Vedi FILE dell'anno: 1960 - 1994
FILE (Φίλαι, Philae)
Isola del Nilo al confine con la Nubia, e luogo considerato particolarmente santo nell'antichità. Iside, la dea del posto, vi fu venerata fino all'età di Diocleziano. Originariamente l'isola era nubiana e certo Iside ha sostituito una divinità barbarica, che continuò ad essere venerata dagli Etiopi sotto il nuovo nome. L'attribuzione ufficiale del santo territorio agli dèi egiziani sembra che sia avvenuta sotto Nectanebo, che è il primo sovrano di cui si abbiano sul posto monumenti datati. Egli costruì un tempio, che deve essere crollato poco dopo, e di cui si mantiene solo il dispositivo di accesso: un portico che dà adito a un portale originariamente praticato nel muro di mattoni del tèmenos, e oggi inquadrato nel pilone del tempio tolemaico edificato da Filadelfo ed Evergete in onore di Iside ed Harpokrates. La decorazione ne fu compiuta solo sotto Epifane e Filometore. Gli altri templi della parte meridionale dell'isola (e cioè la cappella di Asklepios, di Harsnuphis, di Mandulis - un dio nubiano, il cui sacrario edificò un re nubiano - e il mammisi) si scalano nella seconda parte dell'epoca tolemaica; il complesso dei vari edifici fu sotto Augusto, o immediatamente prima, riunito in un tutto unico da una vasta colonnata (rimasta incompiuta) a due ali non parallele che dal chiosco di Nectanebo arriva fino al primo pilone del tempio di Iside. L'insieme ha una pianta assai mossa e scenograficamente variata, anche per la diversa altimetria dei singoli edifici. Il tempio di Iside, che fra tutti è il più importante, presenta varie caratteristiche che lo differenziano da edifici consimili. Il primo pilone introduce in un cortile, un lato del quale è limitato da un fianco del mammisi mentre l'altro è costituito da una colonnata. Poiché il secondo pilone non è sull'asse del primo, la corte risulta trapezoidale anziché quadrata. Il secondo pilone introduceva originariamente in un ambiente che riunisce le caratteristiche di una corte e di una sala ipostila: è un vano con dieci colonne distribuite su tre file (quattro in quelle di fondo, mentre la prima ne ha solo due ai due estremi). La zona centrale resta così priva di tetto (anche se una tenda poteva talvolta esservi tesa) e tutto attorno v'è una parte coperta, separata originariamente dal cortile per mezzo di schermi costruiti negli intercolumni, che furono poi sostituiti da veri e propri muri. L'insieme risulta perciò più corto che negli altri templi tolemaici. Il mammisi consta di una cella tripartita circondata da un portico le cui colonne sono riunite in basso da una cortina in pietra, con rilievi, e portano dadi hathorici su capitelli floreali, con sfarzo decorativo. La colonnata cessa nella parte anteriore, dove è sostituita da muri che formano una camera d'ingresso il cui tetto è sostenuto da quattro colonne, due delle quali in facciata.
Nella parte occidentale dell'isola sorgono i resti di un tempio tolemaico a Ḥatḥor e il celebre "chiosco di Traiano". Incompiuto, esso si presenta come un colonnato quadrilatero scoperto, con colonne riunite in basso da cortine di pietra, che in gran parte non sono state decorate. Il dado che sormonta il capitello floreale doveva, nell'intenzione dell'architetto, assumere l'aspetto di un capitello hathorico, cosi come nel chiosco di Nectanebo e nel mammisi. L'eleganza delle proporzioni, la semplicità della struttura sono in parte accentuate dal fatto che l'edificio non è finito: cosicché c'è più luce e più semplicità decorativa. Ma resta comunque questa una testimonianza della qualità del gusto e della capacità architettonica egiziana anche in epoca romana.
È noto che attualmente l'isola è per lunga parte dell'anno sommersa per il rialzarsi delle acque a monte della diga di Assuan e che i suoi monumenti sono perciò destinati a un rapido deterioramento.
Bibl.: H. G. Lyons, A Report on the Temples of Philae, Il Cairo 1908; H. Junker, Der grosse Pylon des Tempels der Isis in Philä, Vienna 1958.