INSOLERA, Filadelfo
Nacque, primo di cinque fratelli, a Lentini il 29 febbr. 1880 da Rosario e Carmela Greco. Ben presto, per assecondare le notevoli attitudini allo studio del figlio, la famiglia si trasferì nella vicina Catania dove il giovane I. frequentò l'istituto tecnico (sezione fisico-matematica) con ottimi risultati. Si iscrisse quindi a matematica pura presso l'Università di Roma dove fu allievo di G. Castelnuovo e V. Volterra e si laureò nel 1902. Presso la stessa Università fu assistente di T. Bagni, dal quale trasse l'interesse per la scienza attuariale, campo in cui profuse maggiormente il suo impegno di studioso. Nel 1914 vinse, per concorso, la cattedra di matematica finanziaria appena istituita a Torino presso l'istituto superiore di scienze economiche e commerciali che lo ebbe direttore dal 1927 al 1929. Nel 1950, collocato fuori ruolo, ritornò a Roma.
L'I. morì improvvisamente a Milano il 1° ott. 1955 mentre presiedeva la commissione di esami per l'abilitazione tecnica presso l'istituto S. Carlo.
Dopo aver fondato nel 1919, insieme con S. Ortu-Carboni, il Giornale di matematica finanziaria - che diresse fino alla morte -, nel 1928 l'I. fondò l'Istituto italiano degli attuari. Fu presidente del congresso nazionale di scienza delle assicurazioni nel 1928 e nel 1948 e membro attivo, prodigo di contributi scientifici, di numerosi istituti italiani e stranieri.
Gli interessi dell'I. furono rivolti inizialmente a problematiche di carattere matematico generale, ma ben presto si orientarono verso la scienza attuariale. Molti suoi contributi riguardarono i problemi delle assicurazioni sociali, specie dopo il primo conflitto mondiale.
Primo contributo originale alla scienza finanziaria e attuariale furono gli Elementi di matematica finanziaria ed attuariale (Torino 1916). Come egli stesso afferma nella prefazione, in quel tempo la matematica finanziaria aveva una bibliografia "ben magra", diretta essenzialmente ai problemi concreti del conto corrente nei testi di computisteria, mentre qualcosa di più e di meglio era stato fatto per quanto riguardava i problemi attuariali. L'I., per primo, riunì in un solo corpo matematica finanziaria e attuariale, avendo la prima, quale suo elemento fondamentale, l'interesse, e la seconda l'interesse e la probabilità. Introdusse per la prima volta i simboli, oggi universalmente adottati, che esprimono rispettivamente, nella teoria delle rendite, il termine di ammortamento e quello di costituzione del capitale unitario: simboli che, di là dall'aspetto formale, consentono di evidenziare con semplicità alcune relazioni tra gli stessi termini. L'I. fu, pertanto, tra i pochi pionieri della scienza finanziaria-attuariale in Italia. La sua opera fu guidata dalla originale concezione secondo cui agli elementi finanziari devono corrispondere quelli vitalizi. Essa fu presentata in forma organica nel suo Corso di matematica finanziaria (ibid. 1923) e formalizzata definitivamente nel lavoro più importante che è il Trattato di scienza attuariale, suddiviso in tre tomi: Teorica della sopravvivenza (ibid. 1947); Teorica della capitalizzazione (ibid. 1949); Teorica dell'ammortamento (ibid. 1950). A base della sua Teorica della capitalizzazione introdusse due postulati: "I) Ogni determinata operazione di capitalizzazione produce reddito, vario da mercato a mercato e rappresentabile mediante una funzione integrabile del tempo, entro un intervallo definito dai limiti di efficienza dell'operazione stessa. II) Il principio genetico del reddito è proprietà invariantiva per tutte le operazioni di capitalizzazione" (p. 24). Tali postulati, oltre che affermare la continuità di ogni operazione di capitalizzazione, assumono la "forza di interesse" come elemento dottrinale primigenio, mentre danno al "montante" il ruolo di "risultato operativo", sia come concetto sia come quantità, della capitalizzazione, in virtù del "principio genetico del reddito da capitali". Tutto ciò contro la più diffusa dottrina del tempo.
Contributi originali dell'I. sono, tra gli altri, la dimostrazione della scindibilità, sia per somma sia per prodotto, della capitalizzazione semplice, nonché il problema degli accumuli. Gli oltre 105 lavori dell'I. toccano a vasto raggio le principali questioni che allora riguardavano gli studi attuariali e finanziari. Fra questi si devono ricordare: La geometria delle operazioni di borsa, in Giorn. di matematica finanziaria, II (1920), 3-4, pp. 130 ss.; III (1921), pp. 49 ss.; Sui riflessi statistico-attuariali della invalidità sulla mortalità ordinaria. Atti dell'VIII Congresso degli attuari…, London… 1927, ibid., IX (1927), 2, p. 49; Nuovi fondamenti scientifici delle tavole di mortalità di assicurati e prime applicazioni biometriche ed attuariali, ibid., XIII (1931), p. 165; Sul tasso di mortalità, ibid., s. 3, VII (1949), p. 18; Sulle frequenze totali e composte in statistica, ibid., VIII (1950), p. 43; Sull'età estrema, ibid., XII (1954), p. 54.
È interessante notare che nel suo Corso di matematica finanziaria c'è un capitolo riguardante la tecnica delle operazioni bancarie che non fu ripreso nei trattati successivi. In esso si trovano, come nota G.A. Rossi, procedimenti di calcolo iterativi che a quell'epoca potevano apparire di difficile applicazione e quindi marginali, ma che oggi riacquistano vigore e grande utilità se applicati ai calcolatori elettronici.
Fonti e Bibl.: Necr.: C.E. Bonferroni et al., in Giorn. di matematica finanziaria, s. 4, I (1955), pp. 1-88; C.A. Dell'Agnola, Corrispondenza, ibid., s. 3, VII (1949), 1-2, p. 66; Id., Fra libri ed opuscoli, ibid., IX (1951), 3-4, p. 113; L. Martínez Velasco, Fra libri ed opuscoli, ibid., 1-2, p. 57; G.A. Rossi, In memoria di F. I. (in occasione della intitolazione all'I. del II istituto tecnico commerciale statale di Siracusa, 1984), in Informatica scuola e società. Atti del Convegno…, Siracusa 1991, p. 19.