file sharing
<fàil šèëriṅ> locuz. sost. ingl., usata in it. al masch. – Pratica di condivisione di file all’interno di una rete che connette diversi host o terminali; si fonda sulla combinazione del modello di connessione paritaria punto/punto di tipo peer to peer (v.) e sulla capacità di aggregare intorno al sistema di condivisione una comunità di utenti che mettono reciprocamente a disposizione i propri file. Il fenomeno si è diffuso su larga scala alla fine degli anni Novanta del 20° sec., spinto da un impetuoso sviluppo incentrato sulla condivisione, principalmente da parte dei giovani, di file musicali e, successivamente, anche audiovisivi. Convenzionalmente, si fa risalire la dirompente crescita di questo fenomeno alla creazione, nel 1999, del software Napster, un sistema che consentiva agli utenti di scambiare file musicali in maniera semplice, veloce e gratuita. Nel 2001, in seguito alle battaglie legali sostenute dalle case discografiche e dalle associazioni dell’industria musicale, Napster è stato costretto a chiudere, per poi riaprire negli anni successivi come sistema di acquisto di file e di ascolto, ma non di condivisione gratuita. L’industria dei contenuti vedeva nel f. s. una violazione dei diritti di proprietà intellettuale e al tempo stesso una minaccia concreta nei confronti dei propri modelli di business. La pratica sociale dello scambio di file è però sopravvissuta e si è anzi evoluta in sistemi di condivisione basati su reti peer to peer pure, ossia decentralizzate: grazie a questi sistemi (per es. Gnutella, Kazaa, Emule, BitTorrent, ecc.), il trasferimento dei dati risulta più efficiente in fase sia di upload sia di download. La mancanza di server centrali, inoltre, rende le reti meno esposte al controllo e all’individuazione di eventuali violazioni legali. La condivisione dei file in modalità peer to peer è ormai una pratica diffusa in tutto il mondo ed è stata indubbiamente una delle modalità d’uso che hanno favorito la crescita delle connessioni a banda larga. Al di là delle vicende giudiziarie spesso associate, tale fenomeno ha dimostrato la capacità di intercettare i bisogni degli utenti e ha spinto interi settori dell’industria culturale a innovare i propri modelli di produzione e distribuzione dei contenuti.