannominato dai contemporanei il Bello per la particolare delicatezza dei lineamenti, dimostrò un carattere debole e incerto che non gli permise di intervenire seriamente negli affari del Ducato: al pari di suo cugino, il duca Filiberto I, egli preferiva infatti la caccia ed i divertimenti alle faccende di governo. Scelse come sua residenza abituale il Piemonte, riuscendo a resistere alle lusinghe ed ai cospicui doni offertigli dal re di Francia nel tentativo di riprendere il controllo sullo Stato sabaudo.
Nei primi tempi egli riuscì a tenere fede all'orientamento suggerito dal padre, improntato ad un riavvicinamento del Ducato agli Stati italiani, appoggiato in questo dalla suocera Bianca di Monferrato; ma nonostante queste premesse non assunse mai concretamente la direzione del governo. La guida di quest'ultimo fu infatti virtualmente esercitata, nel corso dei primi anni del ducato di F., dal fratellastro Renato, ricordato come il Gran Bastardo, che, più anziano di lui di dodici anni, era stato legittimato dal padre di F. con la concessione della contea di Villars e di altre importanti terre. Renato esercitò una politica di riavvicinamento alla Francia, dove il re Luigi XII era intenzionato ad attaccare il duca di Milano, Ludovico il Moro, al fine di insediarsi in Lombardia. Per ottenere l'appoggio del duca di Savoia, nel 1499 Luigi XII allettò F. con notevoli concessioni pecuniarie che indussero il duca, sempre assillato dalla cronica penuria di denaro nelle casse statali, ad appoggiare l'intervento militare francese. Il suo solenne ingresso in Milano, il 3 ott. 1499, al fianco di Luigi XII, confermò questa alleanza franco-sabauda che rischiava di trasformare l'intero ducato in una provincia francese, proprio come il padre di F. aveva temuto.
Sempre nel 1499 era morta, giovanissima, la moglie di F.; per equilibrare la preponderanza francese egli sposò in seconde nozze la figlia di Massimiliano I d'Asburgo, Margherita, già promessa sposa del re di Francia Carlo VIII. Il matrimonio, celebrato nel 1501, comportò la fine della supremazia politica di Renato di Villars; la duchessa Margherita, infatti, non accettava il suo strapotere e la negativa influenza da questo esercitata sul duca e chiese al padre di delegittimarlo e di farlo condannare a morte con l'accusa di ribellione.
Il matrimonio con Margherita ed il ruolo di primo piano che ella assunse fecero cambiare rotta anche alla politica estera del ducato. F. infatti, da questo momento, si avvicinò sempre più all'Impero, ricevendo come compenso dall'imperatore Massimiliano, nel 1503, la giurisdizione temporale sui vescovati di Lione, di Losanna, di Ginevra, d'Aosta, di Torino, della Maurienne, di Tarantasia, di Vercelli e di Mondovì. Questa seconda fase del governo di F. ci offre una documentazione troppo scarsa per poterne ricostruire le vicende, se non a grandi linee. La corte ducale rimase a Torino, dove il duca e la duchessa avevano fatto un solenne ingresso, tra festeggiamenti ed onori, fin dal 1504; in seguito i duchi si trasferirono al di là delle Alpi nel castello di Pont-d'Ain, per salvaguardarsi da una forte epidemia di peste che aveva colpito il Piemonte. Mentre F. soggiornava nel castello dove era nato, fu colpito da attacchi di febbre che lo portarono alla morte, avvenuta il 10 sett. 1504.
Vennero per lui celebrate solenni esequie: il suo corpo fu esposto nella cappella del castello fra più di duecentocinquanta torce. Si cantarono salteri e si celebrarono centinaia di messe in suffragio della sua anima fino al giorno della sepoltura, avvenuta il 15 settembre nella chiesa di S. Pietro di Bourg-en-Bresse. Suo successore fu il fratello, Carlo II, detto il Buono.
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